(r.p.l.) Il primo semestre del 2025 si chiude con segnali di moderata espansione per l’economia locale, trainata dai servizi, in particolare logistica, sanità privata e terziario avanzato, mentre l’industria continua a rallentare. A scattare la fotografia è il report semestrale del Centro Studi di Confindustria Genova, pubblicato il 18 luglio.
Nel complesso, il fatturato registra un lieve incremento sul mercato interno (+0,9%), ma il vero motore della crescita sono i servizi: boom per i terminal portuali (+13,7%) e ottimi risultati anche per la sanità privata, in crescita sia per volumi che per margini. I trasporti reggono, nonostante un calo del 5% nel traffico merci portuale, dovuto soprattutto alla flessione degli oli minerali.
Al contrario, la manifattura soffre. La produzione industriale cala dell’1%, con margini in contrazione e difficoltà soprattutto sul fronte interno. Si salva la cantieristica navale, che continua a trainare con forza ordini, fatturato e occupazione. Male invece tessile, chimica e metalmeccanica, comparti colpiti da un mix di domanda debole e costi elevati.
A complicare il quadro, lo scenario internazionale. Il presidente Trump ha annunciato nuovi dazi del 30% sulle importazioni europee a partire dal 1° agosto: una mossa che rischia di colpire duramente l’export ligure, storicamente molto legato al mercato statunitense. Le aziende hanno cercato di correre ai ripari anticipando spedizioni e contratti, ma secondo Confindustria si tratta di domanda “rubata al domani”.
Le previsioni per il secondo semestre restano incerte. Le imprese stimano una crescita del fatturato del +2,3%, ma tutto dipenderà dall’andamento dei mercati globali e dalle prossime mosse di Washington. Preoccupano anche gli effetti della svalutazione del dollaro, che rende meno competitivi i prodotti italiani in America, in particolare nei settori della meccanica, del chimico-farmaceutico e dell’agroalimentare.
Nonostante tutto, il mercato del lavoro tiene: sono 40.750 le assunzioni previste nel secondo semestre, concentrate soprattutto nei servizi. Aumenta però la difficoltà di reperimento per profili tecnici e specializzati, sintomo di un disallineamento tra domanda e offerta che rischia di rallentare la ripresa.