di ROSA CAPPATO
La Tonnara di Camogli può essere riattivata in poco tempo, basta la volontà. Si cerca un imprenditore serio per la Tonnarella. L’ultima volta che si sono potute osservare le reti della Tonnarella dispiegate sul molo di Camogli era l’aprile del 2022. I decani che custodiscono quest’antica arte di mare e i pescatori erano all’opera per assemblare lo storico e famoso impianto, prima del trasporto a circa 400 metri da Punta Chiappa dove sarebbe stata calata sul fondale, estesa per 340 metri. In teoria ci sarebbe ancora tempo per avviare la pesca 2025, ma in pratica si sono fatte solo tante parole.
La Tonnara camoglina è unica e differente dalle tonnare italiane, perché oltre al tonno, che non viene ucciso tramite la sanguinosa ‘mattanza’ praticata altrove, è possibile catturare altri tipi di pesce ed ha un impianto sostenibile, costituito da reti in cocco, che vengono abbandonate in mare a fine stagione. Anticamente le reti erano tessute in ‘lisca’, un’erba selvatica che cresce e veniva raccolta sul Monte di Portofino. I ‘cavi’ dell’impianto erano poi confezionati manualmente a San Fruttuoso, con una tecnica e macchinari ancora funzionanti, ad opera di una squadra di 7 persone, che lavoravano lungo 150 metri, per circa un mese, sempre seguendo le vecchie tradizioni. Poi avveniva la consegna alla ‘Cooperativa Pescatori Camogli’, gestore della Tonnara dal 1982.
Questo sistema di pesca ha radici nel 1603 e si dice che possa essere anche più antico. Nella tonnara a reti fisse finivano i tonni, ma anche bughe, sugarelli, palamiti, lecce, ricciole, boniti e maccarelli. Spesso sono state testimoniate catture particolari di pescecani, mianti, razze, testuggini e squali martello (sempre rilasciati immediatamente in mare). Un anno fu catturata anche una balenottera.
Non si contano, poi, le pescate eccezionali, come le due tonnellate di Tonnetti Alletterati nel 2018, ma anche le ben 114 lecce del 2016. La Tonnara di Camogli è unica anche perchè si trova nell’Area marina di Portofino, divenuta oggetto di studio di biodiversità, così pure sito d’interesse turistico, in cui venivano accompagnate in barca le persone, ad osservare le operazioni durante le tre ‘levate’ che lo caratterizzano: la prima, dell’Albetta, al mattino presto appunto, la più corposa, e le altre due, a mezza giornata e nel pomeriggio. Dal 2017, oltre alla crisi generale del comparto pesca, una serie di difficoltà ha provocato l’interruzione di questa attività.
Nella notte tra il 25 e il 26 aprile 2017 una imbarcazione pirata ha distrutto l’impianto (inchiesta chiusa senza aver individuato responsabili). Il noto brand ‘Eataly’ si schierò al fianco della Cooperativa di Camogli e, cogliendo l’appello di ‘Slow Food’, lanciò addirittura una raccolta fondi, coinvolgendo gli chef di Torino, Milano, Roma e Genova che idearono un ‘piatto solidale’ realizzato con un prodotto simbolo della Cooperativa: l’acciuga sotto sale.
“I pescatori di Camogli sono i depositari di un sistema di pesca straordinario, ma faticoso e sempre meno remunerativo – diceva Lorenzo Montaldo, responsabile Slow Food dei presìdi Liguri – La Tonnarella di Camogli è un orgoglio per la Liguria e non solo”.
In seguito se ne è ancora parlato e altre iniziative sono sorte per conservare tradizioni e lavoro, ma, di fatto, serve un imprenditore, consapevole e capace, disposto a non solo a ‘metterci la faccia’, ma anche ‘le mani’. Ad oggi c’è un liquidatore pro tempore per la Cooperativa, che non può quantificare il pescato della Tonnarella, “perché varia mediamente di stagione, in stagione e anche a seconda delle specie, perché non prendiamo solo ricciole, ma sicuramente l’attività resta interessante e unica”.
Chi intende ‘salvare’ la Tonnarella dovrà allora interfacciarsi con un liquidatore, per comperare il materiale della Cooperativa, accordarsi con il Comune per la concessione demaniale e poi investire per la posa di tutto l’impianto. Per rendere attiva questa rara Tonnara occorrono oggi almeno 9 persone che si occupino delle tre levate e altre che realizzino e posino l’impianto. A ciò si aggiungono adeguamenti alle normative europee in materia di pesca, ma il rovescio della medaglia è un investimento con alto potenziale, anche dal punto di vista dell’indotto.
Insomma far ripartire la Tonnarella camoglina è comunque un’occasione appetibile e promettente, considerando le agevolazioni per i datori di lavoro e l’impiego di due sole barche in legno, per 6, 7 mesi. Da parte del Comune non ci sono notizie, tranne un paio di trattative vagliate e concluse senza nulla di fatto. Eppure gli anziani, i competenti di questa antica arte, sono ancora disposti a tramandarla, ma dall’altra parte ci vogliono persone realmente interessate, perchè impegnarsi in questo tipo di pesca, di nicchia e peculiare, non equivale a cedere in gestione un negozio di abbigliamento o un bar: serve competenza e passione, oltre il denaro.
Da parte del Comune l’assessore al Commercio, Verde pubblico e Ambiente, Cristina Gambazza, riferisce che: “Resta salda la volontà di trovare soluzioni, consapevole di quanto la Tonnarella di Camogli sia famosa nel mondo e possa davvero attrarre non solo imprenditori interessati alla pesca, ma anche i turisti”. Tutto senza dimenticare la sua lunga storia, che ha coinvolto e potrebbe ancora coinvolgere generazioni di camoglini.