di ALBERTO BRUZZONE
Ha riscosso moltissimi consensi, in termini sia di visualizzazioni che di commenti e reazioni positive, la nostra iniziativa ‘Vecchi borghi, nuove prospettive’, che come ‘Piazza Levante’ e Wylab abbiamo organizzato nei giorni scorsi alla presenza dell’architetto Stefano Boeri, del nostro editore Antonio Gozzi, del sindaco di Borzonasca, Giuseppino Maschio, e dell’architetto Enrico Pinna.
In un’altra parte del giornale riproponiamo il video integrale dell’incontro: ci sarebbe piaciuto organizzarlo di persona, e con il pubblico a partecipare fisicamente e a fare domande, come nostra tradizione, ma ovviamente non ci è stato possibile per via dell’emergenza sanitaria. In questo articolo, invece, proseguiamo nel nostro ciclo ‘Il Tigullio post Covid’ ripercorrendo i momenti salienti del ragionamento, a beneficio di una futura e successiva riflessione anche da parte di altri sindaci, di altri amministratori, imprenditori e portatori d’interesse del territorio.
La sfida dei borghi
L’architetto Stefano Boeri, che è famosissimo per aver ideato e progettato, a Milano, il Bosco Verticale, ha lavorato moltissimo nel centro Italia, nell’ambito delle progettualità post terremoto del 2016.
“È questa – afferma – la zona che conosco meglio, a livello di borghi, mentre per quanto riguarda la Liguria ho una discreta conoscenza del Ponente, in particolare della Valle Argentina, da dove provenivano i miei nonni. Ma, in generale, come ho detto nell’intervista a ‘la Repubblica’ da cui è partito anche questo nostro incontro, sono convinto che la pandemia abbia aperto il discorso sulla necessità di un modo di vivere diverso rispetto a prima, sia nelle grandi città che altrove”.
Secondo Boeri, “si fanno sempre più avanti logiche di città che non abbiano necessariamente uno schema policentrico. Mi piace ad esempio quando si è parlato, a proposito di Parigi, di una ‘città in quindici minuti’: cioè di una città dove, in un quarto d’ora, si possa avere tranquillamente accesso a tutti i servizi essenziali. In questo senso, l’idea di una città fatta di piccoli borghi, di quartieri e di municipalità prende molto corpo, a patto che si tratti di realtà che siano comunque in grado di esprimersi con una loro autosufficienza e che non diventino dei ghetti”.
L’architetto milanese ricalca il suo concetto: “La città di borghi risponde a una certa urgenza. È pur vero che ci sono tendenze attuali, per quanto ancora circoscritte e legate a certe parti di territorio, di andare incontro a scelte antiurbane, nel senso di preferire aree più pulite e meno congestionate per vivere. Se questa tendenza c’è, possiamo essere in grado di affrontarla senza l’errore fatto in passato? Ovvero quello di costruire villette e centri commerciali? La possibilità di neopopolare i borghi è affascinante e va al di là di un’operazione nostalgia. In Italia ci sono splendidi borghi, così come aree interne e montane: certo, il nodo è superare sia i problemi di accessibilità che quelli di connettività e anche, aggiungo io, quello di inadeguati spazi dove vivere. I centri storici rappresentano un patrimonio storico e artistico ma vanno interamente rivisti, se non vogliamo che restino legati solo a esperienze di turismo elitario o a coraggiose esperienze di sussistenza, come ad esempio l’agricoltura di prossimità. Occorre che i borghi conservino l’attitudine del centro urbano e che, soprattutto, siano legati alle grandi città, non solo come connettività e banda larga, ma anche attraverso geografie differenti di trasporto pubblico”.
Il Tigullio ‘provincia’ di Milano
Su questo tema, ovvero il legame tra borghi e grandi città, in particolare Tigullio e Milano, ha riflettuto il nostro editore Antonio Gozzi, che è tornato su uno dei temi a lui più cari: “Da buon irredentista del Tigullio, quale mi sono sempre definito, non ho mai accettato la logica di un Levante assoggettato all’area metropolitana genovese, perché Genova è sempre stata matrigna, sia a est che a ovest. Noi, anche con la nostra rivista online, abbiamo sempre pensato a cosa si potesse fare per la nostra terra, una terra che è soggetta a un trend demografico, in termini di invecchiamento della popolazione, direi terrificante. Non vogliamo che le nostre cittadine siano soltanto un dormitorio rispetto alle grandi città”.
