di ALBERTO BRUZZONE
“I risultati di questo studio dimostrano che una percentuale minoritaria, ma consistente, della popolazione della Città Metropolitana di Genova ha sviluppato una risposta anticorpale al virus SARS-CoV2, con cui è venuta a contatto entro il mese di aprile 2020. Un’ampia variabilità della prevalenza anticorpale è presente in base a esposizione al rischio di contagio. La Città Metropolitana di Genova consta di 862.000 abitanti. Estrapolando i nostri dati alla popolazione totale, stimiamo che circa 120.000 abitanti (il 14% della popolazione) abbiano contratto l’infezione in un periodo di circa due mesi dall’inizio della pandemia fino ad aprile”.
Sono questi i risultati a cui è giunto, nei giorni scorsi, il gruppo scientifico di lavoro coordinato dalla cattedra di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, che ha sottoposto a test immunologico cromatografico qualitativo (denominato TICQ) un totale di 4694 persone di età media di 59 anni, tra popolazione generale, operatori sanitari e ospiti di residenze sanitarie assistite.
Il test, secondo quanto comunicato dai ricercatori (l’articolo completo è già stato pubblicato sul ‘Quotidiano Sanità’, anche perché il punto di forza di questo studio è che esso è il primo eseguito per la città di Genova in un campione sufficientemente numeroso ed uno dei primi in Italia), è risultato positivo in 765 soggetti (16%), raggiungendo il 25% tra gli ospiti delle Rsa e il 18% tra i soggetti con sintomi pregressi o che avevano avuto contatto con soggetti Covid 19.
Nelle tabelle esplicative, il dato del Tigullio, ovvero quello che interessa in particolare al nostro territorio, è stato estrapolato. E i numeri risultano inferiori rispetto alla media generale.
Nel Tigullio, sono stati effettuati 2983 test (finanziati per la maggior parte grazie alla raccolta fondi effettuata da Cam Tigullio ed Entella nel Cuore), di cui 291 sulla popolazione generale, 1986 su personale sanitario e 706 su ospiti delle Rsa. I positivi sono risultati 31 sulla popolazione generale, 146 sul personale sanitario e 112 sugli ospiti delle Rsa, con percentuali, rispettivamente, dell’11, del 7 e del 16%.
A Genova centro, tutte le percentuali sono superiori: positività del 16% nella popolazione generale, del 29% tra il personale sanitario e del 36% tra gli ospiti delle Rsa. Premesso che, come dicono gli estensori del lavoro, “il limite principale dello studio è un bias potenziale di campionamento per cui il campione non è rappresentativo della popolazione generale, i risultati dovranno pertanto essere verificati con quelli dello studio epidemiologico italiano dell’Istituto Superiore di Sanità, attualmente in corso”.
Però, considerando che “il test immunologico cromatografico qualitativo (TICQ) a flusso laterale è in grado di rilevare nel sangue umano gli anticorpi specifici IgG e IgM per il virus Covid-19 e che tali test hanno una buona sensibilità e specificità, sono facili da eseguire, sono a basso costo e pertanto sono idonei per una valutazione epidemiologica di ampie popolazioni di soggetti”, quella scattata riguardo al Tigullio è una fotografia che dimostra come il virus si sia diffuso molto meno rispetto al capoluogo e come anche in ospedali e Rsa la situazione sia rimasta, tutto sommato, contenuta.
A lavorare su questo studio sono: Germano Gaggioli del Laboratorio indipendente analisi cliniche ‘Casa della Salute, Genova’; Michele Brignole del Comitato Assistenza Malati Tigullio; Paola Morgavi del Laboratorio indipendente analisi cliniche ‘Casa della Salute, Genova’; Alessia Bondanza del Laboratorio indipendente analisi cliniche ‘Casa della Salute, Genova’; Federico Grifoni, Medico in formazione in Medicina Generale; Maria Vittoria Mallucci, Medico in formazione in Medicina Generale; Antonio Zampogna, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, sezione Tigullio; Antonio Vena della cattedra Malattie Infettive Ospedale San Martino di Genova; Matteo Bassetti della Cattedra Malattie Infettive Ospedale San Martino di Genova.
Il gruppo di lavoro osserva che “nel periodo della nostra valutazione, dal 24 marzo al 30 aprile 2020, nella Città Metropolitana di Genova, sono stati diagnosticati 5095 pazienti Covid-19 e sono decedute 724 persone (dati Istituto Superiore di Sanità). I dati Istat rilevano che nel periodo che va dal 20 febbraio al 31 marzo 2020 sono decedute in totale 3234 persone contro le 2364 persone (+870) dello stesso periodo di una media degli anni 2015-2019, pari ad un aumento del 37%. I suddetti dati evidenziano l’impatto reale della mortalità diretta o indiretta legata all’infezione relativa al Covid-19. Pertanto, solo una percentuale minoritaria di soggetti, pari al 4,2% (5095/120.000) ha avuto una manifestazione clinica di gravità sufficiente a ricorrere al Servizio Sanitario pubblico ed una percentuale ancora minore è morta (870 persone, pari a 0.7%)”.
E, ancora, si rileva che “i dati della letteratura sono concordi nel definire i pazienti fragili (soprattutto anziani con comorbidità degenti delle Rsa) come i più a rischio di contrarre il Covid-19 e ad elevata mortalità. Nel nostro studio, la prevalenza di infezione fra gli ospiti anziani di Rsa è stata del 24% (variabile da 16% nell’area con minore prevalenza nella popolazione generale a 36% nell’area a maggiore prevalenza nella popolazione generale). Tale prevalenza è minore di quella riscontrata nelle case di riposo della contea di King, Washington, USA che fu ben del 54% (16)”.
In conclusione, “il nostro studio dimostra l’ampia variabilità di risposte positive, variabile da 11% in chi non ha avuto contatti con soggetti affetti fino al 36% dei soggetti fragili ospiti delle Rsa. Il personale sanitario ha avuto una probabilità intermedia. Infine, è in qualche modo inaspettata la notevole differenza di positività fra due aree contigue, il centro e il Tigullio. A parte la casualità, possiamo ipotizzare che il rischio di infezione è tanto più grande quanto più vi è vicinanza fisica della popolazione tipica dei grandi aggregati di popolazione rispetto a zone, quali il Tigullio, in cui vi è maggiore possibilità di distanziamento sociale. Lo stesso è avvenuto in altre grandi città, come Milano, Madrid e New York, rispetto alle relative aree periferiche”.
In un altro articolo di questo numero ne parliamo, in video intervista, con Michele Brignole.