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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Il progetto pilota di medicina territoriale di Neirone è un passo avanti nella direzione giusta

La Asl 4 fornirà i servizi di telemedicina, l’infermiere di comunità e tutto quanto serve per organizzare un monitoraggio clinico degli abitanti over 65
A Neirone è partito un progetto di sanità territoriale per gli abitanti over 65
A Neirone è partito un progetto di sanità territoriale per gli abitanti over 65
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di SABINA CROCE

È stata presentata in questi giorni l’iniziativa di un progetto pilota dell’Asl 4, in collaborazione con La Sapienza di Roma e la Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie ed ospedaliere) che riguarda il piccolo comune di Neirone nel nostro entroterra. 

Su neppure 1000 abitanti, Neirone ne annovera 350 con più di 65 anni.

Per queste persone è partito un progetto di assistenza sanitaria (e non solo) che coinvolge il Comune, che ha messo a disposizione lo spazio fisico del Punto Salute ed alcune facilitazioni logistiche per il medico che si è assunto il ruolo di curante; e coinvolge anche e soprattutto la Asl 4, la quale fornirà i servizi di telemedicina, l’infermiere di comunità e tutto quanto serve per organizzare un monitoraggio clinico degli abitanti over 65, sia routinario sia straordinario in caso di emergenze, anche mediante servizi diagnostici itineranti. L’Università della Sapienza ha collaborato con l’installazione di alcuni servizi di domotica. 

Non mancherà inoltre la collaborazione, che è stata cercata e voluta, delle locali associazioni di volontariato e, pare, neppure quella del parroco e dei carabinieri.

Io ero una giovane studentessa di medicina quando nel 1978 ho visto nascere il Servizio Sanitario Nazionale. Ho visto le lacrime di emozione negli occhi di mio padre, medico di famiglia e funzionario Asl, quando mi annunciava che da allora avremmo tutti avuto diritto alle migliori cure possibili, e senza bisogno di pagare nulla. Ho vissuto gli anni in cui potevamo vantarci senza tema di smentita di avere il miglior servizio di sanità pubblica che un grande paese potesse avere. E poi l’ho visto lentamente e inesorabilmente declinare, un po’ per l’allungarsi della vita e l’aumentare delle necessità e dei costi delle cure; e molto per il disimpegno negli investimenti, per la miopia nel programmare la sostituzione del personale che si pensionava, per la riluttanza ad adottare le tecnologie nuove che pure c’erano e che avrebbero aiutato i medici di famiglia e la medicina territoriale.

Il Covid ha dimostrato tutte queste carenze della medicina di prossimità in maniera palese e crudele. Ma dopo la fine dell’emergenza tutto sembrava tornato come prima.

Ora la notizia di questo progetto mi pare veramente una luce di speranza. Non solo per gli over 65 di Neirone che certamente si sentiranno più accuditi, più conosciuti personalmente e quindi meno fragili ed abbandonati a se stessi. Ma perché per un paese che invecchia, e che è fatto per la grande parte del suo territorio di piccoli paesi, di montagne, di strade impervie e difficili da percorrere il progetto di una sanità che in qualche modo ti viene incontro sembra finalmente quello di una sanità che vuole imboccare la strada giusta.

Il coinvolgimento di volontari, parroco e carabinieri è un altro passo verso la formazione di legami di comunità che rinsaldano i legami tra le persone, aiutano a rimanere sul posto, a sentirsi ‘persone’ e non ‘pazienti’. Al contrario di quanto mi sembra si possa dire delle ‘case di comunità’ dove è vero che si può sempre trovare un dottore anziché intasare il pronto soccorso, ma dove ogni volta rischi di trovare qualcuno che non hai mai visto e che non sa nulla di te. 

Di certo le persone anziane che possono restare nelle loro case, che possono essere seguite sempre dal proprio dottore e dal proprio infermiere, che possono trovare nel Punto Salute qualcuno che per mestiere o per vocazione desidera occuparsi di loro e riesce a sorprendere cambiamenti potenzialmente allarmanti, che sanno di potersi affidare a persone conosciute saranno anche persone che si ammaleranno di meno e più tardi, e le loro malattie avranno un andamento mediamente più lento e controllabile e richiederanno più tardivamente il trasferimento in una struttura di cura .

Anche questo si traduce in un risparmio per il SSN, oltre che in una migliore qualità della vita.

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