Gozzi è tornato sul tema dei ‘sindaci eroi’ dell’entroterra: “È dura tener vive due o tremila anime, occupandosi di loro. Eppure, ci sono sempre più aliquote di popolazione che cercano modelli di vita non urbani, o parzialmente non urbani. Il Tigullio e il suo entroterra hanno tutte le carte da giocarsi, in questo senso. Una particolare sollecitazione, tra marzo e aprile, mi è giunta da alcuni agenti immobiliari che conosco: hanno avuto decine e decine di telefonate da parte di milanesi e lombardi che sono alla ricerca non tanto di appartamenti, bensì di case indipendenti, di vecchi rustici, di case coloniali che consentano di avere spazi all’aperto”.
Di qui la visione: “Il Tigullio può e deve diventare, in questo senso, una sorta di ‘quartiere’ di Milano. Il rapporto tra riviera di Levante e Lombardia è storico e consolidato. A noi interessa questo mercato, questo bacino d’utenza. Non è difficile immaginare allora, invece che fugaci soggiorni nei week end, anche soggiorni un po’ più lunghi, senza aver l’incubo degli ingorghi autostradali. Un’occasione può essere rappresentata anche dall’implementamento previsto, a livello di collegamenti, come il Terzo Valico. La riviera di Levante è terra ideale per lo smart working. Certo, bisogna essere concreti. E saper dare dei validi motivi non solo per venire, ma anche per rimanere dalle nostre parti”.
Banda larga, strade e ristrutturazioni edilizie
Secondo il sindaco di Borzonasca, Giuseppino Maschio, che è stato tra i primi a interessarsi alle strategie per la programmazione delle aree interne che fu proposta a suo tempo dall’ex ministro Fabrizio Barca, “il telelavoro può essere una chiave di svolta per le nostre terre. Ma ci sono da percorrere e migliorare almeno tre aspetti. Il primo e più importante è quello della banda larga. Un gradino sotto, la viabilità stradale. E, poi, le ristrutturazioni, perché molti dei nostri borghi cadono a pezzi e vanno interamente ripensati anche secondo i nuovi modelli abitativi. Non si può pensare di rifare le case com’erano una volta, in quanto sono cambiate le esigenze. Non siamo proprio all’anno zero, ma c’è molto lavoro da fare affinché possiamo essere appetibili”.
Qualche passo in avanti però è stato fatto, nel corso degli anni: “Abbiamo lavorato – prosegue Maschio – sul turismo, sulla pesca, sulla riforestazione, sull’agricoltura. Abbiamo affrontato il tema dei servizi, ad esempio quelli sanitari, anche grazie all’introduzione dell’infermiere di zona. La pandemia ci ha fatto capire, per l’ennesima volta, quanto sia importante avere una buona sanità dal punto di vista territoriale. E poi, la scuola. I nostri ragazzi non possono sentirsi studenti di serie B, altrimenti abbiamo già perso in partenza”.
Il Tigullio alla Triennale
Una delle idee più ambiziose è stata lanciata dall’architetto Enrico Pinna, sempre a proposito dei rapporti tra Tigullio e Lombardia: “E se ragionassimo – ha proposto a Boeri – a una presenza del nostro territorio alla Triennale di Milano? O anche a una Triennale ‘on the sea’, che possa toccare pure il nostro territorio, qui sul mare?”.
Stefano Boeri ha risposto in qualità di presidente della Triennale, la storica istituzione italiana dedicata al design, all’architettura, alle arti visive, sceniche e performative. “Il possibile gemellaggio tra Milano e Tigullio è assai concreto. È giusto che Milano sia in costante dialogo con altre parti del territorio. Parliamo di gemellaggio, è una bellissima sfida che meriterebbe la costituzione di un’agenzia di sviluppo e la realizzazione di alcune esperienze pilota. Anche perché Milano, secondo Boeri, “ha dimostrato ampiamente di avere l’energia, le idee e la forza per competere con le principali città a livello mondiale, specialmente negli ultimi anni. E, in questo senso, non si può davvero rinunciare all’idea e alla spinta propulsiva che può dare solamente una città dove esistono le relazioni, dove i corpi si incontrano, dove entrano in contatto tra loro. È questa la grande sfida da affrontare alla fine della pandemia”.