di ALBERTO BRUZZONE
Quale futuro, per la sanità del Levante genovese? Quali prospettive ci sono, ora che si sta andando verso la fine dell’emergenza sanitaria e molte delle strutture ospedaliere sono in fase di riorganizzazione? Come cambieranno gli equilibri tra capoluogo ligure e Tigullio, tra Asl 3 e Asl 4, come verrà ripensata l’intera struttura sanitaria territoriale, anche alla luce di quello che è accaduto?
Ancor prima che scoppiasse la pandemia, l’Asl 4 Chiavarese era tra quelle più interessate dai cambiamenti. Poi, in piena emergenza, si è scoperto quanto sia fondamentale la presenza di una sanità perfettamente funzionante sul territorio: dal pronto soccorso agli ospedali, dalla medicina territoriale agli ambulatori.
Per il ciclo ‘Il Tigullio post Covid’, in questa settimana ‘Piazza Levante’ si concentra su un aspetto molto sentito dalla popolazione, ovvero la riorganizzazione territoriale della sanità e la necessità che, a Levante, non solo sia mantenuto l’esistente, ma che sia pure potenziato, in ottica Covid 19 e pure in ottica extra Covid 19.
In un altro articolo di questo numero, sotto la forma della videointervista, abbiamo chiesto un parere a Giancarlo Mordini, che è il presidente del Cam, il Comitato Assistenza Malati del Tigullio. L’organizzazione da lui fondata, insieme alla onlus Entella nel Cuore, è stata tra le grandi protagoniste di una raccolta di fondi che ha permesso di raccogliere ben duecentoquarantamila euro, soldi utilizzati sia per l’acquisto di respiratori da destinare alle rianimazioni sia per l’acquisto di test sierologici che sono stati messi nelle disponibilità dei medici di famiglia, al fine di ‘mappare’ la popolazione e provare a tracciare una statistica sulla diffusione del contagio dalle nostre parti, anche grazie a uno studio condotto insieme all’ospedale San Martino.
Tutto utile, tutto importante, ma Mordini lo dice senza mezzi termini: “L’Asl 4 è sempre stata considerata di serie B e già in passato abbiamo fatto molte battaglie per salvarla”. Sotto stretta attenzione è ancora, in questo senso, l’ospedale di Sestri Levante. Nei mesi scorsi è stato interamente trasformato in struttura per curare i pazienti affetti dal Covid 19, con la conseguente chiusura di tutti gli altri reparti. Adesso che la situazione sta lentamente tornando verso la normalità, ci si torna a interrogare sul futuro di questo nosocomio, che già l’anno scorso era finito al centro di un corposo piano di trasformazione da parte della Regione Liguria.
“Non ritengo assolutamente convincenti – afferma la sindaco di Sestri Levante, Valentina Ghio – le risposte che ci sono state date sulle questioni che abbiamo posto pubblicamente. Credo che l’esperienza del Covid abbia ridato centralità all’ospedale di Sestri, anche dal punto di vista della sua importanza sia pubblica che strategica. Si è visto come non mai quanto siano importanti i presidi di sanità pubblica e quanto sia necessario potenziarli, e non indebolirli. Lo spostamento di oncologia e il passaggio di prestazioni ambulatoriali e radiologiche ai privati lo ritengo molto preoccupante e spero che si possa tornare indietro quanto prima”.
Al momento, all’ospedale di Sestri Levante, non c’è nessun paziente in terapia intensiva per il Coronavirus. Ne risultano dieci ospedalizzati in terapia non intensiva. “La struttura per il Covid andrà mantenuta – prosegue Valentina Ghio – ma ci sono altri elementi che non vengono detti sino in fondo. Quando potranno ripartire, ad esempio, gli altri reparti dell’ospedale? Quello che mi auguro è che alcuni provvedimenti presi come temporanei non diventino poi definitivi, perché questo rappresenterebbe l’ultimo colpo alla sanità pubblica locale. Non si comprende, né si è mai compresa, quale sia la strategia dietro all’ospedale di Sestri. Da parte mia, vigilerò fortemente. Anche perché la sanità pubblica, lo ripeto, va rafforzata: abbiamo visto bene come hanno retto gli stati dove la sanità pubblica è forte, come in Germania”.
Sulla questione si esprime, a stretto giro, il consigliere regionale Claudio Muzio, che non solo è originario della Val Petronio, e quindi conosce benissimo il contesto di riferimento, ma è anche componente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale: “C’è un piano regionale, un documento ufficiale, che dice chiaramente come Sestri Levante sia il polo oncologico ufficiale di tutta l’Asl 4. È chiaro che, nel contesto della pandemia, sono state adottate scelte dal punto di vista emergenziale. Sestri è diventato un ospedale per il Covid e non c’erano più i requisiti per poter accogliere dei pazienti fragili come quelli che necessitano di cure oncologiche. Quindi sono state adottate scelte differenti. Anche gli ambulatori sono stati sospesi. Ma, una volta che si tornerà alla normalità, tornerà a essere valido il piano ufficiale e su questo non ci devono essere dubbi di nessun tipo. Le ipotesi di chiusura non esistono, così come le ipotesi di un indebolimento dell’Asl 4. Non solo c’è bisogno di una sanità sul territorio, ma va pure rinforzata l’assistenza territoriale attraverso i medici di base. Bisogna uscire dalla logica che si va al pronto soccorso per un nonnulla. Non c’è alcun disegno contro l’Asl 4. L’unico disegno è quello ufficiale della Regione Liguria, che tende a un rafforzamento e a una riorganizzazione strategica affinché le cose possano funzionare di più e meglio”.
Alla vigilia delle elezioni regionali, questo rappresenta un impegno preciso da parte di un amministratore del territorio. Ne chiederemo altri, di questi impegni, attraverso il nostro settimanale, nei prossimi numeri. Perché c’è bisogno, come non mai, che su questi argomenti ci siano non solo le giuste sensibilità, ma anche le giuste responsabilità e le doverose prospettive.