di MATTEO GERBONI
“Il Covid non sta molto simpatico neppure al nostro cuore…”. Roberto Maggi (nella foto in basso), da anni apprezzato cardiologo all’ospedale di Lavagna, esperto di aritmie, abbozza un titolo che rende perfettamente l’idea. Il Coronavirus si sta dimostrando assai abile nell’accanirsi pure con il nostro apparato cardiaco. “Già dalle prime casistiche studiate – sottolinea Maggi – all’origine dell’epidemia a Wuhan, si era capito che il nuovo Coronavirus determinava non solo una infezione delle prime vie respiratorie e dei polmoni, ma anche un potenziale interessamento di altri organi, tra cui il cuore ed i vasi sanguigni”.
Le relazioni tra Covid e cuore sembrano essere molteplici.
“Per quanto sia prematuro trarre conclusioni definitive, possiamo dire che i pazienti con fattori di rischio cardiovascolare come diabete, obesità, ipertensione arteriosa ed età avanzata e, in generale, i pazienti con una pre-esistente malattia cardiaca, in primis cardiopatia ischemica e scompenso cardiaco, sono più vulnerabili in caso di infezione e più propensi a sviluppare complicazioni durante il decorso della malattia, oltre che avere un aumentato rischio di mortalità. In seconda battuta, le forme gravi di infezione determinano, anche in soggetti senza pre-esistente cardiopatia, nel 15-20% dei casi un danno cardiaco che, se significativo, aumenta di circa 4 volte il rischio di mortalità intra-ospedaliera rispetto ai soggetti senza interessamento cardiaco”.
Quali sono le manifestazioni cardiache del Covid?
“La reazione infiammatoria del nostro organismo all’infezione virale, specie quando diventa esagerata come accade nelle fasi tardive dell’infezione da Covid, determina un danno dell’endotelio, ovvero la parete interna dei vasi sanguigni, attivando fenomeni coagulativi che, sul piano clinico, determinano complicanze importanti rappresentate da trombosi venose, embolie polmonari e peggioramento dell’aterosclerosi coronarica con aumentato rischio di infarto miocardico. Inoltre, come talora accade nelle infezioni virali, una possibile manifestazione della malattia è rappresentata dall’infiammazione del pericardio (pericarditi) e del muscolo cardiaco, fenomeno che prende il nome di miocardite, che può degenerare in un affaticamento del muscolo stesso, ovvero in uno scompenso cardiaco o favorire l’insorgenza di aritmie anche rischiose. D’altra parte il cuore, esprimendo lo stesso recettore cellulare per il virus espresso dalle cellule respiratorie, l’ACE-2, può essere un bersaglio diretto dell’infezione”.
La societa italiana di Cardiologia ha lanciato un allarme: si registra un drastico calo di pazienti che si rivolgono al pronto soccorso pur avendo una patologia cardiologica per paura del contagio.
“In tutta Italia si è registrato un calo degli accessi in pronto soccorso nei soggetti cardiopatici. Ciò sarà certamente oggetto di studio, ma verosimilmente è da correlarsi al timore dei pazienti di contrarre l’infezione, specie nelle prime settimane di pandemia. Occorre sottolineare che le patologie cardiache acute, quali l’infarto miocardico e le aritmie gravi, sono ‘tempo-dipendenti’ e il decorso è tanto più favorevole quanto prima esse vengono diagnosticate e trattate. D’altra parte è noto che una terapia tardiva di una patologia come l’infarto miocardico ha più probabilità di avere un decorso complicato. Pertanto, specie nei soggetti cardiopatici, l’insorgenza di sintomi sospetti, quale un dolore toracico prolungato, non deve essere trascurata dai pazienti. Per quanto molti presidi ospedalieri abbiano riorganizzato la loro attività, sono stati studiati percorsi differenti per i pazienti Covid rispetto ai pazienti non Covid e le urgenze cardiovascolari, quali la terapia dell’infarto con angioplastica coronarica urgente e la cura delle aritmie gravi con impianto di pacemaker o ablazione trans-catetere, sono state sempre garantite in questi mesi, anche nel reparto di cardiologia dell’ospedale di Lavagna”.
Recarsi immediatamente nei centri di riferimento specializzati per l’emergenza cardiovascolare è fondamentale per la sopravvivenza.
“Bisogna tranquillizzare le persone, non devono avere paura perché il rischio nel rimanere a casa è molto più alto, in quanto le malattie cardiovascolari rappresentano una tra le maggiori cause di morte in Italia. Non dobbiamo vanificare in poche settimane oltre 20 anni di campagne d’informazione che evidenziavano l’importanza di rivolgersi subito al pronto soccorso”.
