di ALBERTO BRUZZONE
Il lockdown non ha loro permesso di svolgere regolarmente il proprio lavoro, ma questo periodo di chiusura e di inattività forzata non è stato completamente negativo, per Marta Abate e Michelangelo Frola.
Le due anime di ScenaMadre, la compagnia teatrale fondata nel 2013 a Lavagna e attiva su tutto il territorio del Tigullio, nonché ormai piuttosto nota pure a livello nazionale, ha centrato una splendida ‘tripletta’, proprio mentre tutte le rappresentazioni erano ferme, riuscendo a ritagliarsi un importante spazio in prospettiva dell’estate.
‘Tre’, una delle produzioni di punta della compagnia, è stata infatti selezionata per partecipare ad altrettante rassegne, nel mese di luglio. Marta Abate racconta gli sviluppi: “Con ‘Tre’, il nostro spettacolo sulle relazioni familiari, siamo stati selezionati per due festival importanti: saremo a Vimercate Festival nel weekend 10-12 luglio e a Kilowatt Festival il 25 luglio. Ora che finalmente sarà consentito riprendere le prove, non vediamo l’ora di rimetterci al lavoro per prepararci a questi appuntamenti. Non sappiamo ancora quali saranno le modalità di prenotazione per il pubblico, ma contiamo di saperle tutte in tempo per le prossime settimane. Il terzo appuntamento poi, davvero molto prestigioso, è la diciannovesima edizione del Festival Teatrale di Resistenza, in programma dal 7 al 25 luglio. Si tratta di un evento annuale dell’Istituto Cervi, che è un museo/biblioteca/centro culturale dedicato ai fratelli Cervi e più in generale alla Resistenza, con sede nella città di Gattatico, in provincia di Reggio Emilia. ‘Tre’ è stato inserito nel programma, con la data del 15 luglio, e siamo davvero molto contenti. Ovviamente, non viviamo sulla Luna, sappiamo che il periodo è ancora molto delicato, che le incertezze sono tante. Il festival verrà realizzato in forma ridotta e con tutte le precauzioni necessarie. Ma anche per questo siamo molto contenti di esserci, per raccontare una resistenza nella resistenza: quella dell’arte contro l’appiattimento culturale, quella di una comunità che cerca di ripartire dopo mesi difficili”.
Teatri e cinema, secondo le disposizioni da parte del Governo, potranno riprendere la loro attività a partire da lunedì 15 giugno, ma pur sempre dovendo rispettare le misure di distanziamento sociale: “E queste – spiega Marta Abate – riguardano sia gli spettatori che anche gli attori sul palcoscenico. Difatti, il nostro lavoro in questo periodo è quello di rivedere lo spettacolo, in modo che vengano osservate le disposizioni. Non è semplice, per chi è in scena, creare un altro tipo di interazione, ma è al tempo stesso una bella sfida che stiamo cercando di cogliere, anche perché la cosa più importante, dopo tre mesi di fermo, è quella di poter tornare a lavorare, visto che il teatro è il nostro mestiere”.
‘Tre’, oltre a essere un lavoro che ha stimolato l’interesse dei direttori artistici delle rispettive rassegne, è anche uno spettacolo molto attuale. Non è improbabile che, durante la quarantena, possa essere capitato, in una qualche famiglia italiana, un momento come quelli contenuti nella pièce: ‘Non c’è democrazia in questa casa, non si può parlare di niente. Non si può parlare di sesso, non si può parlare del nonno, non si può parlare di quando tu papà eri grasso ma tanto le ho viste le foto, non si può parlare della morte, ma insomma cosa credete? Che vivremo per sempre felici e contenti?’.
Marta Abate racconta: “Desideriamo proporre una riflessione sul tema della famiglia, intesa come ambiente di cui tutti facciamo esperienza. Famiglia come microcosmo dove impariamo la relazione con l’altro, il confronto, lo scontro; come luogo a volte positivo e a volte negativo, ma sicuramente indispensabile alla crescita di un bambino prima e di un adolescente poi. Per una famiglia di oggi non è certamente facile mantenere un equilibrio senza farsi travolgere da un mondo che incita al ‘tutto e subito’, dove non c’è spazio per la complessità delle relazioni. ‘Tre’ racconta gli alti e bassi di una famiglia dei nostri giorni, con ironia, disincanto e, forse, poesia: una famiglia fatta di relazioni e dinamiche non sempre facili, ma assolutamente necessarie, dove a volte ci si riesce ad ascoltare e capire, a volte decisamente no. Riteniamo importante proporre una riflessione di questo genere nel mondo di oggi: le relazioni sono qualcosa di infinitamente complesso, richiedono cura e tempo. Come nella metafora dei porcospini, i tre personaggi dello spettacolo cercano un equilibrio nel loro essere famiglia, inseguendo un dialogo che non sia scontro, ma un modo per stare ‘insieme’ davvero. Una vicinanza che permetta di dimostrarsi il reciproco affetto, ma senza ferirsi”.
Regia e drammaturgia sono di Marta Abate e Michelangelo Frola, mentre gli attori in scena sono Simone Benelli, Francesco Fontana e Giulia Mattola.
ScenaMadre è, a tutti gli effetti, una delle realtà più interessanti della zona, sia per la qualità delle produzioni, che per il livello della sperimentazione, che per la professionalità nel condurre i vari laboratori. Un’esperienza a trecentosessanta gradi che vede impegnati anzitutto Michelangelo e Marta, coppia in scena, nella drammaturgia, nella regia e pure nella vita. I loro sguardi d’intesa e le loro parole sono il primo segnale di un’alchimia speciale. La formula giusta per raggiungere i tanto sperati traguardi.
Peccato che, per tre mesi, oltre agli spettacoli sia rimasta ferma pure la parte formativa: “Non sono ancora ripartiti i nostri laboratori di teatro, né quello per bambini, né quello per ragazzi, né quello per adulti. Ci è stato chiesto, in questi mesi, se non potessimo fare lezione online. Ma abbiamo risposto di no: senza nulla togliere a chi invece ha elaborato videolezioni, per noi il teatro è impensabile senza presenza fisica. Per come lo concepiamo e cerchiamo di farlo, il teatro ha bisogno di guardarsi negli occhi, essere insieme. Alla presenza reale, in carne e ossa gli uni davanti agli altri, non vogliamo proprio rinunciare. Presenza fisica non vuol dire però necessariamente contatto fisico, quindi stiamo pensando a lezioni estive all’aperto, con attività che rispettino le distanze e si possano fare pure con la mascherina”.
ScenaMadre, in questo senso, è in trattativa con il Comune di Chiavari. Anche perché Marta e Michelangelo, sulla situazione generale, hanno le idee piuttosto chiare: “Sarebbe bello che si approfittasse di questa crisi per riformare davvero a livello nazionale il settore spettacolo, con normative chiare e tutele, per iniziare a considerarlo un investimento sulla crescita sociale delle persone e della comunità, e non solo come una spesa superflua. E sarebbe bello anche che a livello regionale e comunale si mappassero le tante piccole realtà che non ricevono fondi ministeriali o non hanno grandi nomi, ma che lavorano sul territorio con serietà. E le si sostenesse, non necessariamente con finanziamenti ma anche con sostegni di altro tipo, ad esempio la concessione di spazi comunali inutilizzati”.
Ripartire è dura, ma non impossibile, specie quando il lavoro non è solo una necessità, ma principalmente una passione.