di ANTONIO GOZZI
La grande vittoria di Giovanni Toti in Liguria è in qualche modo emblematica di una tendenza nazionale che vede per la prima volta da molti anni andare in crisi contemporaneamente quelle forze populiste e sovraniste che hanno imperversato nel Paese negli ultimi 10 anni fino a raggiungere, alle Politiche del 2018 con il voto al M5S e alla Lega, la maggioranza del Parlamento e la formazione di un governo gialloverde.
Almeno al Nord con l’amplissima vittoria di Toti in Liguria e quella straordinaria di Zaia in Veneto con una propria lista che surclassa quella della Lega di Salvini, ma anche con la vittoria di Giani in Toscana che consente al PD di mantenere la regione senza alcuna alleanza con i pentastellati (come era già successo con Bonaccini in Emilia), vengono premiati in qualche modo dei moderati, degli uomini che non hanno fatto dell’estremismo e della politica urlata il loro credo e che hanno invece dato nella loro azione quotidiana segno di concretezza e pragmatismo.
Restando sulla Liguria, che ovviamente è la regione che ci interessa di più, Toti riesce a ribaltare i rapporti di forza registrati nel 2015, quando aveva vinto solo grazie alla divisione della sinistra. Allora il centro destra, pur vincente, a mala pena raggiungeva il 35%, mentre la sommatoria dei voti dei suoi oppositori (Pd, Rete a Sinistra, M5S) sia pure divisi, era pari al 60%. Oggi il rapporto è ribaltato: il 60% degli elettori liguri si è espresso a favore di Toti e meno del 40% per il suo oppositore Sansa, espressione dell’alleanza Pd-M5S.
Non solo: la lista di Toti ‘Cambiamo’ con più del 22% è di gran lunga la forza più grande del centro-destra ligure, e surclassa la Lega che non supera il 17% e FdI che è intorno al 10%. Se ai voti di ‘Cambiamo’ si aggiungono quelli di Forza Italia (circa il 5%) si vede come la coalizione di centro destra in Liguria veda una forza significativa nei moderati a conferma di quella tendenza che si è segnalata in apertura.
Toti è quindi un governatore che, rispetto alla tornata precedente, può contare sul significativo consenso che i liguri hanno attribuito alla sua forza politica ed è quindi ancora più forte e autorevole. Ha ancora maggiori responsabilità rispetto alla svolta di cui la regione ha bisogno sia in economia che nella politica delle infrastrutture e ha cinque anni davanti a sé per imprimere alla Liguria quel cambiamento di cui si avverte un’urgentissima necessità.
Gli altri dati da sottolineare di questa competizione regionale sono:
- La batosta della coalizione Pd-M5S. La Liguria era l’unica regione di questa tornata elettorale in cui i giallorossi si presentavano uniti. Si era avuta quasi la sensazione che questa alleanza fosse stata imposta al Pd ligure dall’alto, visto il protagonismo nella vicenda del vicesegretario nazionale del Pd Orlando. Si è giustamente notato che nonostante questo protagonismo non è andata diversamente dal fallimentare precedente dell’Umbria dell’ottobre del 2019.
- Viene confermato che il Pd ottiene migliori risultati quando non si presenta in tandem con i grillini.
- Anche il voto ligure conferma l’inarrestabile declino, anche in Liguria, del M5S che passa del 26% delle precedenti regionali all’8% diventando addirittura il quinto partito della regione (era il primo alle politiche del 2018!).
- La ‘terza posizione’ del candidato Massardo appoggiato da IV, PSI e +Europa non raggiunge il 3%, confermando le difficoltà del progetto di alleanza riformista, come si vede anche dal modestissimo risultato di Scalfarotto in Puglia, laddove in appoggio c’era anche ‘Azione’ di Calenda.
Un’ultima notazione riguarda il Tigullio, che riesce ad eleggere ben cinque consiglieri regionali, tutti con performance di assoluto rilievo. Gli eletti sono Mimmo Cianci per ‘Cambiamo’, Sandro Garibaldi per la Lega, Claudio Muzio per Forza Italia (confermato), Luca Garibaldi per il PD e Fabio Tosi del M5S (entrambi confermati).
Da notare che non ce l’ha fatta per una manciata di voti il consigliere uscente Giovanni Boitano: se quest’ultimo dovesse subentrare a qualche assessore, i consiglieri del Tigullio diventerebbero sei, ed un quinto del Consiglio Regionale sarebbe composto da Tigullini.
Rapallo e Chiavari con Mimmo Cianci e Sandro Garibaldi aumentano il loro peso specifico, ed insieme a Claudio Muzio saranno parte determinante della maggioranza di Toti. Un fatto importante per la nostra terra. Buon lavoro ai consiglieri del Tigullio, di maggioranza e di opposizione. Ricordatevi, quando sarete in via Fieschi, che siete figli del Tigullio!