di DANILO SANGUINETI
Ricordiamoci degli ultimi, dei più piccoli, dei più puri. Per loro niente risorgimento con il solleone, a fine febbraio dalla serie D alla Terza Categoria sono stati stoppati, a due terzi del cammino, di ripartire se ne riparlerà a settembre.
Quando si farà l’appello, si temono brutte sorprese. Si scoprirà che la tempesta del Covid 19 avrà strappato diversi alberi, alcuni dei quali secolari, che rendono il bosco del Comitato di Chiavari della Federcalcio (da Recco a Moneglia) il più frondoso tra quelli liguri? Chi ha il polso della situazione giudica una simile eventualità possibile, non probabile.
Andando controcorrente il presidente del comitato, Ignazio Codice, ostenta serenità: “Sarà che dopo 44 anni di Federazione ne ho viste di ogni colore, e che al tirar delle somme la passione per il calcio ha prevalso sopra ogni altra considerazione, sarà che quanto predisposto dalle autorità superiori della mia federazione e anche dal Coni mi sembra vada nella direzione giusta, sarà che sono un ottimista inveterato, sta di fatto che io penso che quando torneremo in campo saremo, almeno qui nel Levante, gli stessi che si erano dovuti fermare oramai quattro mesi fa”.
Militare in pensione, il maresciallo Codice non si è fatto intimorire dalla valanga abbattutasi sul suo calcio come su ogni altro aspetto della vita italiana a fine febbraio. “Quando arrivò l’ordine dall’alto di fermare tutto, capii subito che per le società dilettanti la stagione si concludeva lì. Un momento di sconforto? No, perché ero già impegnato a contattare tutte le nostre società, a coordinarmi con il nostro presidente regionale Giulio Ivaldi che è stato semplicemente magnifico. Sin dal primo giorno di stop ha operato perché rimanessimo uniti e compatti, noi dirigenti, federali e societari, nell’opera di convincimento di giocatori e allenatori. Devo dire che non è stata una fatica immane: io ho sentito una per una le società del mio comitato, e posso dire che già a marzo il 70% dei nostri tesserati era favorevole allo stop. Tornare in campo dopo mesi e senza garanzie precise avrebbe avuto poco senso. In Seconda e Terza Categoria, ed ancor di più nelle giovanili, non si sarebbe potuto giocare con le indispensabili misure di protezione, la sicurezza di ogni atleta, tecnico, dirigente veniva prima di ogni altra considerazione”.
La stagione 2019-20 è stata quindi cristallizzata alla situazione di classifica di fine febbraio. “Beh per noi non è stato un gran problema. Ritengo giusto quanto deciso dalla nostra Lega: chi era in testa alla classifica sale nella categoria superiore, chi era ultimo viene retrocesso in quella inferiore, tutti gli altri ci riproveranno tra qualche mese… Forse qualcuno che sbuffa c’è, ma la gran parte delle nostre squadre ha accettato con serenità il verdetto. Per quanto riguarda le giovanili, il piazzamento è l’ultimo dei pensieri, l’importante è che i ragazzi possano tornare a correre e calciare il pallone senza rischiare nulla, e questo credo che dal prossimo autunno sarà possibile”.
Non c’è ancora niente di ufficiale, ai vertici attendono di vedere come vanno le cose con i contagi, cosa decidono i ‘grandi’, ma qui in prima linea, a stretto contatto (morale) con i tesserati, il presidente Codice si è formato un’idea di massima. “Penso che per le giovanili la ripartenza avverrà in due fasi, con le fasce di età più piccole, diciamo quelle del calcio di base (da Piccoli Amici a Esordienti, ndr) che nei primi mesi si dedicheranno agli allenamenti anche collettivi ma con i necessari accorgimenti e che nella primavera prossima, a situazione sanitaria molto più definita (o almeno così speriamo tutti) potranno disputare un campionato ‘concentrato’ in tre o quattro mesi. Dai Giovanissimi agli Juniores test in famiglia e anche qui tornei ridotti per partire e poi nel nuovo anno competizioni più ampie, con finali e titoli assegnati tra un anno circa”.
I segnali che sono arrivati al Comitato di Chiavari dicono che le società di puro settore e anche quelle che possiedono un vivaio che serve ad alimentare la prima squadra nella quasi totale maggioranza saranno al loro posto a fine estate. “Naturalmente studieremo delle modalità per alleggerire gli oneri finanziari che dovranno affrontare. Anche qui siamo ancora alla fase delle proposte, ma credo che una qualche forma di compensazione – per le quote di iscrizione non incassate in questi mesi e la mancata disputa dei tornei primaverili ed estivi, dei camp e dei raduni post-campionato, che sono per molte la principale se non unica fonte di sostentamento – verrà trovata. Meno tasse all’inizio, meno costi di tesseramento, per esempio”.
Forse chi lavora con i ragazzi non getterà la spugna ma cosa dire delle società di Seconda e Terza, molte delle quali senza settore giovanile, composte per la maggior parte dai ‘veri’ dilettanti, quelli che non percepiscono neppure un centesimo di rimborso spese e che campano soprattutto sulle elargizioni di piccoli sponsor e sul volontariato dei dirigenti?
Anche qui il presidente Codice ti prende in contropiede. “Non voglio sembrare uno sbruffone ma ho la sensazione che nella prossima stagione le squadre sotto il nostro controllo aumenteranno almeno di una unità. Mi risulta che a Lavagna sia pronta a iscriversi al prossimo torneo di Terza una nuova società”.
È vero, sono stati affissi in città dei manifesti che annunciano la creazione di Lavagna 2.0: “Sono dei giovani che vogliono cimentarsi con un campionato ufficiale dopo aver militato nelle giovanili di diversi club, sono già venuti a domandare i moduli e informarsi sui tempi e le modalità di iscrizione. Per quanto riguarda le veterane, certo ascolto un lamento generalizzato, molte mi hanno detto che dovranno svenarsi perché temono di perdere mecenati e sponsor, anche se alla fine delle conversazioni regolarmente mi chiedono ‘cosa cambierà’ e come dovremo regolarci”.
Addirittura c’è chi sta già studiando dove procurarsi i termo-scanner per misurare la febbre all’istante”. Insomma come prima, meglio di prima? “Vedremo, le sensazioni che ho sono buone, ma bisogna attendere che passi l’estate e il quadro si chiarisca. Confesso che ad inizio di quest’anno avevo deciso di lasciare il comitato. Avrei festeggiato i 45 anni nella Figc (più di quanti sono rimasto nell’Esercito…) e avrei passato il testimone. Quanto è accaduto mi ha obbligato a soprassedere. È un impegno morale che ho preso con il presidente Ivaldi. Resto per gestire la delicata fase della ripartenza”.