di ALBERTO BRUZZONE
Se la guardiamo nell’ottica del ‘nostro’ territorio, ovvero quello che comprende il Golfo Paradiso, il Tigullio e i rispettivi entroterra, la ‘geografia’ del nuovo Consiglio Regionale della Liguria è una grandissima occasione di rilancio, perché è, anzitutto, una grandissima opportunità in termini di rappresentanza.
Tra maggioranza e opposizione, il territorio del Levante genovese è stato capace di portare ben cinque eletti, che potrebbero anche diventare sei con le nomine degli assessori all’interno della nuova Giunta Regionale e le conseguenti surroghe per i primi dei non eletti.
Ricapitolando, nell’aula di via Fieschi siederanno: Claudio Muzio (Forza Italia), Sandro Garibaldi (Lega), Domenico Cianci (Lista Toti) tra i banchi della maggioranza; Fabio Tosi (Movimento 5 Stelle), Luca Garibaldi (Partito Democratico) tra quelli della minoranza.
Più che probabile anche l’ingresso, sempre in maggioranza, di Giovanni Boitano, primo dei non eletti all’interno della lista Cambiamo con Toti, ma in odore di ‘ripescaggio’ considerando che quasi certamente la prima classificata Ilaria Cavo sarà confermata in veste di assessore. In più, se dentro questa lista genovese di Cambiamo dovessero uscire altri due assessori, potrebbe toccare pure a Franca Garbarino, anche se questo scenario pare nettamente più improbabile.
Andando a vedere i territori e in attesa delle nomine di Giunta, per ora i cinque sicuri arrivano da Rapallo (Cianci e Tosi), da Chiavari (i due Garibaldi) e da Casarza (Muzio). Considerando che il numero totale dei consiglieri regionali è di trenta unità (fanno trentuno con il presidente Giovanni Toti), questo significa che il Levante è rappresentato per un sesto e, con la surroga di Boitano, potrebbe finir rappresentato per un quinto del totale.
Si tratta di un risultato straordinario che va a premiare non solo la composizione delle liste, ma anche il lavoro svolto dai vari candidati in campagna elettorale. E, soprattutto, si tratta di un risultato che dimostra e conferma la tendenza di quelle tornate elettorali nelle quali il cittadino è chiamato ad esprimere la preferenza: non contano i partiti, le liste o le sigle, ma si vota per le persone che si conoscono, si sceglie di essere rappresentati da esponenti con i quali, nella maggior parte dei casi, si ha un rapporto diretto o, comunque, di conoscenza anche relativa.
È una batosta, invece, per i candidati imposti dalle segreterie, per i catapultati, per chi non ha mai ‘praticato’ un determinato territorio. Ora, quindi, c’è da sperare che la conoscenza territoriale degli eletti – ed è indubbia nel caso degli uscenti Luca Garibaldi, Fabio Tosi e Claudio Muzio, ma anche dei ‘nuovi’ Sandro Garibaldi e Domenico Cianci, per non parlare del ‘veterano’ Giovanni Boitano – possa avere un ritorno concreto, in termini di crescita e di maggior attenzione per il Levante genovese. Per molti, troppi anni, questa zona è stata considerata come la ‘periferia dell’impero’: due esempi su tutti, tra quelli sempre portati da ‘Piazza Levante’, sono la chiusura del Tribunale di Chiavari e il depotenziamento dell’Asl 4, conseguenze piuttosto evidenti di un’amministrazione ‘Genovacentrica’.
Ora, invece, non si potrà far a meno di ascoltare questa forza levantina, al punto che si è già iniziato a parlare di un assessore proveniente proprio dal Levante, all’interno della Giunta Toti, opzione che non era stata presa in considerazione cinque anni fa.
Le elezioni di domenica e lunedì scorsi hanno aperto uno scenario decisamente nuovo, e varato nuovi equilibri all’interno di tutto il territorio della provincia di Genova. E, su questo tema, a essere penalizzato pare proprio il Comune di Genova.
Se è vero che il Levante ha fatto il pieno, il Ponente, al contrario, ha fatto… il vuoto: basti pensare che, all’interno delle opposizioni, non c’è un solo rappresentante del Ponente cittadino, una zona che comprende delegazioni popolatissime come Pegli, Pra’ e Voltri, oltre un terzo del territorio della ‘grande Genova’ che non ha un eletto in Consiglio Regionale.
I primi sono la ricercatrice universitaria Selena Candia (Lista Sansa), che vive a Sestri Ponente, l’ex sindacalista Gianni Pastorino (Linea Condivisa, al secondo mandato), pure lui della zona di Sestri Ponente; il consigliere uscente del Pd, Pippo Rossetti, che ha lo ‘zoccolo duro’ nella Valpolcevera.
Per la maggioranza, invece, ecco Stefano Balleari, Alessio Piana, Stefano Anzalone e Lilli Lauro, che orbitano tradizionalmente tra centro e levante della città. Come interpretare tutto questo? È evidente, assai evidente, lo scarso lavoro svolto sui territori cittadini in cinque anni: errore che ha inevitabilmente condannato un candidato come Giovanni Lunardon, che all’interno del Pd si presentava pure come consigliere regionale uscente, tra i primi della lista e dirigente del partito a livello ligure.
Chiaramente un’ampia riflessione tra i ‘Dem’ andrà fatta, perché appare sempre più evidente lo scollamento tra chi siede nelle segreterie e chi sta in mezzo alle persone. Come spiegare altrimenti gli oltre seimila consensi del sindaco di Sant’Olcese, Armando Sanna, gli oltre tremila della sindaco di Rossiglione, Katia Piccardo, che non ce l’ha fatta per un pelo, l’elezione del già sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano. Sono segnali che danno da pensare, anche perché c’è già da costruire la candidatura del prossimo sindaco di Genova, e non si potrà arrivare certo a soli trentacinque giorni dalle elezioni, come fatto in questa tornata con Ferruccio Sansa.
Sansa, a proposito: entra in Consiglio Regionale, con altri due eletti della sua lista, Roberto Centi e Selena Candia, il tutto mentre Gianni Pastorino di Linea Condivisa ha già rivolto un appello – peraltro condivisibile – a fare un’opposizione unitaria. Perché mai il centrodestra è stato così forte in Liguria, mai un presidente uscente aveva fatto un pieno del genere (Toti ha ottenuto con diciotto eletti il massimo che potesse ottenere), mai ci sono così tante macerie da portare via: il Movimento 5 Stelle, soprattutto, che esulta per la vittoria del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari ma passa da un oltre 30% a un modestissimo 7%.
Ci sarà da lavorare insomma. Ma, quel che è certo, è che questa bandiera issata dal Levante dovrà essere mantenuta, e difesa, ragionando non per sottrazione ma per addizione, nell’ottica delle enormi potenzialità di questo territorio. I cittadini hanno fatto la loro scelta. Ai loro rappresentanti, adesso, va il compito di ripagare la fiducia.
IL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE