di ALBERTO BRUZZONE
C’è un dato, in queste giornate convulse di emergenza Coronavirus in Liguria, che spicca più di molti altri e che lascia aperto il campo a diverse riflessioni, anche in chiave futura. Il morbo che dalla Cina si sta propagando in Italia ha portato con sé, specie in queste ultime ore, una singolare conseguenza: il fatto che i pronto soccorso della Liguria si siano praticamente svuotati.
È una tendenza che, per quanto riguarda il Levante genovese, viene pienamente confermata dai dati forniti dalla Asl 4. “Nell’intera giornata del 25 febbraio – dice l’Azienda Sanitaria Locale – ci sono stati 81 accessi in tutto al Pronto Soccorso di Lavagna e 15 al Punto di Pronto Intervento di Rapallo. Il 26 febbraio, dalla mezzanotte e sino alle ore 17,30, altri 71 accessi al Ps di Lavagna (che è un Dea di primo livello, ndr) e altri 15 accessi al Ppi di Rapallo”.
Dall’Asl 4 fanno notare che si tratta di cifre in netto calo sia rispetto alla media stagionale, sia rispetto al dato storico dello scorso febbraio. In pratica, l’emergenza Coronavirus ha ‘svuotato’ i pronto soccorso, per le cui cure, evidentemente, ci si è rivolti solamente in caso di stretta e reale necessità.
Ed eccolo, il dato su cui riflettere: ci voleva, evidentemente, una psicosi collettiva, per utilizzare i punti di primo soccorso in maniera corretta e di fronte a un concreto bisogno. Ieri e oggi, ma c’è da pensare anche nei giorni precedenti, appena è stata diramata l’emergenza, i punti di primo soccorso sono stati visitati in base a ciò per cui effettivamente servono, con il risultato che è aumentata la loro efficienza, il personale medico e paramedico ha potuto lavorare meglio, ci si è potuti concentrare pure sulle altre emergenze e i costi delle cure sono stati definiti.
Sarebbe bello se tutti i mesi dell’anno il pronto soccorso funzionasse sempre così e venisse utilizzato sempre con questi criteri. Il perché del calo degli accessi è presto spiegato: dato che la maggior parte dei contagi registrati sinora è avvenuto in ambienti ospedalieri, s’intende evitare proprio l’ospedale, per evitare di incorrere in guai peggiori. Torneranno le situazioni di intasamento? C’è da pensare di sì, ma l’emergenza Coronavirus, se non altro, è servita a far capire come molto debba cambiare, in termini non solo di coscienza collettiva, ma anche di funzionamento del servizio sanitario nel suo complesso, a partire dai medici di base.
Intanto, nella Riviera di Levante aumenta il numero delle persone che si sono poste in ‘autoisolamento’, anche se per il momento non si registra nessun caso, dalle nostre parti, di persona positiva al test del Coronavirus. Sono settanta, in tutto, sul territorio di competenza dell’Asl 4, le persone poste in sorveglianza attiva. Il 118 di Lavagna ha gestito 56 delle 734 chiamate che sono state passate alle centrali dell’emergenza sanitaria. I dati, aggiornati a ieri in tarda serata, sono stati forniti dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, nel briefing con la stampa.
Il Governatore ha riferito che “sono 16 i casi positivi di Coronavirus in Liguria. Di questi, 15 provengono dal cluster di Alassio mentre uno è il caso già confermato del cittadino di Pignone, nello spezzino. Stiamo aspettando l’esito delle verifiche su ulteriori 3 tamponi, tutti relativi al cosiddetto cluster di Alassio. Questo significa che il caso della Spezia ad ora è isolato, visto che tutti i tamponi effettuati sono risultati negativi. Le persone in sorveglianza attiva sono complessivamente 584. Per quanto riguarda gli ospiti degli alberghi di Alassio, i primi 12 vengono trasferiti per tornare in Lombardia, nelle loro case. Contiamo di riuscire a sgomberare dalle due strutture tutte le persone non residenti”.
In merito alla gestione dell’emergenza, la vicepresidente e assessore alla Sanità, Sonia Viale, ha aggiunto che “ci stiamo preoccupando anche di supportare la rete territoriale dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, che ringraziamo per la piena collaborazione. Stiamo lavorando con loro per realizzare una rete formativa che garantisca risposte adeguate ai bisogni emergenti. È un aspetto significativo del lavoro che interessa anche cittadini non coinvolti nell’emergenza Coronavirus ma che legittimamente chiedono informazioni e riscontri. Per quanto riguarda gli ospiti in sorveglianza fiduciaria obbligatoria nelle strutture alberghiere ad Alassio, ci siamo confrontati con le altre Regioni per affrontare la situazione nell’interesse della salute pubblica e delle esigenze delle persone interessate”.
In merito al loro trasferimento è intervenuto l’assessore alla Protezione Civile, Giacomo Giampedrone. “Abbiamo avuto una lunga riunione con il Dipartimento nazionale, con le altre Regioni, con i referenti dell’Esercito e con la task force sanitaria. Abbiamo deciso di smontare l’assetto che da martedì abbiamo approntato nei due hotel perché si tratta di gruppi ben individuati e individuabili: un gruppo è di Castiglione D’Adda, uno è piemontese della provincia di Asti, uno composto da 12 persone arrivate dalle province di Pavia e Milano: quest’ultimo gruppo verrà trasferito a casa propria, preso in carico dal servizio sanitario lombardo. L’obiettivo è trasferire tutti i non residenti, in modo che rimangano nelle due strutture i dipendenti e i proprietari: 20 persone complessivamente. Lo facciamo perché avere così tante persone dentro le due strutture non garantisce la loro sicurezza e li espone al contagio”.
Per quanto riguarda le condizioni dei pazienti ricoverati, il professor Matteo Bassetti, responsabile del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino, ha spiegato che “sono tutti in buone condizioni generali stabili, complessivamente buone. Confermo quindi che si tratta di una infezione gestibile, anche se siamo preparati ad affrontare ogni problematica”.
Il professor Filippo Ansaldi, responsabile Prevenzione di Alisa, ha infine spiegato che “questo virus può essere contenuto solo aumentando distanza sociale. Per questo è stata effettuata un’indagine epidemiologica complessa, per individuare velocemente casi e loro contatti”.
Persone in sorveglianza attiva
Totale: 584 in Liguria
- Asl 1 – 33
- Asl 2 – 218 (legati al ‘cluster’ di Alassio)
- Asl 3 – 46
- Asl 4 – 70
- Asl 5 – 217 (compresi gli sbandieratori di Levanto e i contatti del paziente risultato positivo)
Dati chiamate alla Centrale 112 Liguria (alle ore 17):
- Chiamate totali: 2279
- Chiamate gestite: 1931
- Transitate al PSAP2 (centrali di secondo livello): 1104
- Filtrate: 846
- Richiesta di informazioni: 329
- Altro: 19
Chiamate passate alle cinque centrali dell’emergenza sanitaria: 734
- 118 Genova: 332
- 118 Savona: 117
- 118 Imperia: 88
- 118 La Spezia: 120
- 118: Lavagna: 56
- Altri fuori Regione: 21
Chiamate per Coronavirus: 329
- 110 sono state trasferite alle 5 centrali 118 della Liguria
- 91 sono state trasferite ai reperibili di igiene delle diverse ASL, dicendo agli utenti di rimanere a casa, non recarsi in PS e che verranno ricontattati.
- 128 utenti volevano solo informazioni, è stato fornito loro il numero nazionale 1500.