(r.p.l.) Ha cinque anni, ma con tutta probabilità è destinato a diventare maggiorenne. Crescendo edizione dopo edizione.
Il Festival della Parola di Chiavari, svoltosi la scorsa settimana su quattro giornate (a ridosso del ponte del 2 giugno), ha pienamente soddisfatto organizzatori, ospiti e spettatori. Nonostante la mancanza del Teatro Cantero, sostituito da una tensostruttura in piazza Nostra Signora dell’Orto (rivelatasi funzionale, per quanto accolta da parecchi mugugni), la risposta della città e dei suoi visitatori alla kermesse è stata più che positiva.
Sedicimila presenze, ben seimila in più rispetto all’edizione precedente: merito di un programma ricchissimo e con ospiti di prestigio, di una buona comunicazione e dell’intelligente collocazione all’interno di un ponte che ha visto la riviera ligure già di per sé presa d’assalto. Bravi tutti, insomma.
A cominciare da Enrica Corsi ed Helena Molinari, ideatrici di questa rassegna, cinque anni fa: un’iniziativa che sta iniziando a caratterizzare Chiavari anche al di fuori della nostra regione. Un po’ come il Festival della Mente di Sarzana o quello della Comunicazione di Camogli. I format ai quali si punta.
Fu l’amministrazione Levaggi, grazie all’assessore Daniela Colombo, a credere per prima alla proposta. E oggi l’attuale governance di Palazzo Bianco la porta avanti con altrettanta convinzione. Perché un marchio è un marchio. E va giustamente consolidato, qualsiasi sia l’orientamento politico (per fortuna in giunta sono prevalsi i sostenitori del Festival).
Gli organizzatori
Sedicimila presenze, ci diceva. Una media di quattromila al giorno. Un inizio col botto, per l’estate chiavarese: “Siamo davvero soddisfatti del risultato di questa edizione – afferma Enrica Corsi – Ci sono stati picchi di altissimo livello e anche di grandissima affluenza di pubblico, basterebbe vedere un fotogramma della piazza Nostra Signora dell’Orto, con la tensostruttura piena e tutt’intorno la piazza gremita di persone per lo spettacolo dedicato a Giorgio Gaber”.
Quello con protagonista Neri Marcorè, tra gli artisti più applauditi. Ma molto bene sono andati anche Paolo Mieli, Simone Cristicchi e Domenico Galasso nella produzione “Mi sembrò che una voce” dedicata alla scrittrice chiavarese Elena Bono (e finanziata in parte dal Comune con un’altra buona intuizione, quella di ricordare in tutte le edizioni l’importante figura di questa concittadina).
La Corsi si sofferma anche sul tema del 2018, Agorà (altrettanto caro a noi di ‘Piazza Levante’): “Un concetto di piazza pienamente vissuto, al quale ha contribuito anche la tensostruttura, tanto discussa in fase di preparazione, che al contrario ha saputo raccogliere e catalizzare tanta gente e non soltanto durante gli appuntamenti. E’ capitato nel corso della giornata che gruppi di cittadini la usassero, come punto di ritrovo, dove sedersi e scambiare quattro chiacchiere. Anche da un punto di vista estetico, questa imponente struttura si è dimostrata molto bella e per nulla deturpante la bellezza della piazza stessa, al contrario sono state scattate e pubblicate sui social tantissime immagini, che dimostrano come la trasparenza e il gioco di luci fra la Cattedrale, quasi una quinta scenografica, e l’Agorà della Parola, abbiano creato un’atmosfera di grande suggestione e bellezza”.
Gli amministratori
Qui si entra, è ovvio, nel campo delle opinioni. Ma restiamo alle cifre. Anche sindaco e assessore al Turismo, Marco Di Capua e Gianluca Ratto, sono strafelici: “Crediamo molto nel progetto e lo riteniamo il contenitore più efficace per avviare un esperimento tutto chiavarese con la parola e la cultura”. Sono stati loro ad annunciare la grande novità portata dalla quinta edizione. Un appuntamento ‘extra-time’, una puntata ulteriore del Festival ‘in una notte di mezza estate’: “L’11 luglio, in piazza Fenice, arriverà il giornalista ed ex direttore di ‘Repubblica’ Ezio Mauro, con il suo spettacolo ‘Il condannato – Cronache di un sequestro’, unica tappa in Liguria. L’amministrazione comunale ha deciso di creare per la prima volta una tappa estiva del Festival della Parola e, dato il successo riscosso da questa quinta edizione, lo si farà riprendendo il tema della piazza e l’appuntamento con la storia”.
A quarant’anni da quel 9 maggio del 1978, quando il corpo del presidente della DC fu ritrovato morto in una Renault 4 a Roma, Mauro ripercorre le vicende legate all’omicidio di Aldo Moro, uno degli avvenimenti cruciali della storia della Prima Repubblica. Dal rapimento dello statista, ai 55 giorni di prigionia, fino all’uccisione e al ritrovamento del suo corpo, lo spettatore viene condotto dentro l’attualità di quei giorni attraverso lo sguardo di un cronista la cui narrazione, a distanza di decenni, si condisce di momenti lirici di grande impatto emotivo.
“Come già tanti altri festival – osserva Enrica Corsi – anche quello della Parola cerca di ampliare i propri confini temporali, al di là dei quattro giorni canonici e di allargare il progetto con un appuntamento di qualità. E’ un esperimento che avviamo quest’anno e vedremo come risponderà il pubblico”.
Come i festival maggiori, ci sono anche già le date della prossima edizione. Ancora a ridosso della Festa della Repubblica: 30, 31 maggio, 1 e 2 giugno 2019.
Le reazioni in città
Dei sedicimila presenti, la maggior parte sono stati chiavaresi. Gli altri, provenienti dai comuni limitrofi. Per avere presenze da fuori, in arrivo in città appositamente per la kermesse, occorre che la manifestazione prenda ancora più campo.
E’ il parere di Olga Bacigalupo, presidente della Federazione Albergatori di Chiavari: “Il Festival della Parola è molto bello ma per diventare un’attrazione turistica anche da fuori regione, deve fare ancora strada. Però siamo sul percorso giusto. Quanto a noi, ci siamo ripresi un po’ proprio sotto il ponte del 2 giugno, dopo un maggio difficile a causa del brutto tempo. La partenza della stagione, purtroppo, è stata un po’ lenta, speriamo di poter dare un’accelerata nelle prossime settimane”.
Anche da parte dei commercianti si respira aria di fiducia: “Per la prima volta le associazioni di categoria, Ascom e Civ, sono state coinvolte nell’organizzazione in maniera diretta e omogenea, e i risultati si sono visti – osserva Giampaolo Roggero, presidente Ascom – Circa trentacinque negozi hanno aderito con le loro iniziative. E’ stato un bel lavoro coordinato tra Ascom, Civ e assessorato e auspichiamo che possa continuare così anche per tutte le prossime iniziative future”. Quanto alle presenze esterne, Roggero è in linea con la Bacigalupo: “E’ un obiettivo a cui devono puntare gli organizzatori. Avere appeal all’esterno darebbe ancora più valore al Festival”.
Il lavoro di squadra ha pagato. Così il ‘bambino’ Festival della Parola è ora un adolescente. Ma con tutte le specificità per crescere bene e diventare ancora più forte. Superando divisioni, critiche e lacerazioni che non aiutano nessuno.