di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Ci risiamo: ora dobbiamo dividerci tra tifosi del cancello e amici dei dissuasori!
Stiamo parlando della cancellata artistica, opera del maestro ferraio Cassinelli, messa in opera quarant’anni or sono, e della proposta di rimuoverla per sistemare al suo posto dei dissuasori in ghisa. L’operazione sarebbe giustificata dalla necessità, che sarebbe di per sé condivisibile, di abbattere delle barriere architettoniche che dovessero rendere difficile l’accesso alla piazza San Francesco, lo spazio attualmente antistante l’Auditorium.
Peccato che la cancellata non costituisca barriera di alcun genere per nessuno. I piani di calpestio dello spazio interno e di quello esterno sono assolutamente complanari, perciò basta tenere aperti i due battenti del cancello e il problema è del tutto risolto.
La cancellata è stata messa in opera alla fine degli anni Settanta in occasione della prima sistemazione della facciata e dell’avvio del riuso, con un’edizione al suo interno della Mostra del Tigullio, e costituisce un elemento al quale i chiavaresi si sono ben presto affezionati.
Visto che la rimozione della cancellata non è sostenuta da una carenza di accessibilità da parte del pubblico, l’aspetto più interessante a cui rivolgere una riflessione sta nella motivazione storica della divisione tra lo spazio antistante la chiesa, cioè il sagrato, e il resto dello spazio attiguo.
La chiesa è stata edificata successivamente al secondo lodo dei Consoli genovesi (15 aprile 1208); allora lo spazio dell’attuale piazza Matteotti non era propriamente una piazza, bensì uno spazio di sicurezza tra il Capo Borgo, di prossima edificazione, e la porta d’accesso alla città fortificata. Con l’edificazione della chiesa di San Francesco si rese necessario delimitare il sagrato, cioè dividere questo luogo dagli spazi adiacenti. Se guardiamo con attenzione la ricca documentazione topografica prodotta nei secoli possiamo facilmente rilevare un muricciolo di divisione, interrotto da un varco per accedere all’interno. Matteo Vinzoni, nella sua mappa dedicata a Chiavari, riporta ben leggibile questa divisione. Nella biblioteca della Società Economica di Chiavari è conservata una planimetria “raffigurante Capoborgo”, databile al XVIII secolo, con la conferma della divisione tra gli spazi già descritti.
Nell’Archivio Storico del Comune di Chiavari è conservato lo stralcio del Piano Timossi del 1846; qui il particolare riportato davanti a San Francesco conferma la divisione degli spazi. Nella documentazione conservata nelle carte della Civica Galleria di Palazzo Rocca è presente un rilievo degli “ex possedimenti dei Padri Francescani (la carta è datata 5 marzo 1867) e, anche in questo caso, si rileva la divisione.
Poi giungerà la documentazione fotografica e i soggetti che possono aiutarci non mancano. Uno scatto illustra “l’Oratorio della Crocetta nel 1871”, dove l’immagine ci conferma il muricciolo.
Tra i documenti dell’Archivio Fotografico di Palazzo Rocca è visibile un’immagine di fine Ottocento che ritrae “Oratorio della Crocetta e la Chiesa di San Francesco”: qui è visibile una persona seduta sulla struttura. Nel lungo percorso di riuso dell’ex chiesa di San Francesco, questa venne adibita a sede del servizio dei Pompieri Civici. In questa occasione, per rendere più rapido l’accesso al deposito, il muricciolo venne rimosso.

Come già sopra richiamato, si giunse poi agli interventi di restauro e di riuso pubblico del complesso; siamo alla fine degli anni Settanta e venne progettata una sistemazione che potesse ospitare un’edizione della Mostra del Tigullio. È in questa occasione che si risistema l’intero paraggio per meglio utilizzarne gli spazi, ed una delle modifiche prevede il ripristino della separazione tra lo spazio antistante l’ex chiesa e la vicina piazza Matteotti. In questa prima fase la cancellata non era completamente rettilinea, ma descriveva una rientranza che permetteva l’uso commerciale di un ufficio pratiche auto posto nell’angolo della chiesa. Terminata questa attività si è proceduto a correggere quest’anomalia, rendendo l’intera cancellata rettilinea.
Spero che questa ricostruzione possa permettere una attenta riflessione. La distribuzione storica degli spazi infatti non è casuale, ma corrisponde a vicende e destinazioni, e quando queste si prolungano per secoli è bene valutarne con attenzione il significato culturale. Se esistesse una seria barriera, tale da non permettere un transito sicuro in particolare a chi deve muoversi con ausilio, sarei il primo a pensarne una modifica, ma questo caso non sussiste assolutamente.
L’accesso a piazza San Francesco è agibile senza nessuno sbalzo di quota, il piano pedonale si presenta omogeneo, basta avere l’accortezza d’aprire i battenti e diventa completamente agibile a chiunque. La cancellata ha invece una sua valenza storica, è stata realizzata dal Cassinelli, un vero maestro nella sua arte antichissima, e rimuoverla non porterebbe a nessun giovamento. Questo cancello è inoltre utile nel caso di diversi eventi che potrebbero articolarsi nel tempo, e che richiedono l’uso dello spazio antistante e la garanzia di sicurezza dello stesso, aspetto che i dissuasori non garantiscono affatto.
Mi pare che valga la pena di ragionare sul fatto che che la piazza-sagrato è un segno del tempo, la traccia significativa di una pagina della storia di Chiavari che sarebbe resa irrilevante dai dissuasori.
(* storico e studioso di tradizioni locali)