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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Il Piano Mattei, una grande sfida e opportunità per l’Italia e le sue imprese

Il ruolo delle università italiane e in particolare delle grandi università delle città mediterranee: Genova, Napoli, Palermo e Bari sarà strategico. Progetti di collaborazione con Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco devono essere al centro dell’azione dei nostri atenei
Palazzo Chigi, sede del Governo italiano
Palazzo Chigi, sede del Governo italiano
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di ANTONIO GOZZI *

Il piano Mattei nasce da un’intuizione del Governo italiano, e in particolare del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per impostare il rapporto dell’Italia con l’Africa su basi nuove.

Un cambio di approccio che vuol superare la logica donatore/beneficiario per dare vita a rapporti paritari fondati sul dialogo, la collaborazione, la condivisione e l’ascolto e tutto ciò con l’obiettivo di avviare e consolidare processi di sviluppo integrati e mutualmente benefici.

A me pare significativo che sia stato scelto il nome di Mattei per lanciare questo programma e il ruolo dell’Italia in Africa e sulla sponda sud del Mediterraneo.

La storia di Mattei, che andrebbe insegnata nelle scuole ai nostri giovani perché costituisce un pezzo fondamentale della migliore tradizione italiana in politica estera, è la storia di un comandante partigiano cattolico, combattente nella lotta di liberazione contro il nazifascismo, che nel dopoguerra dà vita alla creazione e allo sviluppo dell’ENI e imposta su nuove e più eque basi il rapporto con i Paesi produttori di idrocarburi (Algeria e Libia in testa). Alcuni lo definiscono il partigiano che sfidò le sette sorelle.

Mattei fu protagonista di un approccio del tutto innovativo da parte di un Paese occidentale nei confronti dei paesi in via di sviluppo, un approccio che deve essere un punto di riferimento anche oggi.

Se l’Italia vuole davvero riscoprire la sua antica vocazione mediterranea e dare un contributo reale  ai gravi problemi geopolitici che assediano l’Europa e il suo quadrante sud , deve sfruttare la tradizione di amicizia e cooperazione con i Paesi della sponda sud del mediterraneo che Enrico Mattei, in un disegno complessivo di crescita e di ruolo dell’Italia nel mondo, seppe indicare.

Mentre noi chiamiamo ‘Trans-Med’ il gasdotto Algeria-Tunisia-Italia, gli algerini e i tunisini lo chiamano, giustamente, il “gazdut Enrico Mattei”.

Mattei non era antiamericano nonostante ciò che dice una vulgata della sinistra. Durante la guerra aveva organizzato e finanziato, per conto della DC, i partigiani cattolici, l’ala moderata delle forze della Resistenza, quella più vicina agli alleati. È vero però che la politica estera dell’Eni, con le sue aperture a Mosca e Pechino, creava apprensioni nelle cancellerie europee e nel Dipartimento di Stato americano. Nel tardo autunno del 1960 Washington attribuiva agli accordi Eni-Urss un carattere eversivo, anche se Germania, Francia e Gran Bretagna ne avevano stipulati di analoghi. Ma questa è un’altra storia.

Ritorniamo al piano Mattei di oggi.

Le priorità di intervento del piano sono 6:

  • Istruzione e formazione
  • Salute
  • Agricoltura
  • Acqua
  • Energia 
  • Infrastrutture (sia fisiche che digitali)

Il piano è partito con un approccio incrementale, con progetti pilota concreti e condivisi nella loro elaborazione con le Autorità locali, in 9 Paesi: Etiopia, Costa d’Avorio, Mozambico, Kenya, Congo, Tunisia, Algeria, Marocco. In fase successiva l’azione si estenderà ad altri Stati del Continente. Nel vertice del G7 a Borgo Egnazia il Piano Mattei è stato al centro delle discussioni, ed è emerso come vi sia totale comunanza di obiettivi tra il piano italiano e il piano del G7 PGII (Partnership for Global Infrastructure) da una parte, ed il Global Gateway dell’Unione Europea (150 miliardi da destinare all’Africa) dall’altra. 

Nella conferenza stampa di chiusura il Presidente Meloni ha annunciato di voler contribuire, con il Piano Mattei, a fianco della PGII e del Global Gateway alla creazione del “Corridoio di Lobito” (sistema infrastrutturale che collegherà l’Angola allo Zambia, attraversando la RD del Congo e integrando i mercati regionali a quelli locali). Ha inoltre riferito dell’interesse americano al progetto pilota del Piano Mattei curato dall’Eni per lo sviluppo in Kenya di produzione di energia geotermica e per il rafforzamento del progetto sui biocarburanti.

Il ruolo delle università italiane e in particolare delle grandi università delle città mediterranee: GenovaNapoliPalermo e Bari sarà strategico. Progetti di collaborazione con Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco devono essere al centro dell’azione dei nostri atenei.

È chiaro che il successo del Piano Mattei dipenderà molto dallo sforzo collettivo dell’intero “Sistema Italia”. È stata creata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, a Palazzo Chigi, una “Cabina di Regia” che ha fatto già due riunioni presiedute dal Presidente del Consiglio e dal Vicepresidente e Ministro per gli Affari Esteri Antonio Tajani.

La cabina prevede che, oltre ai Ministeri, via sia la partecipazione di associazioni di categoria, del mondo dell’Università, delle organizzazioni della società civile. Un formato a geometria variabile a seconda dei temi trattati per avere la necessaria flessibilità dell’organo.

Il ruolo di Confindustria in questa contesto sarà strategico. L’obiettivo è, da un lato, dare il massimo di trasparenza e informazione alle imprese italiane perché possano cogliere le diverse opportunità connesse al Piano; dall’altro, coordinare e sostenere il loro sforzo e i loro interventi per rinforzare il più possibile il piano anche con l’utilizzo di risorse private.

(* Il nostro editore è Special Advisor del Presidente di Confindustria per Autonomia strategica europea, competitività e Piano Mattei)

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