di ALBERTO BRUZZONE
Quasi dieci anni di dibattiti, proposte, progetti, verifiche tecniche, polemiche e scontri politici. Quasi dieci anni di parole, di rinvii, di promesse elettorali, di scambi d’accuse. Per arrivare a un solo concetto: il nulla.
Tutto è nuovamente da rifare, per quanto riguarda l’impianto di depurazione delle acque per Chiavari e per i comuni limitrofi. Tutto azzerato dopo la sentenza del Tar Liguria dei giorni scorsi (articolo e video a parte in questo numero del giornale).
Come ‘Piazza Levante’ abbiamo pensato che fosse utile e opportuno, per tutti i lettori, ripercorrere sin dall’inizio questa storia. Ognuno è libero di farsi la propria idea, nella ridda di accuse e di dichiarazioni incrociate che si susseguono, come c’era da aspettarsi, da ormai una settimana.
Un breve excursus
Tutto parte nel 2015, quando il Consiglio Metropolitano approva una delibera che prende atto della scelta fatta dall’ATO (l’Ambito Territoriale Ottimale) di realizzare a Chiavari, in particolare nell’area di Colmata, il depuratore comprensoriale del Tigullio orientale, un impianto che avrebbe dovuto servire circa 210mila abitanti. Fortemente contrario a questa soluzione l’allora sindaco di Chiavari Roberto Levaggi, che considerava l’area di Colmata estremamente strategica per la città.
Nel 2017 l’assemblea dei sindaci metropolitani di Genova vota all’unanimità l’ipotesi di costruire due depuratori separati, uno a Chiavari da 140.000 abitanti per la valle dell’Entella e uno a Sestri Levante da 70.000 abitanti per la val Petronio.
Una vittoria politica per Levaggi che riuscì a liberare l’area di Colmata e a sganciare dal depuratore chiavarese i 70.000 abitanti della Val Petronio, con la necessità, però, di offrire in cambio un’alternativa: l’area del Lido.

La campagna elettorale del 2017
Proprio la soluzione area Lido è al centro delle polemiche elettorali durante le elezioni amministrative del 2017. Levaggi difende la scelta, lo sfidante Di Capua contesta pesantemente la realizzazione di un depuratore di vallata:
“Esiste dal 2006 il progetto per la copertura di quello di Preli – in regola fino al 2022 – che costa 10 milioni di euro, invece i partiti – sia di destra che di sinistra – vogliono gestire l’appalto da 90 milioni: pagato da noi tutti in bolletta! […] Con il Vostro voto a Marco Di Capua il depuratore al Lido NON SI FARÀ e NON SI CEMENTIFICHERÀ neanche la colmata a mare, salvaguardando i parcheggi pubblici liberi”.
Una posizione netta quella di Avanti Chiavari, ribadita a più battute in campagna elettorale e mantenuta anche nei primi mesi dopo il voto. Nel gennaio 2018, il neoeletto Sindaco e il Presidente del Consiglio Comunale Segalerba incontrano Toti e Bucci e ribadiscono con loro la contrarietà alla realizzazione del depuratore sia al Lido che in Colmata in quanto “aree di pregio che meritano destinazioni diverse” e perché “l’impianto in una di quelle zone, fronte mare, allontanerebbe possibili investitori, danneggiando lo sviluppo della città”. In questo incontro Regione e Città Metropolitana confermano la disponibilità a valutare aree alternative.
La svolta e i dietrofront
Tra gennaio e settembre 2018 qualcosa cambia: per ragioni mai emerse chiaramente nel dibattito pubblico, l’amministrazione chiavarese abbraccia la soluzione Colmata abbandonando i dubbi e la netta posizione di contrasto al depuratore sul fronte mare espressa fino a quel momento. Il 29 settembre 2018, in Comune, alla presenza di Bucci, viene presentato il progetto.
A giochi fatti, ed al palesarsi di un’evidente contraddizione con la posizione precedente, la responsabilità viene scaricata sul sindaco di prima Levaggi, colpevole di aver “preso un accordo con altri 67 comuni”. Accordo precedente al voto del 2017, va ricordato, ma che non sembrò preoccupare Avanti Chiavari mentre prometteva soluzioni in campagna elettorale. Ma a smentire gli amministratori chiavaresi (che sono gli stessi di allora), c’è il verbale della Commissione Consiliare di Città Metropolitana del 10 ottobre 2018: sul tema ‘Parere sulla modifica parziale della deliberazione 3/2017 del 24 febbraio 2017 per l’individuazione della localizzazione del sistema depurativo a servizio del comprensorio del Tigullio da area Lido ad area Colmata’ si esprimono a favore Guido Guelfo, Agostino Bozzo, Enrico Piccardo, Daniela Tedeschi e, soprattutto, Antonio Segalerba, che quindi con il suo voto indica chiaramente di voler il depuratore alla Colmata.

L’operazione simpatia
A giravolta completata parte una nuova fase: il depuratore viene rappresentato non più come un danno per lo sviluppo della città ma come un’opportunità. Nel 2020, dopo l’approvazione del PUC, si parla di “una nuova passeggiata, un bosco verde nella zona di levante”, nel 2022 di “un nuovo polo scolastico, palestre e un centro di formazione post universitario di alto livello”.
La campagna elettorale del 2022
La riabilitazione dell’immagine del depuratore prosegue in campagna elettorale, ma non solo: nel periodo immediatamente precedente al voto anche l’iter di approvazione del progetto compie, nella più totale discrezione ed al riparo da possibili commenti da parte dell’opinione pubblica, importanti passi in avanti. A maggio viene convocata una Conferenza dei servizi – aspramente criticata dalle opposizioni perché indetta in una fase in cui le Commissioni e il Consiglio comunale in scadenza non potevano essere chiamati in causa – in cui viene discusso il progetto. A giugno arriva il definitivo via libera, nonostante i pareri negativi dei tecnici del Comune di Chiavari e della Soprintendenza.
