di DANILO SANGUINETI
Il ballo è uno dei linguaggi più universali come la musica, la poesia o la pittura. Io posso dire alcune cose con le parole, posso dirne altre ancora con la scrittura, ma è necessario che chi osserva possieda i miei stessi codici. Persino i segni con le mani sono interpretabili in molti modi diversi. Al contrario, chi si esprime con il corpo al ritmo di una musica esterna (o interiore) viene compreso ovunque e comunque. La danza è un ponte che viene gettato tra le persone da un architetto che usa i propri muscoli e la propria sensibilità, il danzatore è un ambasciatore che oltre se stesso rappresenta la storia e lo spirito del suo luogo natio.
Per questo e per altri motivi la scelta di Silvia Addiego Mobilio, 23 anni, chiavarese doc, che da sei anni viaggia in Europa e da tre soggiorna all’estero (Olanda e Spagna) per apprendere i segreti tersicorei e che ora approda nella compagnia internazionale Ocram, è coraggiosa, promettente, preziosa per lei e per la città, Chiavari, che continuerà a rappresentare ovunque la porti la sua carriera iniziata da piccolissima nella scuola ‘Naima Academy Chiavari’.
Neppure maggiorenne, a 16 anni, lascia famiglia e paese natio per intraprendere un percorso di formazione artistico/professionale, vincendo una borsa di studio per il corso triennale diretto da Alex Atzewi in Emilia. Con la compagnia giovanile del maestro Atzewi da ottobre 2016 a maggio 2017 lavora nella produzione ‘Wells’. Si diploma al Liceo Coreutico di Roma, riconosciuto dall’Accademia Nazionale di Danza di Roma nel giugno 2017. Viene scelta per il progetto ‘Corpo, Uomo, Società’ nel febbraio 2018 a Roma: ideato e diretto da Tiziano di Muzio e da Greta Bragantini, è stato approvato dal coordinamento didattico dei corsi di laurea in scienze e tecnologie delle arti, della musica e dell’intrattenimento dell’Università DAMS di Roma Tre. È stato un punto d’incontro tra spettacoli e laboratori di danza. Lavorando in duo presenta ‘Insidious darkness’, lavoro selezionato per il gala ‘First Friday Dancers’ ad Amsterdam il 2 febbraio 2018.
Nell’ottobre dello stesso anno entra a far parte della CobosMika SEED’s Yellow Jr Company a Palamós (Spagna), dove nel gennaio 2019 danza nella produzione ‘In Voluptas Mors’, creazione del coreografo Peter Mika. Nel febbraio dello scorso anno danza nella produzione ‘Mawnoh’, creazione di Adriadna Montfort. In aprile danza nella produzione ‘Puzzle Work’, creazione di Anton Lachky. In settembre è danzatrice per l’evento ‘E Qua Sia’ diretto da Marina Quassia a Rutigliano. Durante il concorso ‘Puglia International Ballet Competition’, svoltosi a Lecce, vince un premio speciale e una residenza artistica per l’idea coreografica. Il suo solo ‘Storia di un corpo’ verrà messo in scena a Catania a fine marzo all’interno dello ‘Spazio Ocram’ diretto dal coreografo Marco Laudani.
È anche organizzatrice e ideatrice del Gate 8 Workshop, un evento internazionale che si svolge ad inizio gennaio al Palazzetto dello Sport di Sampierdicanne e che ogni anno porta a Chiavari decine di ballerini provenienti da dodici nazioni.
Silvia ci spiega che cosa è Ocram: “La compagnia Ocram Dance Movement nasce nel 2013 dall’esigenza dal coreografo Marco Laudani di esprimere il proprio linguaggio artistico. Ocram è un contenitore di idee con l’obiettivo di raccontare attraverso la danza un’altra realtà, è sperimentazione coreografica, è un differente meccanismo di narrazione che si contraddistingue per un lavoro di ricerca continua”.
Da almeno tre anni la compagnia è invitata in vari festival e teatri in Italia, Germania, Argentina, Ungheria, Spagna, Portogallo, Slovenia, Turchia e Grecia. Marco Laudani, insegnante e coreografo, giovane ed ambizioso, è riuscito a trasformare gli influssi e gli stimoli internazionali in un suo personalissimo stile in continuo aggiornamento.
È ospite presso numerosi centri di formazione artistica in Italia e all’estero come insegnante e coreografo. Per Silvia Addiego Mobilio l’opportunità offertale da Laudani è “stimolante perché per esserne all’altezza dovrò dare il massimo e… oltre. Approfondirò il mio progetto coreografico ‘Storia di un corpo’ approfittando della residenza coreografica all’interno di uno degli spazi di Ocram. La residenza si concluderà con uno sharing finale in cui mostrerò a un pubblico di interessati il mio primo studio. Ho potuto farlo perché l’associazione culturale catanese punta ai giovani, al loro percorso e ai loro progetti”.
Silvia è abituata a rischiare. “Penso che appena esci dalla tua comfort zone e ti scontri faccia a faccia da sola con la vita vera, inizia lì la propria crescita personale. L’Italia è un paese meraviglioso a livello artistico anche se purtroppo carente a livello di opportunità di studio universitario e lavorativo nell’ambito artistico/danzereccio come lo chiamo io. Non a caso la maggior parte dei giovani si trasferisce all’estero per studiare e lavorare. Da quando mi sono trasferita all’estero, nel 2017, ho subito respirato un’altra aria, mi sono trovata in ambienti open mind. Ovviamente ci sono i pro e i contro, ma quello che voglio dire ai giovani è che se hai qualcosa da esprimere, se il tuo desiderio è fare arte, ci sono posti dove hai la possibilità di esporti, di imparare una o più lingue, di non giudicarti troppo severamente, soprattutto esteticamente, perché grazie a Dio forte è la libertà di espressione”.
Nel lavoro che presenterà a Catania c’è tutto questo e altro ancora: “Ho imparato andando via che l’arte può essere bella, definita, scolpita, ma se non racconta qualcosa a chi guarda rimane solo ‘bella’. Nel mio progetto coreografico ‘Storia di un corpo’ ho cercato di descrivere la crescita, l’irrobustirsi, la maturazione sessuale sino ad arrivare all’invecchiamento e all’indebolimento del corpo umano a cui ci affezioniamo e in cui ci riflettiamo perché nostro e unico”.
Dal canto di una ninna nanna che protegge, accudisce ed emana il calore soave che solo una madre sa donare, la danzatrice racconta la storia di un corpo che apparentemente abbiamo tutti uguale ma tutti altrettanto diverso, che prova emozioni, che puoi amare alla follia o odiare con ardore, che puoi fare assomigliare aduna mongolfiera o far rattrappire fino a farlo sparire. Questo corpo che non è mai abbastanza bello e soddisfacente, e cerca di domandarsi se non corrisponde a canoni estetici imposti. “La domanda che provo a pormi nel lavoro è ‘Per chi? Per te o per gli altri?’. Mi piacerebbe che chi assiste alla mia rappresentazione ne ricavasse un messaggio semplice e prezioso: bisogna godere del proprio corpo anziché doverlo continuamente conquistare”.