di MATTEO CAMPODONICO e ANTONIO GOZZI
Quando più di due anni fa decidemmo che era venuto il momento di vendere Wyscout (la startup creata da giovani chiavaresi e divenuta in pochi anni il più grande data-base mondiale di dati e di video sul calcio e sui calciatori) eravamo convinti di compiere il passo giusto nell’interesse dello sviluppo dell’azienda oltreché, ovviamente, nell’interesse dei suoi azionisti.
La dimensione globale del business di Wyscout rappresentato da tutti i club calcistici del mondo con i loro addetti ai lavori, presidenti, direttori sportivi, scout, procuratori ecc., era diventata così grande e impegnativa da non essere più alla portata finanziaria dei ragazzi che l’avevano fondata e dei loro amici soci.
Per reggere la competizione globale su mercati come questi non bastano i milioni di dollari, ci vogliono decine e decine di milioni di dollari, e ciò per rinnovare continuamente le tecnologie disponibili, strutturare e rinforzare le reti di vendita, migliorare continuamente il prodotto.
Il gruppo americano Hudl, leader nelle tecnologie legate allo scouting sportivo, ha acquistato Wyscout riconoscendo il suo valore e la sua eccellenza e dandole una prospettiva ancora più forte. Sapevamo tutto ciò anche prima di vendere, ma per cautela inserimmo una clausola contrattuale che impegnava gli americani a tenere gli uffici e l’occupazione a Chiavari.
Il fatto straordinario è che Hudl non solo ha tenuto gli uffici a Chiavari ed ha confermato l’occupazione esistente incrementandola (più di centodieci ragazzi della nostra città e degli altri centri del Tigullio), ma ha investito molto nei nuovi supermoderni uffici in corso Colombo e ha deciso di far diventare Chiavari il suo avamposto nell’Europa mediterranea, sottraendo questo ruolo agli uffici del gruppo a Barcellona.
Le due scelte (nuovi uffici e capitale di Hudl in Sud Europa a Chiavari) confermano la volontà di radicamento del gruppo americano sul territorio e il riconoscimento della qualità del personale italiano e ligure che è stato addirittura scelto per l’importante nuova funzione.
Noi speriamo che il gruppo americano organizzi una giornata ‘porte aperte’ perché tutti possano visitare i nuovi uffici e restare colpiti per la loro bellezza e modernità.
La favola della startup chiavarese continua ad essere una favola bella perché grazie a Wyscout tanti giovani di Chiavari e del Tigullio non solo hanno un posto di lavoro, ma anche la formidabile occasione di continuare a lavorare e far carriera in un grande gruppo internazionale restando a Chiavari e partecipando ed apprendendo metodi e processi lavorativi avanzati, venendo in contatto con un management internazionale e sofisticato.
Per Chiavari l’occasione è altrettanto formidabile perché la presenza di aziende e soggetti internazionali di questo calibro arricchisce di molto la nostra città che è alla ricerca della importanza e della centralità perdute e di una visione per il futuro.
Il tema che la vicenda di Wyscout solleva è anche quello della necessità, per la crescita e il futuro della città, di spazi per uffici e direzionali. Se non ci fossero stati i 1000 mq sul lungomare, fino a qualche tempo prima sede della Conservatoria dei Registri Immobiliari, Hudl avrebbe probabilmente messo la sua sede altrove e Chiavari avrebbe perso un’importante opportunità di creazione e di mantenimento di occupazione specie giovanile.
Qui è il punto: l’occupazione giovanile nell’era moderna si crea soprattutto intorno a professionalità informatiche e digitali e grazie alla creazione di nuove imprese startup. I casi di Wyscout e dell’incubatore Wylab in via Davide Gagliardo sono lì a dimostrarlo: più di 200 posti di lavoro per giovani creati in pochi anni dalle due iniziative, un numero impressionante di cui nessuno parla, forse perché abbiamo fatto tutto da soli, non ci siamo fatti aiutare da nessuno e nessuno quindi può fare su di noi propaganda e campagna elettorale.
Anche la vicenda di Wylab dimostra l’importanza degli spazi direzionali: se non ci fosse stata la vecchia sede del liceo Delpino ormai spostato altrove non avremmo avuto i 1500 mq in cui è sorto e si è sviluppato l’incubatore.
Le politiche urbanistiche di Chiavari, compresa l’ultima versione del Puc, colpevolmente non tengono conto di questa esigenza che è invece vitale per il futuro della città, per il mantenimento della sua storica funzione direzionale e per la creazione di posti di lavoro qualificati per i nostri giovani.
La realizzazione di nuovi uffici è sempre l’occasione per fare bei progetti e buona architettura, succede così in tutte le città del mondo: perché non potrebbe succedere a Chiavari? Uffici fronte mare sono di un fascino e di un’attrattività straordinaria e porterebbero a Chiavari molte aziende della Padania con le loro importanti ricadute economiche e occupazionali.
Ovviamente, data la scarsità di aree disponibili, bisogna soprattutto pensare al recupero e alla riqualificazione dell’esistente. Qualche occasione è già stata persa: l’area Cantero-Ginocchio era una zona molto adatta a una trasformazione dell’esistente in centro direzionale per il quale poteva esistere una domanda qualificata: ma non è andata così.
Perché ad esempio non giocare l’annosa vicenda della Tirrenia Gas per dare una risposta a questa domanda? Il Comune ha perso l’occasione di farne un’area verde e di parcheggi e in base alle regole urbanistiche del Puc ci sono più di 3000 metri quadrati disponibili nel riutilizzo dei volumi esistenti. Perché non giocarli con coraggio in questa direzione realizzando un connubio di uffici e servizi (parcheggi e verde) per riqualificare degnamente un’area strategica della città? Meglio gli uffici che un centro commerciale o ennesime abitazioni.