Abbiamo avuto conferma che il partito degli irriducibili bofonchiatori a Chiavari aspira a diventare maggioritario. A giudicare dai commenti social sabato 6 ottobre in tanti hanno mal digerito (a prenderla bassa) la confusione e gli intoppi dovuti al fatto che dal mattino al primo pomeriggio diverse vie cittadine erano chiuse al normale traffico dalla sesta tappa del Giro d’Italia Handbike 2018.
Si era chiaramente sottovalutato l’impatto di un blocco totale della circolazione delle auto nella parte centrale di una città che ha già le sue gatte da pelare con lavori in corso a pioggia. Per di più il caso ha voluto che la pioggia, quella vera, arrivasse proprio quel mattino dopo due settimane asciutte e convincesse i più a rinunciare a motorini, bici e soprattutto i cari vecchi ‘tacchi e suole’ per tirare fuori le carrozze a quattro ruote.
Risultato: un ingorgo a croce uncinata protrattosi dalle 10 alle 15 nelle migliori tradizioni fantozziane. Niente di tragico o irreparabile, qualcosa semmai che richiede un ragionamento su cosa (e chi) è mancato e come fare per evitare di ricascarci. Una cosa però deve essere chiara: l’impreparazione e l’approssimazione non possono essere addebitate a chi ha pensato e proposto un grande appuntamento di caratura europea e di vasta risonanza mediatica.
Un evento che ha regalato alla Handbike nuovi ammiratori e l’ha riportata all’attenzione del Tigullio dopo cinque anni (nel 2013 si tenne una gara su percorso cittadino). Vittorio Podestà, campionissimo nostrano dell’Handbike, più volte iridato e olimpionico, fermo per un anno sabbatico deciso dopo la nascita della primogenita, curatore della gara, tracciatore del percorso con la collaborazione di Gianluigi Brigneti, ci aveva fortemente creduto.
Si è fatto avanti, ha messo in moto la macchina. All’indomani della prova è sempre orgoglioso di quanto è riuscito a fare, ma è anche consapevole di cosa non ha funzionato e soprattutto è parecchio dubbioso sul voler ripetere ‘l’esperimento’.
Oltre che un campione, l’ingegner Podestà è una mente lucida, che va dritto al punto: “Ho intanto imparato che si fatica più a stare dall’altra parte della barricata. Quando gareggio, sono io e il mio bolide, devo solo pensare a farlo andare il più velocemente possibile. Se dirigi a bordo pista, hai tante di quelle cose a cui pensare che non riesci neppure a goderti lo spettacolo degli atleti, che sono quasi tutti amici e avversari carissimi, perché devi avere dieci orecchie e cento occhi per controllare che nessuno tra spettatori e atleti si faccia male. Ho sentito e letto anch’io le lamentele dei ‘cittadini’. Ci sono stati dei contrattempi, spero che non siano addebitati a noi dell’organizzazione”.
E Podestà ha motivi solidissimi per sostenerlo: “Sin da gennaio abbiamo chiesto i necessari permessi, ci sono stati diversi incontri con il Comune e con la Polizia Municipale che ci diede l’ok per questa data e questi orari. Anche sulla scelta del percorso ci furono solo consensi e apprezzamenti per la scelta del centro che lasciava libera l’Aurelia, a differenza del 2013, e la circonvallazione. Abbiamo pensato al centro città, via Martiri della Liberazione, via Veneto, piazza Roma per consentire agli spettatori di assistere alla gara sotto i portici, al coperto, tranquilli in caso di pioggia (come poi è stato) che di sole e per far apprezzare ancora di più il nostro centro città senza macchine. Aver scelto il sabato anziché la domenica come nel 2013 si spiega con la necessità di far combaciare la tappa del Giro d’Italia con una competizione di livello europeo che era in calendario per il giorno dopo a Sanremo. Solo così avremmo potuto invogliare a partecipare a Chiavari i migliori di ogni specialità, facendo arrivare anche diversi campioni stranieri”.
Il fatto che nella ‘cintura esterna’ alle strade del percorso si siano formate lunghe file di macchine è presto spiegato: “Cittadini e turisti non erano adeguatamente informati vista ormai la moltiplicazione dei canali di comunicazione che invece che facilitare queste cose, spesso le complica non permettendo evidentemente di raggiungere un’ampia platea di interessati. Eppure noi abbiamo tenuto la conferenza stampa di presentazione il 4 ottobre, ossia due giorni prima della gara, proprio per impedire che la gente dimenticasse. I giornali nella settimana della gara hanno scritto numerosi articoli, da giovedì a venerdì le tv locali ne hanno diffusamente parlato. Sicuramente da migliorare la segnaletica provvisoria, spesso carente, spesso parziale; soprattutto non c’erano indicazioni sulle vie alternative per arrivare al casello autostradale, all’Aurelia sia per Rapallo che per Sestri. E poi mi sento di aggiungere una cosa, che va anche oltre la nostra gara e le piccole polemiche di giornata”.
