di ALBERTO BRUZZONE
Un anno e mezzo fa, a fine ottobre del 2018, le immagini del porto di Rapallo completamente devastato, con centinaia di barche scaraventate sulla passeggiata e decine di yacht affondati, fecero il giro del mondo.
Ci vollero settimane e settimane per restituire alla città un minimo di ordine e di decoro, mentre il ‘Carlo Riva’, che da sempre è nella storia della nautica italiana, in quanto rappresenta il primo porto turistico a esser stato costruito, restava ancora tristemente vuoto.
Ora, la strada della ricostruzione è sempre più avviata e i lavori partiranno ufficialmente ai primi di giugno. La notizia è stata comunicata nei giorni scorsi e a occuparsi dell’intervento, per conto della proprietà, sarà Fincantieri, attraverso la società a essa collegata, la Fincantieri Infrastructure Opere Marittime, che è a sua volta una diramazione della Fincantieri Infrastructure che, tra le molte altre attività, ha avuto un ruolo da protagonista nella realizzazione del nuovo ponte sul torrente Polcevera a Genova, dopo il crollo del Morandi.
Per Rapallo, ma un po’ per tutto il Tigullio, si tratta di una notizia importantissima, che abbiamo voluto trattare, come ‘Piazza Levante’, all’interno del nostro ciclo ‘Il Tigullio post Covid’: è pur vero che si tratta di un’opera necessaria dopo la mareggiata di fine 2018, ma è altrettanto vero che l’inizio del cantiere, proprio in questo periodo, costituisce un fortissimo segnale di ripartenza dopo la pandemia.
“Fincantieri Infrastructure spa, attraverso la sua controllata Fincantieri Infrastructure Opere Marittime – si legge nel comunicato diffuso nei giorni scorsi – ha sottoscritto il contratto per la ricostruzione, il rinforzo e l’adeguamento dello storico porto turistico internazionale di Rapallo, il primo Marina italiano, progettato e costruito dal pioniere della nautica Carlo Riva nel 1971, e pesantemente danneggiato dalle mareggiate dell’ottobre 2018 che hanno devastato la costa ligure e gran parte delle coste italiane. I lavori per la ricostruzione del porto avranno anche lo scopo di mettere in sicurezza l’abitato e l’area marina di Rapallo”.
Il porto Carlo Riva verrà ripristinato secondo i più alti ed evoluti standard progettuali di sicurezza marittima e logistico-infrastrutturale, in quanto il dimensionamento delle opere di difesa sarà basato sui dati relativi all’evento meteomarino eccezionale del 2018, grazie a un avanzato modello fisico realizzato da un centro universitario italiano di avanguardia, che permetterà alla nuova diga di resistere anche in futuro ad eventi meteomarini di pari portata.
“L’opera completa, comprensiva di nuovi banchinamenti e pontili, verrà realizzata in quindici mesi dall’inizio dei lavori, mentre già a giugno 2021 sono previsti il completamento della diga foranea e del muro paraonde”.
Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, osserva: “Esprimo soddisfazione per la firma di questo contratto che consentirà a Fincantieri, attraverso la propria controllata Infrastructure, di mettere le proprie competenze a servizio della ricostruzione e dell’ammodernamento di un Marina simbolo della nautica italiana, che speriamo possa rappresentare un segnale di ripresa per il comparto e per il turismo nel nostro Paese. Unitamente al porto di Vado Ligure, potremo contribuire al rafforzamento della costa ligure e al conseguente rilancio del suo indotto economico”.
A fornire ulteriori dettagli, in una intervista a ‘Piazza Levante’, è Marcello Sorrentino, amministratore delegato di Fincantieri Infrastructure: “Con queste ulteriori assegnazioni, Fincantieri Infrastructure consolida la sua presenza nel settore delle infrastrutture, dove da poco tempo ha collezionato il completamento in tempi record del nuovo Ponte di Genova e la costruzione, in corso a Braila (Romania), del Ponte sul Danubio, il terzo ponte sospeso più lungo d’Europa. E con le opere marittime di Rapallo e Vado Ligure restituiamo al Paese quelle competenze che si stavano estinguendo”.
