(r.p.l) Conto alla rovescia per il Premio internazionale di giornalismo di Santa Margherita assegnato a Rodolfo Faggioni, boliviano, corrispondente per il ‘Sur America Press’ e ‘Visor Bolivia’. La manifestazione che si svolgerà nel prossimo week end al Castello cinquecentesco e a Villa Durazzo è organizzata dal nostro settimanale in collaborazione con il Comune di Santa Margherita Ligure, l’Associazione della Stampa Estera in Italia e l’Ordine dei Giornalisti della Liguria.
Un appuntamento prestigioso che si articolerà su due giorni: sabato prossimo, 7 ottobre, al Castello cinquecentesco, giornata di incontri e approfondimenti, si ricorderà il giornalista sammargheritese Alfredo Marchesini e il suo operato presso il quotidiano Il Lavoro, ci sarà un collegamento con Parigi e la Maison del Journalistes e un intervento del Caporedattore Esteri de La Stampa Giordano Stabile (anche lui di Santa Margherita Ligure).
Nel pomeriggio tra i relatori il genovese Corrado Zunino, inviato de La Repubblica, rimasto ferito in Ucraina, e il giornalista dell’Associazione Stampa Estera, il boliviano Rodolfo Faggioni, vincitore del Premio Internazionale che sarà consegnato domenica 8 a Villa Durazzo a cui parteciperà come ospite d’onore il giornalista Rai Marco Frittella direttore Comunicazione e Relazioni istituzionali di Rai Com.
Faggioni è stato premiato per un articolo dedicato alle cinque terre. Ecco il pezzo vincitore.
LE CINQUE TERRE D’ITALIA
di RODOLFO FAGGIONI
In uno spazio di soli 12 chilometri della costa ligure di levante, in un susseguirsi di promontori rocciosi e piccole spiagge ad arco, andando verso est dove le montagne dell’Appenino si schiantano sul Mar Mediterraneo, si trovano cinque piccoli paesini collegati solo per ferrovia oppure da un sentiero scavato nella roccia chiamato romanticamente “Via dell’amore”. Sono incastonate in una eterna sfida, tra la orografia e il mare, e oggi, grazie a questa situazione di isolamento, sono diventate un centro d’importanza mondiale.
Le sue origine sono antiche. Sono state rinvenute resti della civiltà megalitica e da allora la zona è stata sempre popolata. In epoca romana Polibio e il geografo Strabone fanno riferimento a un itinerario, che partendo da Spedia, seguiva il susseguirsi delle colline, sotto la protezione delle “cinque terre” dove si trovano i Santuari di Montenero, Volastra, San Bernardino, Reggio e Soviore. In epoche successive gli abitanti scesero verso la costa e fondarono gli attuali paesini, conservando fino ad oggi, molte delle caratteristiche architettoniche iniziali.
È stato lo storico Jacopo Bracelli (1390 – 1466) nella sua opera monumentale ‘Descriptio Orace Linguisticae’ del secolo XV a chiamare per la prima volta a questi cinque paesini ‘Cinque Terre’ a seguito della descrizione che ne ha dato… “sorgono sulla scogliera cinque terre, quasi ad uguale distanza tra di loro che sono Monterosso, Vulnezia, Cornelia, Manarola e Riomaggiore … fa meraviglia vedere monti cosi erti e scoscesi, petrosi e aridi” … da qui vien fuori quel vino per le mense dei re”. E per questo buon vino, i cinque paesini sono diventati famosi fin dai tempi di Boccaccio.
I suoi abitanti, uomini di poche parole e di molti fatti, poco a poco hanno plasmato quel pendio assolato, roccioso e scosceso, trasformandolo in terrazzamenti e trasformando anche l’ economia che era esclusivamente marina in agricoltura, creando splendidi frutteti, oliveti e vigneti sul mare.
Oggi, la viticoltura delle ‘Cinque Terre’, arcaica fino a pochi anni fa, sta ottenendo un notevole salto di qualità con la sua ‘Cooperativa Agricola Cinque Terre’ che produce ed esporta in tutto il mondo solo due celebri vini: Sciacchetrà, un vino dolce fatto con tre tipi di uve bianche, Bosco, Albarola e Vermentino, appassite al sole per quaranta giorni e poi infuse in botti di legno. Si ottiene cosi un vino di colore oro con venature ambrate dal profumo intenso di erbe e di mare e dal gusto gradevole. E il ‘Cinqueterre’, vino bianco che prende il nome della zona di produzione come garanzia di origine ed è l’espressione della armoniosa fusione tra grande tradizione e moderna e attenta tecnologia, aumentando le caratteristiche di questo singolare prodotto dell’enologia. Attualmente i viticultori, durante la vendemmia, trasportano la uva nei locali della ‘Cooperativa Agricola Cinque Terre’ utilizzando monorotaie che attraversano il pendio e per l’irrigazione utilizzano l’acqua delle sorgenti sparse lungo tutta la costa.
Le ‘Cinque Terre’ sono una serra naturale completamente riparata dai venti, che i liguri hanno trasformato in un prodigioso e unico giardino. E stato istituito il ‘Parco Nazionale delle Cinque Terre’ che copre anche la zona marina e dove si studiano la flora e la fauna della zona. Percorrendo i sentieri scavati nella roccia, in un magico susseguirsi di vegetazione, una delle poche incontaminate, si trovano le euforbie che li danno al paesaggio colori accesi: giallo dorato in primavera, verde chiaro in estate e rosso vivo in autunno. Nelle piccole valli la vegetazione è più ricca ed esotica. È il regno della filicinea, del mirto e di altri arbusti sempre verdi e profumati. Tra Monterosso e Vernazza, le oscure ghiande ricordano le imponenti foreste che sicuramente un tempo ricoprivano l’intera zona, mentre i pini marittimi sono isolati. L’ambiente mediterraneo cambia continuamente se si procede verso l’interno. La vegetazione è più umida e temperata, il bosco è più fitto e caratterizzato da querce, castagne e frassini. L’ambiente marino non è inferiore a quello terrestre. È il regno di chi è appassionato di fotografia subacquea per via del suo mare sempre azzurro e trasparente.
Visitare le ‘Cinque Terre’ significa immergersi in un mondo incantato: famose località di residenza estiva animate da una intensa vita internazionale, si alternano a deliziosi rifugi in semplici a appartati villaggi di pescatori, tra la magica esuberanza di oliveti, magnifici vigneti e piante esotiche