di ALBERTO BRUZZONE
La filosofia non è mai stata così pop. È l’era dei divulgatori, ovvero quegli abili comunicatori che, diffondendo contenuti altamente culturali e spesso di elevato profilo, riescono a raggiungere migliaia e migliaia di persone, a coinvolgere e a interessare, perché sanno toccare le corde giuste e perché riescono a presentare in maniera semplice anche concetti difficili. Ce ne sono per le scienze, per la matematica, per il diritto, per le lettere e per la filosofia.
E qui uno dei talenti maggiormente riconosciuti è di origini venete, si chiama Eugenio Radin, ha 29 anni e la sua creatura social, il blog White Whale Cafe, ha 104mila followers su Instagram e ha reso questo ragazzo indubbiamente popolare e meritatamente stimato.
Radin, che è diplomato in violino al Conservatorio di Vicenza e laureato in Filosofia a Padova, ha saputo riunire in sé varie anime: lo studioso, il musicista, il pensatore, il narratore, lo storyteller, la ‘macchina’ da social. Il tutto con un risultato indubbiamente positivo e incoraggiante, oltre che promettente in prospettiva futura: perché il progetto White Whale Cafe veleggia e potrebbe diventare ancora più grande.
Radin ne parlerà nell’ambito del Festival Zueni organizzato dalla Società Economica di Chiavari per questo fine settimana: appuntamento, a ingresso libero, al Giardino dei Lettori di via Ravaschieri 15, sabato alle ore 18, a ingresso libero, come tutti gli altri eventi della rassegna (il programma completo è sul portale dedicato, https://zuenifestival.it).
Radin, lei ha iniziato come insegnante. Poi cosa non è andato?
“Ho fatto questo mestiere per meno di un anno. Poi sono ‘scappato’ dalla scuola. Ho capito che non era l’ambiente adatto per me. Ho studiato violino e filosofia, ero convinto che sarei andato a fare l’insegnante e che sarebbe stato il lavoro di tutta la mia vita. Ho cambiato idea e mi sono messo a lavorare per un’agenzia di comunicazione”.
Però la passione per gli studi le è rimasta.
“Esattamente. Mi occupo per lavoro di social media e di strategie digitali, ma gli amori dell’università non sono mai andati in soffitta. Ho cercato uno sbocco culturale e siccome lavoro con i social, ho pensato: perché no. Posso usare i social per veicolare contenuti culturali. Così nasce White Whale Cafe”.
Un progetto che ha avuto una crescita velocissima.
“Su Instagram siamo a 104mila followers, ma ho anche un canale di TikTok, sul quale intendo lavorare con maggiore concentrazione. Poi, dovendo spiegare in maniera un po’ più estesa determinati concetti, ho aperto anche una newsletter, per gli approfondimenti”.
Come si coniuga la filosofia con una comunicazione moderna quale quella dei social?
“La filosofia nasce di per sé per comunicare. È l’esigenza di argomentare, di avere un dialogo e un dibattito. Nel mondo antico, questo avveniva nelle agorà, oggi avviene sulle piazze virtuali. Ma l’esigenza è esattamente la stessa. Quindi fornisco lo strumento che possa venire incontro a questa esigenza”.
Strumento che ‘cattura’ moltissimo interesse.
“Non è vero che ai giovani non interessano i contenuti culturali. Questa affermazione la fanno gli adulti, è un luogo comune: ma assai spesso sbagliano. È una convinzione errata. I giovani guardano moltissimi video culturali, più di quanto non facciano i loro genitori. C’è una certa ‘fame’ di contenuti di qualità. L’interesse c’è, bisogna essere bravi a saperlo canalizzare. Io cerco di farlo. Certo, se ti metti a spiegare Kant su YouTube con il manuale di scuola, non ti guarderanno in molti. Ma se saprai creare contenuti frizzanti, vivaci e interessanti, allora probabilmente sì”.
La divulgazione è un bel mestiere. Pensi a Gabriella Greison per la fisica.
“Lei è bravissima. E lavora moltissimo. Per fare contenuti interessanti, bisogna lavorare moltissimo. Non si pensi che dietro a un video di pochi secondi non ci sia lavoro. È esattamente il contrario. Per creare un reel, devo lavorare almeno un’ora e mezza”.
Tornerebbe a fare l’insegnante?
“Se dovessi lavorare nella maniera in cui lavoro per White Whale Cafe, sarebbe insostenibile. Quindi no, direi di no. Diciamo che mantengo un approccio differente rispetto alla stessa materia, la filosofia”.
Qual è la fascia più numerosa tra i suoi followers?
“Direi quella dei trentenni, anche se l’età è abbastanza distribuita. Ci sono gli studenti, anche più giovani, e i pensionati”.
Ha dei progetti intorno a White Whale Cafe?
“È partito tutto come un gioco, ora è diventato qualcosa d’importante. Ci sono dei progetti per il futuro, sì. Anche di prendere questo format e farlo uscire dai social. La filosofia è fatta di relazione, e quindi avere un confronto vero con le persone è l’obiettivo finale”.
Lavora da solo o con qualche team?
“Per il momento da solo. Ma se svilupperò i progetti futuri, servirà sicuramente una squadra. Spero che White Whale Cafe stia sempre più in piedi da solo. Ma, alla base di tutto, deve rimanere il divertimento. Se smettessi di divertirmi, tutto questo perderebbe senso”.
Nell’incontro di Chiavari spiegherà che la comunicazione è anche silenzio.
“Il silenzio è un tema importante. A volte è meglio non dire, piuttosto che dire. Da una prospettiva filosofica, è importante ricordare che il linguaggio ha dei limiti strutturali. E certe cose importanti non si possono limitare alla parola, ma hanno bisogno di essere mostrate”.