Secondo Sorrentino, “a Rapallo saremo parte attiva, insieme alla proprietà attuale e, speriamo, insieme anche a nuovi partner. Cominceremo subito dal ripristino della diga foranea che, come detto, sarà rialzata rispetto a prima e che consentirà di mettere in sicurezza non solo il porto, ma anche tutta quanta la città. Successivamente, riattrezzeremo la struttura portuale con pontili e banchine, seguendo lo schema già preesistente. Noi teniamo moltissimo a questo intervento, per due ragioni: la prima è che consolidiamo la nostra presenza in Liguria dopo la bellissima esperienza del Ponte di Genova; la seconda è che, insieme all’ampliamento della diga foranea di Vado Ligure, la Fincantieri Infrastructure Opere Marittime può mostrare il meglio delle proprie competenze. Noi, come da tradizione, sviluppiamo al nostro interno il know how, per poi eventualmente irrobustirlo con apporti esterni. Questa società, che è guidata dall’ingegner Giorgio Bellipanni, è la dimostrazione di come anche una grande azienda a capitale in maggioranza pubblico possa davvero dare un enorme contributo alla ricostruzione del Paese, intervenendo laddove c’è bisogno. Ed è un contributo essenziale e che poche aziende sono in grado di dare, in un momento in cui molte situazioni crollano a pezzi”.
È questo un tema che, come ‘Piazza Levante’, è stato affrontato dal nostro editore Antonio Gozzi in una delle sue riflessioni di maggior presa, a proposito del nuovo Ponte di Genova: “La potenza di fuoco, l’organizzazione, la tecnologia, la professionalità, gli uomini che hanno consentito di rendere possibile questa straordinaria realizzazione provengono largamente da imprese pubbliche: Fincantieri, Italferr e Salini Impregilo, nella quale, come anche nelle prime due, l’azionista pubblico Cassa Depositi e Prestiti ha un ruolo essenziale. In un momento e su un’attività nella quale certamente il capitalismo privato italiano non ha dato buona prova di sé, al di là delle responsabilità che saranno accertate in sede giudiziaria, le imprese controllate dallo stato ma gestite con efficienza e qualità manageriale danno una risposta importante e veloce. La retorica di un liberismo ideologico ed estremista che per decenni ci ha voluto far credere che solo l’impresa privata sia capace di efficienza e generazione di valore è stata smentita dai fatti. L’Italia è stata storicamente un Paese a capitalismo privato debole e talora straccione. Oggi la grande dimensione di impresa con la sua capacità di accumulazione e investimento, di ricerca e di innovazione, di spinta alla crescita da noi è presidiata quasi esclusivamente da imprese che un tempo si sarebbero chiamate a partecipazione statale: Eni, Enel, Leonardo (ex Finmeccanica), Fincantieri, Italferr, Cassa Depositi e Prestiti, Terna, Anas ecc. Queste imprese sono una grande ricchezza dell’Italia, come ha dimostrato anche la tragica vicenda del ponte. Bisogna garantire loro traiettorie di sviluppo e di crescita, proteggendole dalle incursioni della politica, assicurando loro una governance fatta da management di qualità, costruendo scelte nazionali ed internazionali che consentano all’Italia di rimanere un grande Paese industriale”.
E Sorrentino concorda: “Sono proprio queste realtà, come Fincantieri e Salini, a rappresentare una vera risorsa per tutta l’Italia. Noi siamo a disposizione, per le infrastrutture e per fare ogni cosa bene e a regola d’arte. Siamo specializzati nella progettazione, realizzazione e montaggio di strutture in acciaio per progetti complessi, e siamo nati proprio per potenziare la strategia di diversificazione del gruppo, facendo tesoro dell’esperienza nella costruzione di ponti e di grandi manufatti in acciaio”.
L’Italia con l’anima di acciaio e tutte le sue bellezze storiche: una splendida immagine in chiave futura, che però deve diventare, sempre più, una realtà concreta.