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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

La cerimonia per ricordare il sacrificio di Albino Badinelli, mentre va avanti il processo di beatificazione

Sono passati quasi ottant’anni, ma la Val d’Aveto non dimentica la vicenda del carabiniere che perse la vita durante la Seconda Guerra Mondiale
La Messa in ricordo del carabiniere Albino Badinelli
La Messa in ricordo del carabiniere Albino Badinelli
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di ALESSANDRA FONTANA

Sono passati quasi ottant’anni, settantanove per la precisione, ma la Val d’Aveto non dimentica il sacrificio di Albino Badinelli. Si tratta del carabiniere che perse la vita durante la Seconda Guerra Mondiale. I mesi estivi del 1944 sono per la Val d’Aveto i più temuti e sofferti a causa dei rastrellamenti e delle rivalse messi in atto dalla divisione nazi-fascista ‘Monterosa’. Nei primi giorni di settembre il Comandante della divisione, Maggiore Gerolamo Cadelo, ordina a tutti i giovani della resistenza e a coloro che si erano sottratti alle armi di presentarsi al comando, pena la fucilazione di diversi civili che erano stati rastrellati alcuni giorni prima. Badinelli decide di consegnarsi e si presenta alla casa littoria di Santo Stefano d’Aveto. Nel colloquio che ha con il comandante, esprime con decisione i suoi desideri di pace uniti alla sua spontanea consegna. Tuttavia lo stesso ufficiale lo accusa di essere un disertore e lo condanna a morte.

“È il 2 settembre 1944, verso mezzogiorno: Albino chiede di potersi confessare, ma non gli viene concesso. Ha comunque la possibilità di confidarsi con monsignor Giuseppe Monteverde sulla via verso il luogo dell’uccisione. Albino confida al sacerdote il profondo affetto per la sua gente, domandandogli inoltre di far presente il suo perdono a chi lo stava per uccidere”, racconta il Comitato Albino Badinelli. La fine della storia è quella che ha spinto ad aprire la causa di beatificazione: “Giunti davanti al cimitero di Santo Stefano, Albino viene posto con le spalle al muro, pronto per essere freddato. In quel momento, baciato il crocifisso e guardando il Cristo che stringe forte a sé, ripete le stesse parole di Gesù sulla croce: “Perdonali, Padre, perché non sanno quello che fanno!”.

A quel punto tre colpi di arma da fuoco, due al cuore ed uno alla testa, separano per sempre Albino dalla sua vita terrena. Una storia terribile che la Val d’Aveto, e in particolare Santo Stefano, non ha nessuna intenzione di dimenticare e infatti ogni anno organizza una cerimonia di commemorazione. Alla cerimonia sono intervenuti il tenente colonnello Michele Lastella, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Genova, e il maggiore Luca Mechilli, comandante della compagnia carabinieri di Sestri Levante. Don Massimo Gelmi, cappellano militare della legione carabinieri Liguria ha impartito la benedizione e il pronipote di Badinelli, don Tommaso Mazza, ha recitato la preghiera composta dal vescovo monsignor Giampio Devasini.

Erano presenti i sindaci di Santo Stefano d’Aveto, Giuseppe Tassi, e di Mezzanego, Danilo Repetto. Sono intervenuti il presidente del Parco dell’Aveto Tatiana Ostiensi, l’Associazione Nazionale Alpini e l’Associazione Nazionale Carabinieri, accanto ai familiari e ai componenti del Comitato Albino Badinelli.

Il 26 febbraio 2022 il vescovo Devasini ha aperto nella Cattedrale di Nostra Signora dell’Orto la fase diocesana del processo di Beatificazione e Canonizzazione di Badinelli, al quale sta lavorando il Tribunale appositamente costituito. “La Causa di Beatificazione del Servo di Dio Albino Badinelli vuole essere una risposta alla memoria e alla fama di santità che in questi anni lo hanno contraddistinto. Tante persone, infatti, hanno ritrovato in lui e nel suo sacrificio i segni di una fede autentica e l’ideale evangelico del martirio”, ha ricordato il Comitato omonimo. L’anno scorso la sorella Agnese, 97 anni, ha espresso il desiderio di vedere Albino Beato, intanto la causa va avanti.

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