di DANILO SANGUINETI
“Siamo stati grandi e torneremo a esserlo”. La Bocciofila Chiavarese Caudera potrebbe adottarlo come slogan per il centenario. Il 2019 sarà un interminabile applauso per il primo secolo di vita, un traguardo raggiunto in salute, un primato che aiuterà ad accantonare le inquietudini di una storia non sempre lineare, non certo per scelta dei protagonisti costretti a fare i conti (in ogni senso) con crisi, congiunture, ribaltoni, cambi di regole e interpretazioni. Le bocce sono cambiate molto negli ultimi vent’anni tra diversi miglioramenti. E qualche trauma.
Tra il 1990 e il 2000 la Chiavarese Caudera fu sinonimo di scudetti e di titoli, italiani, continentali, mondiali. Una società che dalla nascita al secondo dopoguerra era sempre rimasta nella elite nazionale, raggiunse il massimo del fulgore, diventò il centro del movimento boccistico internazionale grazie all’incontro di un paio di generazioni di fenomeni (Sturla, Bruzzone, i Ballabene e diversi altri) e uno sponsor tecnico come Caudera, un padre putativo piuttosto che una controparte interessata al mero ritorno economico.
Nel decennio 2000-2010 ci fu un inevitabile riposizionamento dovuto a fattori economici ed esistenziali. Una compressione delle spese, una taratura degli obiettivi alle oggettive possibilità che portarono comunque altre affermazioni e diversi titoli nazionali.
Dal 2011 una caduta controllata, un arretramento dovuto al venir meno sponsor e di sostegni da parte di istituzioni e mecenati vari.
Antonello Solari – memoria e punto fermo di ogni edizione della Chiavarese negli ultimi trent’anni – racconta gli anni difficili dei verdeblu senza alcuna remora: “Capimmo che restare in paradiso a dispetto dei santi ci avrebbe in poco tempo spediti all’inferno senza alcuna fermata supplementare. Scegliemmo la ritirata strategica, una caduta controllata che ci portò nei campionati a carattere meramente regionale, alla Prima Categoria nel 2014. Fu una decisione dolorosa, con il senno di poi possiamo dire che fu anche giusta e salvifica. Bilancio a posto, conti in equilibrio, nuovi talenti che emergevano e tanti giocatori che comunque scelsero la Chiavarese per il nome, la tradizione, l’ambiente. E iniziammo subito la risalita, quattro campionati vinti in un lustro, Promozione, serie B e la scorsa estate ci ritrovammo in serie A”.
Solari e il gruppo dirigente accettò la sfida. “Un azzardo, non un suicidio. Il nostro campo, la nostra gente poteva aiutarci a difendere il posto ritrovato. Ci stiamo provando”.
Nella prima parte della stagione regolare, tra ottobre e dicembre, la Chiavarese ha racimolato solo due punti in otto match; è penultima nel girone unico a dieci squadre che assegna lo scudetto e condanna due formazioni alla retrocessione, l’ultima diretta, la penultima e la terzultima che si scontreranno per evitare l’altra condanna.
Alla ripresa del campionato, sabato 19 gennaio, la formazione verdeblu sarà ospite della Ferriera (6 punti) in una sfida che assegnerà punti pesanti, forse decisivi in chiave salvezza. La squadra che si confronta con le corazzate piemontesi – forti per tradizione, vivaio e mezzi finanziari – e le potenze lombarde e venete che rappresentano realtà demografiche ed economiche dieci volte più grandi – è stata costruita con la buona volontà più che i soldi.
Una congrega di amici e vecchi leoni che danno il loro contributo a titolo quasi gratuito, per affetto a una maglia dai colori bagnati nella gloria. Attorno a una leggenda come Lino Bruzzone che continua imperterrito a dare lezioni di ‘boccismo’, anche se occhio e mano a 72 anni suonati non possono essere quelli di un tempo, sono stati assemblati da Solari – ben piantato sulla plancia di comando nel ruolo di direttore tecnico – alcuni nomi dei tempi d’oro come Paolo Ballabene e una manciata di belle speranze e talenti in via di formazione.
Salvare la pelle sarebbe splendido; il Centenario come trampolino per il nuovo salto verso l’alto. Per il momento c’è la ritrovata vena dei verdeblu. “Siamo aggrappati a questa serie A e sono certo che possiamo salvarci. Magari soffrendo, magari all’ultimo acchito o all’ultima bocciata. Abbiamo inseguito e ottenuto la promozione pensando proprio alla ricorrenza. I prossimi mesi ci diranno se ci sono spazi e modi per crescere ancora”.
Intanto c’è una seconda squadra che prende parte alla Prima Categoria. “Perché la Chiavarese – e dicendolo Solari rivela un moto di orgoglio – è un nome doc per il mondo delle bocce volo. La gente fa la fila per venire nel nostro bocciodromo, la struttura del Lido è un santuario dove chi entra prova sensazioni difficili da provare altrove. E anche la nostra roccaforte, qui per gli avversari vincere non è mai semplice”.
Una fortezza che necessita di qualche ritocco. “In questi mesi abbiamo discusso molto con l’’amministrazione comunale che è proprietaria dei campi e delle strutture, compreso il bar sociale. Il pallone pressostatico e la manutenzione sono a nostro carico. Sì, c’è bisogno di una rinfrescata, abbiamo trovato interlocutori molto disponibili, vedremo che cosa si può fare considerando lo stato delle finanze comunali e delle nostre”. La Chiavarese è un catalizzatore sociale non trascurabile.
La chiusura del Bocciodromo di Lavagna ha convogliato su quello del Lido un numero rilevante di soci, agonisti e non. Chiavari ha non solo consolidato ma addirittura accresciuto il ruolo centrale nell’ambito del Levante; i club di Rapallo e dell’entroterra tengono botta ma faticano, il club verdeblu può diventare la locomotiva che tira gli altri vagoni.
Tra gli sport che meriterebbero il marchio di autentici prodotti liguri assieme alla pallanuoto, le bocce ci sono senza alcun dubbio. Sugli scudi nazionali il calcio ligure ci va raramente, il basket a tratti, il volley a sprazzi. Invece i ragazzi con la calottina e gli uomini che lanciano la ‘bomba’ di metallo hanno spinto sempre in alto la Liguria, mietendo una messe di trionfi sconosciuta alle altre discipline di squadra.
Sarebbe equo tenere le bocce in maggiore considerazione perché riscuote interesse un po’ in ogni fascia della popolazione, il numero dei partecipanti a competizioni piccole, grandi e medie è in costante aumento, il seguito non ha mai avuto flessioni. Piaccia o meno Chiavari e il suo comprensorio stanno invecchiando. Le bocce sono (o furono) lo sport dei pensionati? E allora si provveda di conseguenza.