Le raccomandazioni più importanti da tenere a mente per i cardiopatici e, più in generale, per i pazienti cronici e fragili.
“In presenza di sintomi preoccupanti, come dolore toracico al centro del petto di tipo costrittivo, accompagnato o meno da sudorazione o difficoltà respiratorie, bisogna chiamare il 118 immediatamente. Per tutto il resto, consultare sempre il proprio medico o lo specialista. I pazienti anziani e fragili con patologie è bene che non si espongano al rischio di contagio, continuino la terapia abituale se devono uscire per motivi indispensabili, usino la mascherina e mantengano le distanze di sicurezza. Se non vi è urgenza o necessità di andare in ospedale, è meglio rimandare visite di controllo e di routine. In caso di emergenza e attacco cardiaco, anche in epoca Covid-19, non si deve avere timore di chiamare il sistema di emergenza. Ogni minuto è prezioso”.
Gli anziani sono la categoria più a rischio infezione da Covid-19, ma anche il lockdown è un nemico assai temibile.
“Stare a casa per periodi prolungati può esporre ai rischi per la salute dovuti alla sedentarietà. Soprattutto in questo periodo, fare un po’ di movimento, ogni giorno, anche in casa diventa quindi fondamentale non solo per la nostra salute, ma anche per il nostro benessere psicologico. L’attività fisica infatti riduce lo stress e l’ansia, migliora l’umore e la qualità del sonno”.
Quali consigli per vivere bene anche tra le mura domestiche?
“Avere un equilibrato stile di vita è molto importante per evitare che, una volta usciti dall’emergenza, ci ritroviamo a fare i conti con un incremento di tutte quelle malattie che sono favorite o aggravate dalle abitudini comportamentali scorrette, come il diabete, le malattie cardiovascolari, i tumori e le malattie respiratorie croniche. Per vivere bene e in buona salute bastano alcune semplici ma fondamentali regole, riassumibili in quattro temi corretta alimentazione, regolare attività fisica, attenzione all’alcol e niente fumo”.
Indicazioni per una corretta alimentazione?
“Occorre prestare attenzione alla qualità e alla quantità degli alimenti che assumiamo ogni giorno. È importante adottare un’alimentazione varia e bilanciata, nella quale ciascun alimento concorra, con le sue specifiche proprietà nutrizionali, a garantire un apporto completo di tutte le sostanze necessarie al buon funzionamento dell’organismo. Ogni giorno/settimana devono essere assunti cibi tenendo conto dei diversi gruppi alimentari: cereali, legumi, tuberi, frutta e ortaggi, carne, pesce e uova, latte e derivati”.
Lo sport dopo il Coronavirus, possibili complicanze cardiache?
“Chi ha contratto il virus dovrà sottoporsi a degli screening cardiologici, oltre che a una serie di altri approfondimenti. Quindi dovrà prima andare da un medico dello sport e poi sottoporsi ad altri esami cardiologici. Per tutti gli altri sarà necessario un test sierologico (che nel mese di maggio dovrebbe essere validato) perché chiunque avrà incontrato il virus dovrebbe anche aver sviluppato una sorta di immunità che durerà per diverso tempo”.
Lei fa parte dello staff medico della Virtus Entella, nel caso dei professionisti si è elaborato un protocollo che molti giudicano di difficile attuazione.
“Non voglio addentrarmi su questo aspetto, ma mi sento di dire che i giocatori che hanno contratto l’infezione, sia in forma sintomatica che in forma asintomatica rivelata dalla positività al dosaggio degli anticorpi, dovranno essere sottoposti ad accertamenti cardiologici che escludano la presenza di un danno cardiaco anche minimo. In tale caso sarebbe certamente problematico concedere una idoneità sportiva. Non dimentichiamo che, già in tempi normali, riscontriamo, negli atleti pericarditi o miocarditi che hanno spesso una origine vitale. In caso di normalità degli esami cardiologici invece, non ci sarebbe alcun impedimento alla ripresa della attività”.
Dottore, quando verrà sconfitto questo nemico invisibile?
“Temo che nessuno, nemmeno i virologi e gli epidemiologi più preparati e forse troppo mediaticamente esposti, sappia realmente cosa accadrà nelle prossime settimane, che saranno, a tutti gli effetti, una sperimentazione sul campo il cui esito dipenderà soprattutto dalla responsabilità dei singoli individui nel tenere i comportamenti virtuosi che ormai tutti abbiamo imparato a conoscere, in primis il distanziamento sociale. Credo sia giusto e utile che gli scienziati comunichino, ma è altrettanto importante che si esprimano con il massimo rigore scientifico distinguendo tra verità scientificamente dimostrate ed opinioni personali non ancora confermate dalla scienza”.