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Giovedì 11 settembre 2025 - Numero 391

Il Fondo Notai di Chiavari e il futuro della ricerca storica. L’importanza di tornare a valorizzare questo materiale

“Notai di Chiavari” è composto da 11.482 unità e raccoglie l’intera documentazione prodotta dai notai operanti nel Levante genovese, e in particolare nel litorale e nell’entroterra chiavarese
Palazzo Ravaschieri a Chiavari un tempo sede dell'Archivio Notarile di Chiavari
Palazzo Ravaschieri a Chiavari un tempo sede dell'Archivio Notarile di Chiavari
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di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

Uno degli errori più gravi compiuti dagli amministratori locali si è consumato col trasferimento a Genova dell’intero fondo dell’Archivio Notarile di Chiavari.

Il deposito era conservato in un intero piano del Palazzo Ravaschieri e si presentava in condizioni piuttosto precarie. La Soprintendenza chiese in diverse occasioni di intervenire, dotando il deposito di un impianto elettrico e di alcuni minimi sistemi di sicurezza per garantire la buona conservazione dei documenti.

Iniziò una querelle, una delle tante, tra il sindaco di allora e l’ufficio del Ministero dei Beni Culturali di Genova; purtroppo non si trovò un minimo accordo e il deposito fu trasferito a Genova Campi.

Per far comprendere il valore di questo bene culturale ripropongo la composizione: “Notai di Chiavari” è composto da 11.482 unità e raccoglie l’intera documentazione prodotta dai notai operanti nel Levante genovese, e in particolare nel litorale e nell’entroterra chiavarese (Val Fontanabuona, Aveto e Sturla) dal 1345 sino al 1896, dapprima confluiti nell’Archivio notarile distrettuale di Chiavari, poi cessato e conservato in Palazzo Ravaschieri come bene culturale. 

Nonostante una recente ricognizione, che ha permesso la redazione di un indice informatizzato, premessa indispensabile per qualsiasi più approfondito intervento archivistico, l’archivio non può dirsi dotato di alcun inventario ponderato, tanto farraginosi e imprecisi sono gli antichi mezzi di corredo, con indici non adatti agli studiosi che intendono esplorare il vasto e ricchissimo fondo. 

Per una prima valutazione su quanto potesse valere per la storiografia del territorio questo materiale, si pone subito una domanda: quante sono le comunità che possono vantare un archivio di documenti che prende avvio nel 1345? Pochissime nel continente europeo, quasi nessuna nell’intero pianeta! 

Eppure un bene così grande è sfuggito al patrimonio cittadino, nonostante in diversi ci fossimo esposti per rivendicare il patrimonio alla nostra città: fummo derisi da quel sindaco, e i faldoni lasciarono Chiavari.

Il destino della collezione notarile di Chiavari si lega indelebilmente al grande fondo dell’Archivio di Stato di Genova, un deposito immenso di cui Alfonso Assini detta i primi confini per un possibile riordino generale, come da lui illustrato. 

Il nucleo principale del notarile genovese può essere riassunto dagli atti privati provenienti dall’antico archivio del Collegio dei notai cittadini dal 1154 ai primi anni dell’Ottocento. È composto da circa 13.000 unità, di cui 593 registri in cui si conserva la documentazione sino alla fine del ‘300. Di questi, come abbiamo visto, i primi 343 sono dotati di inventari e indici analitici. Nello stesso inventario, e sotto la stessa denominazione di ‘Notai antichi’, a questo primo nucleo seguono tre aggiunte in cui, nel più totale disordine, spesso senza che siano forniti neppure gli estremi cronologici, sono elencati altri 3500 pezzi circa, per la massima parte settecenteschi, frutto di successive aggiunte. In queste, però, non si è tenuto conto dello scorporo, operato invece nella prima parte, dei notai extra moenia e degli atti giudiziari. Ecco, ora una preziosa pagina della storia del nostro territorio attende che si possa riprendere quel bandolo della matassa e riconsegnarci, approfondita, una pagina unica della vita dell’intero Tigullio tra medioevo e storia contemporanea. 

Durante il convegno sugli ottocento anni di fondazione della città di Chiavari, nel novembre 1978, la studiosa Luisella Gatti si soffermò con grande attenzione sul tema, sottolineando che “negli atti dei notai chiavaresi rimangono tracce dell’attività” della comunità trecentesca. Poco dopo (nel 1978 l’archivio era ancora in Chiavari) aggiungeva: “Sarebbe auspicabile che il patrimonio documentario di Chiavari, senza rimuoverlo dalla sua naturale matrice, venisse tuttavia tutelato dalla regolamentazione prevista per gli Archivi di Stato, e quindi reso effettivamente accessibile agli studiosi”. Non passarono molti anni che l’auspicio della valente studiosa fu completamente tradito : il primo cittadino di Chiavari non solo non mosse  un dito per valorizzare questo patrimonio, ma ne accelerò il trasloco verso Genova. 

Gli archivisti dell’Archivio di Stato iniziano da subito a realizzare strumenti per l’orientamento delle ricerche. Nell’agosto del 2020 venne pubblicata, a cura di Vito Rella, una Rubrica Generale dei notai in indice alfabetico. Il documento è consultabile in rete e permette di verificare la collocazione, il periodo cronologico d’attività di ben ventidue pandette articolate in successione alfabetica; sono ottantatré pagine in cui è possibile verificare il posizionamento nell’impianto generale di deposito. 

Un altro passo avanti è realizzato, sempre grazie all’Archivio di Stato e al lavoro di Flavia Gattiglia, che nel marzo del 2023 opera una nuova revisione componendo un elenco di consistenza dei “Notai Chiavaresi”, realizzato grazie al finanziamento del Centro studi per la storia del notariato genovese “Giorgio Costamagna”. L’intervento ha messo in evidenza l’assenza di diverse unità archivistiche, in parte già riscontrate negli elenchi sommari realizzati in precedenza (1985, 1996 e 2001) e segnalata nel campo delle Osservazioni. Nel corso dello stesso intervento sono stati rivisti gli indici alfabetici (per notaio e per località di attività), realizzati in precedenza: in particolare, è stato rielaborato l’indice per luogo di modo da evidenziare, per i comuni dell’entroterra, le valli in cui questi sono situati, con rimandi incrociati dalla valle al comune per facilitare la ricerca da parte dell’utenza.

In tanti mi segnalano il valore della nostra identità, della nostra storia rintracciabili tra questi documenti: il fondo dei notai rappresenta un vero tesoro, un’articolazione di notizie che apre una nuova inestimabile ricerca. Purtroppo non è più nella nostra città.

(* storico e studioso di tradizioni locali) 

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