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Giovedì 11 settembre 2025 - Numero 391

La bella avventura di Alessandro Repetto: a diciannove anni riapre lo storico negozio di serrature di via Entella a Chiavari

“I miei nonni mi hanno dato la somma che serviva per rilevare l’attività, rinfrescare i locali, rifornirmi e tirare su la saracinesca”
Il negozio di via Entella a Chiavari riaperto da Alessandro Repetto
Il negozio di via Entella a Chiavari riaperto da Alessandro Repetto
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di DANILO SANGUINETI

Fare chiavi a Chiavari. L’elenco dei calembour che vengono in mente è talmente lungo che basterebbe da solo a coprire la lunghezza di questo articolo. Sarebbe tempo sprecato. Merita estrema serietà il racconto della passione e dell’intraprendenza di Alessandro Repetto che ha scelto di riaprire, anzi rinvigorire una attività quella dei maestri di serrature che in una città ad alta età lavorativa e con una propensione che va affievolendosi al lavoro artigianale puro, rischiava la sparizione. 

Ed è insolito – persino stupefacente guardando alla situazione generale – che la fiaccola sia stata raccolta da un ragazzo di appena 19 anni. Uno che sarebbe autorizzato – stando ai report sulla condizione giovanile e sugli stigma che accompagnano la generazione degli “Zoomers” (o generazione Z tout court) – a spiaggiarsi su un divano in attesa di una opportunità, scansando la fatica e sognando un sempre più irraggiungibile posto fisso, con corollario di playstation e cellulare per obnubilare i sensi e l’intelletto. 

Alessandro Repetto è una confutazione vivente a questa accozzaglia di giudizi dettati dalla pigrizia intellettuale di analisti ormai invecchiati. Finite le superiori, tre mesi, non tre anni fa, a giugno, ha passato l’estate non a festeggiare ma a pianificare l’inizio dell’attività lavorativa. “Sono nato e risiedo a Chiavari, una volta completato il mio percorso scolastico (all’istituto autonomo Giovanni Caboto) ho deciso due cose: prima di tutto che non sarei andato all’Università, poi che avrei provato a partire subito con una mia impresa. Non ci ho messo molto a decidere quale potesse essere: sapevo che in via Entella al numero 125 c’era un negozio che aveva chiuso in maniera repentina pochi mesi prima e non per fallimento o per ordini superiori. Si trattava della attività di Igor Berardi, esperto in serrature e duplicazione chiavi. Era prematuramente mancato a febbraio, da allora il negozio era rimasto chiuso e c’era il concreto rischio che i locali venissero affittati cambiando la natura dell’attività. Era un campo che conoscevo, chi mi piaceva e che, soprattutto, non aveva grande concorrenza nella zona e nella città stessa. Anzi, venendo a mancare Igor le domande di una clientela vasta e differenziata, erano rimaste inevase”. 

L’idea c’era, le capacità pure, serviva un sostegno personale nell’apprendimento della materia e uno generale nel campo finanziario. Ed è così che è entrata in azione la colla che tiene in piedi l’intera baracca economica: il network “Mia Famiglia” che ha nei nonni il nodo centrale, quello dal quale tutto si dipana. “I miei nonni mi hanno dato la somma che serviva per rilevare l’attività, rinfrescare i locali, rifornirmi e tirare su la saracinesca. In meno di tre mesi abbiamo completato i preparativi e lunedì 1° settembre sono partito. Le prime due settimane sono state semplicemente stupefacenti: dalle 8 alle 12, dalle 15 alle 19, da lunedì a venerdì e pure il sabato mattina dalle 8 alle 12, non ho un attimo di respiro, c’è un viavai di clienti. Per fortuna che ho un paio di persone che mi affiancano in questa fase iniziale, oltretutto insegnandomi diversi trucchi del mestiere, altrimenti non saprei cosa fare. Anche perché ho deciso fin dall’inizio, di non limitarmi all’attività di bottega, ma di rispondere anche alle richieste di intervento in esterno, presso abitazioni e residenze”.  

Il biglietto da visita del “giovane maestro delle serrature” mostra le quattro sezioni della attività: naturalmente si parte dalla duplicazioni professionale di chiavi di ogni genere, poi c’è la creazione e la riparazione di cilindri e serrature di sicurezza, anche per porte blindate e si arriva alla duplicazione di radiocomandi per auto e cancelli. In più l’affilatura di coltelli e forbici: una operazione che è meno semplice di quanto appaia e che soprattutto è più richiesta e necessaria di quanto si immagini. 

Alessandro ha iniziato… ieri eppure ha già diversi aneddoti da raccontare. “Nel campo delle chiavi c’è spazio per ogni richiesta. C’è chi vuole chiavi personalizzate, chi ha serrature particolarissime. Non parliamo poi dei radiocomandi. Con mio papà (naturalmente coinvolto come tutto il resto della famiglia nella avventura del rampollo N.d.r.) abbiamo risolto un problema non da poco: un signore aveva due telecomandi che aprivano un garage, un cancello e una macchina, confondendosi ogni volta su quale aprisse questo e quale quello. Abbiamo “fuso” i due dispositivi in un unico “stick”, è stata una piccola impresa!”. Affrontate anche le prime uscite. “Ed ho compreso che anche quando avrò terminato il lavoro di affiancamento avrò bisogno di altri per stare dietro a tutti i clienti. Ma questo non è un problema. Nella mia testa sono già andato avanti di alcuni anni: non so se tra un triennio, o un quadriennio, fosse anche un lustro sarò economicamente autonomo, potrò assumere alcuni collaboratori che stiano dietro il banco mentre io mi dedicherò agli interventi più complessi, molti dei quali in esterno. Nel frattempo mi adopererò per migliorare l’esperienza del cliente, garantendo servizio rapido e reperibilità, aggiungendo la massima personalizzazione delle opere richieste e l’assistenza post-vendita”.

Il pragmatismo di Alessandro magari affibbia un colpo all’immagine del “chiavettiere” ma va ben oltre alla concezione troppo idealizzata. Per lui trovare la chiave che apre qualsiasi porta non è una questione di pura meccanica. Più manager che fabbro. Capace perché dotato della pazienza e precisione necessarie per smontare e ricomporre serrature a volte complicate quanto un marchingegno leonardesco. Spericolato perché convinto che l’artigianato abbia un futuro e che questo sia sostenibile per un giovane che parte quasi da zero.

A soli 19 anni è una risorsa per una città che tentenna (con alcune clamorose eccezioni) nella pur improcrastinabile trasformazione del suo “poco avanzato” terziario. Uno come Repetto non è una lieta sorpresa, è l’unica speranza.

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