L’intervento delle associazioni ambientaliste e del sindaco di Leivi
Immediatamente dopo Massimo Maugeri, referente di Legambiente nel Tigullio, Roberto Spinetto, rappresentante di ‘Italia Nostra’ e Andrea Sanguineti, ex segretario Cisl Tigullio, esprimono posizione contraria alla costruzione del depuratore a Chiavari.
Alla critica viene accompagnata una proposta, avallata dal Sindaco di Leivi Vittorio Centanaro, di realizzare un impianto di depurazione proprio a Leivi per i comuni della Fontanabuona, potenziando e ammodernando allo stesso tempo l’impianto di Preli per la sola Chiavari. Stizzita e negativa la risposta del sindaco Messuti che definisce i tre come “sedicenti ambientalisti”. La controreplica non si fa attendere, gli ambientalisti pongono anzi alcune questioni. Il depuratore, spostato dalla sede dalla foce dell’Entella alla Colmata è stato semmai avvicinato al centro di Chiavari e non il contrario, come sostiene dalla pagina Facebook di Avanti Chiavari il sindaco Messuti.
Non sono stati valutati o resi pubblici i costi di realizzazione e mantenimento dell’impianto, l’impatto economico sul tessuto commerciale e turistico di Chiavari, l’impatto ambientale sulla città.
La soluzione Leivi, che pure ha degli elementi di interesse anche alla luce delle odierne condizioni di siccità che lungi dall’essere un fenomeno isolato minacciano di diventare una condizione cronica con cui si dovranno fare i conti negli anni a venire, non è stata assolutamente presa in considerazione. La soluzione Leivi, in particolare, permetterebbe di non sprecare i reflui disperdendoli in mare ma di riutilizzarli per l’irrigazione e in seconda istanza per alimentare i fiumi ridotti al lumicino.
Da segnalare come la sezione Tigullio di Italia Nostra abbia poi, un po’ confusamente, preso le distanze dal comunicato stampa da essa stessa firmato. Pur continuando a dichiararsi contraria alla realizzazione di un depuratore comprensoriale e mostrandosi interessata ad approfondire la proposta del sindaco di Leivi, ha tenuto a specificare di non volersi addentrare in questioni di polemica politica.
La mozione di Silvia Garibaldi
Il tema del depuratore è stato portato nuovamente in Consiglio Comunale, nella serata di mercoledì 27 luglio 2022, grazie a una mozione presentata dalla consigliera di minoranza Silvia Garibaldi. Nel suo intervento, la capogruppo di “Liberal Democratici e Riformisti”, ha sollevato una serie di criticità legate al progetto: la collocazione, i sovracosti derivati dalla necessità di proteggere l’opera dal mare, il problema dei lavori per le condotte che bloccherebbero a lungo la città, gli odori emanati dell’impianto, l’assenza di un bilancio energetico per i pompaggi, lo spreco causato dal gettare le acque reflue depurate direttamente in mare e, infine, chiede perché non viene minimamente considerata la proposta del sindaco di Leivi.
“L’impianto di Preli non può essere ampliato perché violerebbe la distanza di 150 metri dai fabbricati nei dintorni”, spiega il Presidente del Consiglio Comunale Antonio Segalerba. “Questo depuratore ci è stato imposto da quei 67 comuni che votarono favorevolmente al progetto. Eravamo fortemente contrari al depuratore al Lido. Spostando l’impianto in Colmata abbiamo la possibilità di costruire strutture pubbliche. Ora possiamo valorizzare quell’area con scuole e alberghi”.
La nascita del Comitato No al Depuratore
È in questo clima di scontro politico ancora troppo dentro ai palazzi che, su impulso di Andrea Sanguineti e Massimo Maugeri, nasce a Chiavari il Comitato No al Depuratore alla Colmata. Ed è proprio grazie all’enorme lavoro di questo comitato che la questione viene di opinione pubblica: seguono comunicati stampa, incontri, manifestazioni, iniziative cittadine, raccolte di firme. Arriva uno studio redatto dall’Università di Parma che smonta, pagina dopo pagina, il progetto del depuratore in Colmata. E, soprattutto, arriva la spinta di alcuni cittadini per presentare un ricorso al Tar Liguria.
Le parole di Bucci
Arriviamo all’aprile 2023 quando il sindaco metropolitano Marco Bucci, ospite all’iniziativa organizzata per i primi cinque anni di ‘Piazza Levante’, dice ai nostri microfoni: “Fermare il depuratore alla Colmata? È competenza del Comune di Chiavari, loro lo possono fare non concedendo l’area, io no”. Ma il Comune di Chiavari, come noto, non farà mai questo passo. E, invece, verrà portato avanti il progetto, tant’è vero che ancora Bucci, in campagna elettorale nei mesi scorsi per la presidenza della Regione Liguria, dichiara: “Il progetto del depuratore di Chiavari si farà in Colmata, lo spostamento non è neanche da prendere in considerazione. I soldi ci sono, il progetto c’è, Città Metropolitana marca stretto Iren, il prossimo step sarà l’approvazione del progetto definitivo”. Non ci si arriverà mai, perché sono i giudici del Tar Liguria a fermare tutto. I cittadini avevano ragione, l’ostinazione del Comune di Chiavari ha fatto sbattere contro un muro. Chissà se in Città Metropolitana e in Regione Liguria, oggi, hanno ancora la stessa sicumera.