di DANILO SANGUINETI
Sarà che le caratteristiche di sport individuale, o al massimo duale, con gli avversari oltre che distanti pure tenuti separati da una rete, favoriscono il tennis, sarà che le innovazioni anglosassoni degli ultimi tempi – Padel, Squash – hanno svecchiato rilanciato la sua immagine un po’ elitaria e demodè… comunque sia lo sport caro ai coccodrilli ha mostrato di essere tra le discipline più rapide a uscire dall’ombra del lockdown e a restituire luce a campi e club house.
Con le dovute precauzioni, i dovuti distinguo, ma a pieno regime la macchina di un circolo importante e storico come quello di Santa Margherita sta girando a pieno regime. Non solo non ha lasciato e ha confermato l’organico nella città del Tigullio occidentale, ma ha persino raddoppiato assumendo la gestione del tennis club di Zoagli, o meglio di quello che potrebbe diventarlo perché al momento si lavora attorno a un solo campo in sintetico da due anni negletto nel centro del paese accanto all’Asilo Merello. Un impianto che stava evaporando, e che il T.C. Santa Margherita ha rimesso a nuovo vincendo la gara di appalto indetta dal Comune di Zoagli.
Il gruppo sammargheritese ha applicato la stessa filosofia di lavoro che tre anni fa permise di risanare il loro club. La Regione Liguria, proprietaria della struttura, lo assegnò in gestione a una società genovese specializzata che ha investito e soprattutto creduto nel gruppo di maestri e dirigenti che per un lustro aveva tenuto in piedi la struttura con grandi sforzi e sacrifici personali.
La storia promette di ripetersi a Zoagli, a garantire per i sammargheritesi c’è Francesca Fusi, efficienza ed entusiasmo saldate da inesauribile energia positiva: “Avevamo preso l’impegno prima che si scatenasse la buriana, il tempo in più ci ha permesso di prepararci meglio alla riapertura. Va detto che il nostro sport ha meno complicazioni rispetto agli altri, a inizio del mese scorso eravamo in grado di spalancare le porte del circolo di Santa. Una volta ricevuto il protocollo dalla Federazione che si adeguava a quanto disposto dal Governo, siamo entrati in azione. Martedì 5 maggio a Santa si potevano affittare i campi per partite e lezioni di tennis singolo”.
Per il Padel e per le gare e le lezioni di doppio, invece, si è dovuto attendere la fase 2. “Segreteria, spogliatoi e servizi igienici chiusi. Ci siamo affidati al senso di responsabilità dei nostri atleti e dei nostri clienti e abbiamo fatto bene. Il Bar MOG Easy Lunch da alcuni giorni effettuava il servizio di asporto e delivery. Il 25 maggio sono ripresi gli incontri di doppio e di Padel classico, quello con 4 giocatori. Naturalmente sono rimasti in vigore la chiusura degli spogliatoi/servizi e la prenotazione obbligatoria oltre alle disposizioni sul distanziamento sociale pre/post match”.
A questo punto restava da compiere l’ultimo passo, spostarsi a Zoagli e dare il via alla nuova avventura. Certo, rispetto ai cinque campi in perfetta efficienza, il campo di Padel, la club house e la palestra a Santa, Zoagli parte come un fratello minore. Francesca guarda il bicchiere mezzo pieno: “È un ritorno dove sino a pochi giorni fa c’era il deserto. Il campo in sintetico il 29 maggio, giorno dell’inaugurazione, ha visto i zoagliesi accorrere numerosi. Abbiamo ospitato 12 prove, il giorno dopo sono venuti a iscriversi in 10. E nella settimana sono continuati test di assaggio quasi sempre confermati da una iscrizione. E questo con la città ancora senza i turisti provenienti da altre parti della regione e d’Italia. In più la procedura per le sanificazioni e le varie precauzioni che rigorosamente osserviamo ci costringe a limitare orari e accoglienza. Ho l’impressione che quando si potrà andare sul campo senza limitazioni dovremo metterle comunque noi… perché le adesioni fioccheranno!”.
Si sta già pensando di portare il Padel anche a Zoagli e ad organizzare nei prossimi mesi un centro estivo in collaborazione con l’adiacente Asilo Merello. “A Santa sta per partire, a Zoagli vedremo, ma siamo ottimisti. Per ora ci dobbiamo accontentare, ma forse accontentarsi è la parola sbagliata – riflette Francesca – Siamo tornati a giocare, a stare all’aria aperta, a muovere arti e muscoli rimasti fermi a lungo. Per la socialità e le risate di un tempo dovremmo aspettare ancora un po’ ma torneranno, noi ne siamo certi”.
Quando ti ritrovi a temere che il Paese stavolta possa non farcela, saltano fuori esempi come questo. E ti torna il buonumore.