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Giovedì, 8 giugno 2023 - Numero 273

Il Tennis Club Chiavari risorge dopo i danni del maltempo

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di DANILO SANGUINETI

Il colpo più letale è quello che non ti aspetti. Il rovescio più devastante, quasi impossibile da contrastare, arrivò una mattina di due mesi fa sui campi del T.C. Chiavari non da fondo campo o a filo di rete, ma incredibilmente dall’alto. Da molto in alto, diciamo da Giove Pluvio.

Lo scorso 15 ottobre imperversava una specie di fortunale di notevole entità sul Tigullio. Maltempo al quale in zona Preli, specie negli ultimi tempi, si erano rassegnati e quindi in qualche modo abituati. La sorpresa fu totale. Perché tutto ci si poteva aspettare dalle intemperie fuorché vedere il pallone pressostatico che copriva da anni il campo 4 del Tennis Club, strumento indispensabile per continuare attività scolastica e agonistica lungo l’intero periodo invernale, volare verso il cielo o meglio verso la collina delle Grazie, per poi seguire l’evoluzione del mini-tornado e andare a schiantarsi contro l’unica struttura verticale rimasta in piedi, la club house e l’annesso bar. Un evento meteo imprevedibile, anzi incredibile sino a l’altro ieri, una tromba marina che ha scardinato non solo il pallone ma anche l’interattività e l’agenda del sodalizio chiavarese più antico è più famoso nel Tigullio.

Il racconto del direttore tecnico Fabio Marchione tradisce, a due mesi di distanza, la fatica che lui stesso compie per ricostruire l’evento: “Erano più o meno le ore 15 del 15 ottobre, in una sequenza rapidissima, trenta secondi, un minuto al massimo, abbiamo prima sentito e poi visto un vortice di aria schiantarsi sul nostro campo. Il pallone pressostatico che copriva il campo 4 è volato via. Per fortuna, e non lo dico con ironia, il moto semicircolare del vento lo ha prima sollevato in aria e poi spinto contro il nostro bar. Se si fosse abbattuto sulla ferrovia che costeggia la nostra area, dove nel frattempo dalla collina delle Grazie ‘piovevano’ alberi secolari, potevano esserci danni molto più seri. E per una volontà ancora più benigna del fato, tutti quelli che erano al momento presenti al circolo, compreso il sottoscritto, hanno fatto tempo a rifugiarsi all’interno perché tutto intorno volavano pezzi di ferro (paletti delle recinzioni), il motore elettrico che pompava l’aria per tenere su il pallone, la porta di emergenza in acciaio del pallone. Se qualcuno fosse rimasto all’aperto non avrebbe avuto scampo”.

Un minuto dopo l’evento i cinque campi, quattro in terra rossa, uno coperto, e quello in sintetico (fondo in ‘Green Set’) sembrano come se fossero stati presi a calci da un essere gigantesco. Marchione, i maestri, i tanti soci accorsi spontaneamente per rendersi conto di quanto accaduto, il presidente del club Stefano Botto e gli altri consiglieri si sono messi le mani nei capelli. “Era evidente che il conto dei danni sarebbe stato salato. Non meno di centomila euro, perché oltre a doversi procurare un altro pallone, c’era da rifare l’intero impianto di illuminazione, interno ed esterno per ogni campo. Non lo nego che abbiamo avuto un attimo di sconforto, ma solo un attimo. Il giorno dopo eravamo tutti quanti di nuovo lì a decidere il da farsi”.

L’immagine simbolo della incrollabile volontà dei chiavaresi è un’istantanea che si trova sulla pagina Facebook del T.C. Chiavari: il campo in sintetico, l’unico che si poteva far tornare agibile in poche ore, spazzato e con un carrello porta palline, e una racchetta sopra di esso. Il classico scenario che un allievo trova a inizio lezione. Un messaggio chiaro: si ricomincia. “Infatti tenemmo le lezioni in programma per la scuola tennis, nessuno dei ragazzi si tirò indietro, maestri e studenti fecero la loro parte”.

Poi si dovettero fare i conti. “L’assicurazione del club non prevedeva rimborsi per casi simili. Siamo stati inseriti dagli organi competenti tra i danneggiati dagli eventi meteorologici dell’autunno, il Comune di Chiavari ci ha dato una mano e ci ha consigliato sull’iter da seguire, ma i tempi sono i soliti, quelli della burocrazia italiana. Tra un anno sapremo se siamo stati inseriti e, nel caso, ci vorrà altro tempo per definire il risarcimento. Noi non potevamo attendere così tanto, il nostro è un circolo di dimensioni medio-grandi, oltre al settore agonistico abbiamo una scuola tennis con il maggior numero di iscritti della zona. La nostra principale risorsa perché, non potendo contare su soci particolarmente facoltosi o ricchi mecenati, formiamo le nostre squadre pescando quasi interamente dal vivaio”.

Scatta il ricorso a una misconosciuta ma radicata caratteristica del ligure: mugugna e fa il ‘maniman’, ma se capisce di essere con le spalle al muro la pianta con i lamenti, si rimbocca le maniche e fa sul serio. Marchione riassume: “In meno di due mesi abbiamo trovato i fondi per il cambio del pallone, che era comunque in programma. Oltre alla nuova copertura tensostatica sul campo 4, abbiamo sistemato un nuovissimo impianto di illuminazione, che sfrutta la tecnologia Led, più performante e meno costosa di quella tradizionale”.

Un mezzo prodigio, no un prodigio intero se si pensa a quanto accaduto nelle settimane seguenti alla tromba marina: “Come ricorderete, ha piovuto per giorni e giorni, quasi ininterrottamente. Senza un campo coperto, con i 4 campi in terra rossa allagati, non c’era modo per giocare a tennis. Saltavano a ripetizione lezioni, le prenotazioni dei privati, gli eventi per gli agonisti. Sembrava che non dovesse tornare mai il sole, invece con pazienza, stringendo un po’ i denti, non ammainando mai la speranza, ne siamo usciti. Il 10 dicembre abbiamo alzato il nuovo pallone, dal giorno dopo abbiamo incominciato a usarlo. E non intendiamo fermarci. L’entusiasmo è contagioso, stiamo progettando di sostituire un terreno in terra con uno in erba sintetica, impermeabile e performante ancor meglio di quello in sintetico. Insomma, procediamo al primo vero restyling del circolo dal 1969, quando fu ‘disegnato’ come lo vedete, ad oggi”.

Da un male può sorgere il bene. Il vento potrà soffiare quanto vuole, per il Tennis Club Chiavari domani sarà veramente un altro giorno.

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