Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. In questa puntata ospitiamo un articolo sulle nuove frontiere del giornalismo. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.
di MATTEO MUZIO *
Uno dei nuovi fenomeni del giornalismo americano è quello di mettersi in proprio. Attraverso piattaforme come Substack, che consentono di pubblicare contenuti informativi a pagamento su Internet, molti professionisti americani, preoccupati da un numero di lettori sempre minori e da editori troppo concentrati sui profitti nell’immediato, scelgono di pubblicare una newsletter personale oppure in alcuni casi un vero e proprio magazine: è il caso di Jonah Goldberg, ex giornalista della conservatrice ‘National Review’ e creatore di ‘The Dispatch’ oppure di Bari Weiss, ex editorialista in forza al ‘New York Times’ che ha ideato ‘The Free Press’, forse il maggior successo in questo campo, dove può contare su 900mila follower gratuiti e ben 25mila paganti.
Fin qui parliamo di autori della carta stampata, un settore di nicchia. Cosa può succedere quando a creare un media personalistico è una personalità del giornalismo televisivo. Questo è il caso di Tucker Carlson. Ex conduttore di punta del network conservatore Fox News, ascoltatissima voce della destra trumpiana in prima serata, con una striscia quotidiana alle 20 dal lunedì al venerdì, licenziato lo scorso aprile per comportamenti scorretti e molesti sul luogo di lavoro, oggi Carlson cerca di ritagliarsi uno spazio tutto suo dove trasmettere il suo messaggio: di certo i suoi video su Twitter, dove si lascia andare ‘senza censure’ contro la sinistra democratica, i cosiddetti liberali ‘globalisti’ e chiunque altro non condivida la sua linea di nazionalismo conservatore. Interventista in economia (ha dichiarato in un’intervista che vieterebbe “in un secondo” l’uso della guida automatica sui camion), estremamente conservatore sui diritti civili ed estremamente scettico sui vaccini e sul cambiamento climatico, definiti in entrambi i casi bufale.
Eppure, queste invettive tematiche conquistavano tre milioni di spettatori ogni sera. Un’enormità per una rete all-news. Adesso però riuscirà a portarseli nel suo nuovo media conservatore? Tucker Carlson, va detto, non è un giornalista come gli altri: lui non segue semplicemente la politica, pur da un punto di vista apertamente schierato, lui detta la linea politica. Chi non si allinea al suo punto di vista, è un “nemico dell’America”.
Questo peraltro spiega la sua passione per l’Ungheria autoritaria di Viktor Orban, da lui descritta come nazione che “difende la libertà”, intesa soltanto quella della sua parte politica. Recentemente a un forum evangelico in Iowa con alcuni candidati repubblicani, escluso Trump, è stato il protagonista indiscusso, specie quando ha affermato che lui ha preso “zero dosi” di vaccino antiCovid, mentendo apertamente, dato che il regolamento di Fox News glielo ha imposto nel 2021.
Una linea di scontro che però senza il megafono televisivo difficilmente durerà a lungo. Almeno, questo si credeva prima dello scorso 17 luglio, quando lo stesso Carlson ha annunciato un accordo con il fondo d’investimento PublicSq, che dichiara di sostenere “i valori conservatori”. PublicSq ha annunciato che verserà un milione di dollari nel nuovo misterioso progetto di Carlson e lo stesso farà anche il suo presidente Omeed Malick, anche lui sostenitore di questo particolare brand di conservatorismo.
Che succederà ora? Secondo alcune rivelazioni pubblicate dal ‘Wall Street Journal’ e dal sito Axios, la nuova testata sarà basata principalmente sui video da viralizzare sui social a cui si accompagnerà un sito dove gli utenti potranno vedere dei contenuti esclusivi. Quindi, dopo che Trump esaurirà la propria spinta propulsiva, toccherà a Tucker Carlson lanciarsi direttamente nell’agone politico e rifare il partito repubblicano a sua immagine e somiglianza? Forse non così in fretta: già altri idoli del mondo conservatore americano sembravano pronti al grande salto in politica, ma molti si sono accontentati di occupare una piccola nicchia mediatica: così è il caso di altre due ex volti di Fox News come Megyn Kelly e Glenn Beck, un tempo punti di riferimento dell’area di quello che allora si chiamava Tea Party e che poi sarebbe diventata la destra trumpiana.
Tucker Carlson forse può diventare qualcosa di più, anche se non deve sottovalutare l’abitudinarietà del pubblico medio dei suoi programmi. Abituato ad accendere su Fox News alle otto di sera all’orario di cena, difficilmente guarderà uno dei suoi video su un laptop. Alla fine i populisti ‘veri’ come li definirebbe lui sono meno di quelli che ci si può aspettare.
(* giornalista e ideatore del blog Jefferson – Lettere sull’America)