Una nota che va condivisa in toto. “Io durante la gara ero all’intersezione tra corso Millo e viale Tappani, in uno dei varchi creati per far entrare i mezzi dei partecipanti, curando gli attraversamenti delle persone che potevano circolare a piedi attorno al percorso per tutta la durata dell’evento. Ebbene osservavo la colonna di auto ferme: su dieci, nove erano occupate dal solo guidatore… Possibile che per una sola mattina di un giorno semi festivo non ci si potesse organizzare in maniera diversa? Che fosse indispensabile tirare fuori la macchina? In questo modo molti hanno aumentato i disagi di chi dell’auto aveva veramente bisogno e dei mezzi pubblici o dei servizi essenziali”.
Podestà si ferma per un attimo, poi sbotta: “E’ un discorso lungo, ci sarebbe da parlare di coscienza sociale ed ecologica, di mobilità sostenibile, di piste ciclabili, mezzi alternativi di locomozione, politiche nazionali e locali per rendere le città più vivibili a ogni segmento della popolazione, ma andrei troppo fuori dal seminato. E io sono un handbiker, debbo stare sul percorso, se esco dal tracciato, vengo squalificato. Diciamo che la mia esperienza come organizzatore di eventi si conclude qui”.
Un vero peccato perché Vittorio Podestà è una risorsa di Chiavari e dell’Handbike italiana. Silenziati i mugugni, si sarebbero uditi gli ‘oh’ di meraviglia della gente che ha ammirato la spettacolarità di uno sport che ha tutto per piacere. A prescindere dalla solidarietà, vedere sfrecciare a velocità inaspettate i raffinatissimi mezzi si resta affascinati. E la qualità della prestazione agonistica è semplicemente stupefacente: I ragazzi dell’handbike hanno fatto girare le ruote e le loro manovelle a dovere, semmai sono altri gli ingranaggi che si sono inceppati.
Il resoconto della gara
Come riporta il sito del GiroHandbike 2018 (nona edizione) alla fine il tempo è stato clemente proprio nei minuti del cimento ed ha consentito ai circa 80 handbikers di disputare le gare a pieno ritmo nel percorso molto tecnico, con curve e controcurve.
Due le gare in programma. Il primo starter alle 12 e 30 che ha visto in testa da subito e incontrastato per tutto il percorso Fabrizio Bove, categoria MH5, che emozionato così racconta: “Mi sono preparato molto in palestra perché volevo vincere questa gara sotto gli occhi di un grande campione di handbike come Vittorio. Chiavari mi rimarrà sempre nel cuore e potrò disputare la finalissima in maglia rosa come ho desiderato”.
Anche Francesca Porcellato (WH3), Roberta Amadeo (WH2), Silke Pan (WH4), Riccardo Cavallini (MH1), Umberto Pascoli (MH2), Alex Landoni (MH3), Cristian Giagnoni (MH4), Alberto Glisoni (MH0), arriveranno alla partenza della finalissima di Torino vestendo la maglia rosa Teleflex, così come Giannino Piazza con la maglia nera PMPe il giovane atleta Maicon Chagas da Conceicao con la maglia bianca Startup Tree.
Primo a tagliare il traguardo della seconda gara disputata nel pomeriggio alle 14 e 30 il friulano Federico Mestroni, oro mondiale crono cat. H3 e atleta della società organizzatrice, vincitore della sesta tappa del Giro Handbike con maggior distacco e per questo insignito anche del trofeo ‘Memorial Don Nando Negri’, l’indimenticato sacerdote che ha rappresentato per tutto il Tigullio un vero riferimento spirituale e sociale.
A conferma dell’internazionalità del Giro Handbike, in gara a Chiavari anche il tedesco Johannes Herter, recente vincitore della gara del Circuito Europeo Handbike di Lugano in categoria MH3, secondo classificato dietro mestroni sabato e il francese Joseph Fritsch (MH4), secondo classificato alla Maratona di Berlino 2018 e vincitore nella categoria mh4.
La finalissima della nona edizione del Giro Handbike a Torino domenica 14 ottobre.
(d.s.)