di NICOLA PEIRANO *
Una giovane donna che viene accusata di stregoneria quando torna nel suo paese natale. Un ragazzo balbuziente che supera il suo problema attraverso il rap. Un’adolescente ribelle nella Danimarca degli anni Trenta che viene ricoverata in un istituto dove provano a ‘correggere’ il suo comportamento. Ma anche tanti altri personaggi ruvidi e imperfetti, in cerca di un riscatto personale, in fuga da un contesto opprimente, in lotta contro i pregiudizi della società o semplicemente alle prese coi propri mostri interiori.
Queste sono solo alcune delle loro storie, vicende del presente o di un tempo lontano che hanno fatto commuovere, riflettere e sognare il pubblico del RIFF, il Riviera International Film Festival di Sestri Levante.
Giunto alla sua settima edizione, il festival di film e documentari rivolto a registi under 35 sta crescendo anno dopo anno ed è diventato ormai l’evento cinematografico per eccellenza sul nostro territorio: un primato che proietta il RIFF tra le più importanti rassegne cinematografiche a livello nazionale. Circa 8000 sono i biglietti emessi tra martedì 9 e domenica 14 maggio, un vero e proprio record per la kermesse ideata da Stefano Gallini Durante, produttore emigrato a Hollywood ma con il cuore in Liguria, e dal direttore esecutivo Vito D’Onghia. La città di Sestri ha accolto spettatori di ogni età e provenienza, ma anche i più importanti talents dell’industria dello spettacolo. Professionisti già affermati, studenti alle prime esperienze o semplici appassionati hanno così avuto l’occasione di incontrarsi, di dialogare, di condividere esperienze in uno scenario unico come quello offerto dal golfo del Tigullio. Ecco allora che il RIFF è diventato in poco tempo non solo un festival dei ‘film’, ma un vero e proprio festival del ‘Cinema’, durante il quale i maestri della ‘settima arte’ ci svelano i segreti del loro lavoro.
Numerosi i talk e le masterclass che si sono svolti tra il Duferco Lounge – la tensostruttura allestita dal main sponsor Duferco Energia in piazza Matteotti – e l’ex convento dell’Annunziata. Ospiti italiani e internazionali si sono alternati sul palco raccontando il dietro le quinte della loro professione. Grande successo hanno avuto i talk col cast di ‘Mare Fuori’ e ‘Blanca’, due tra le fiction più popolari del momento, e proprio alle serie televisive il festival ha riservato uno spazio importante.
‘Unwanted – Ostaggi del mare’, serie di Sky, è stata presentata in anteprima assoluta dallo sceneggiatore Stefano Bises, dal noto giornalista investigativo Fabrizio Gatti – autore del libro ‘Bilal’ da cui trae spunto la serie – e da Nils Hartmann, vice presidente Sky Studios Italia e Germania. ‘Django’, ispirata all’omonimo western di Sergio Corbucci, è stata oggetto di una masterclass tenuta dalla regista Francesca Comencini e da Paki Meduri, che hanno mostrato al pubblico un suggestivo moodboard a cui si sono rifatti per realizzare le scenografie della serie. Ludovica Rampoldi, autrice di ‘The bad guy’, ha invece parlato del suo lavoro di sceneggiatrice, dei trucchi per costruire un racconto seriale di successo e di come una storia ‘scritta bene’ debba avere anche un’identità forte e riconoscibile, quel ‘qualcosa in più’ che la contraddistingua dalle altre.
Ma cosa sarebbe un festival senza i suoi film? Non possiamo quindi dimenticare alcune delle opere presentate alla rassegna, molte di queste in anteprima nazionale. Presidente della giuria che ha scelto il vincitore nella sezione lungometraggi è stata la star inglese Emily Mortimer (nella foto), già attrice per Woody Allen e Martin Scorsese. Il premio per il miglior film è andato al francese ‘The sixth child’, un dramma famigliare ambientato nelle periferie di Parigi in cui una coppia in attesa del sesto figlio è alle prese con gravi problemi economici. Vincitore per la sezione documentari è invece ‘Project Iceman’, che racconta la storia fuori dall’ordinario di Anders Hofman, il primo essere umano a tentare l’impresa di completare un triathlon di lunga distanza in Antartide. Altri premi sono stati assegnati ad opere di grande impatto come il film norvegese ‘Storm’ – vincitore per la miglior regia – incentrato sulla tragica vicenda di una madre e di sua figlia, una bambina sospettata di aver causato la morte del fratello. Infine, come non citare ‘Patrick and the whale’, documentario sul mondo dei capodogli, che ha incantato anche un folto pubblico di alunni delle scuole elementari con immagini inedite delle profondità marine che sembrano provenire da una dimensione ultraterrena.

Non potendo ricordare tutte le opere in concorso, concludiamo questa carrellata sottolineando come il RIFF abbia avuto anche un ultimo merito: quello di aver dato voce a problemi di urgente attualità quali la difesa dell’ambiente, la tutela del patrimonio paesaggistico e la difesa della biodiversità, argomenti affrontati anche in una chiave meno tradizionale come nel documentario sul punk e il veganesimo del noto musicista Moby. E se questa nuova generazione di registi ha scelto di esprimere la propria visione artistica affrontando queste tematiche, è perché ormai l’appello a salvaguardare il nostro pianeta non può più restare inascoltato.
(* Sceneggiatore per il cinema e per la televisione)