Glocal… no social
Settimanale di attualità, economia e sport

Ultima edizione

Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Il 25 Aprile e quel ‘fascismo eterno’ che da sempre si annida nel pensiero dell’italiano medio 

Si è pensato, sbagliando, che una volta ristabilita la legalità, dato al paese quella democrazia compiuta che attendeva dal compimento dell’unità nazionale, la base di valori comuni sulla quale si era scritta la Costituzione si sarebbe mantenuta inattaccabile
L'eccidio delle Fosse Ardeatine e i fatti di via Rasella al centro del libro di Aurelio Lepre
L'eccidio delle Fosse Ardeatine e i fatti di via Rasella al centro del libro di Aurelio Lepre
Condividi su

di DANILO SANGUINETI

23 marzo 2024. Una compagnia della polizia militare marcia per le strade di Melitopol, città dell’Ucraina sud orientale occupata nel corso dell’invasione dello stato confinante decisa da Vladimir Putin, autocrate di “Tutte le Russie”, che domina con il pugno di ferro il proprio paese e ha deciso di punire lo stato confinante per aver osato cambiare schieramento e allearsi con gli Usa.

Quando il gruppo di soldati – formato da elementi nati in Ucraina ma che si sentono russi e in favore della Grande Madre combattono con preoccupante fanatismo – imbocca una via stretta del centro improvvisa una deflagrazione: salta in aria un carretto della spazzatura imbottito con 18 chili di esplosivo. Il botto tremendo uccide 33 militari russi. Sono stati i resistenti locali che hanno voluto rispondere con un’azione eclatante alle ripetute violenze che nei mesi passati hanno insanguinato la città, violenze commesse dall’esercito russo e dai fiancheggiatori ucraini. 

Occupanti e collaborazionisti rastrellano passanti, abitanti delle case nella via dell’attentato poi vanno alle carceri locali dove sono detenuti oppositori politici e membri delle minoranze etniche invise agli oppressori e mettono in atto una rappresaglia spietata: in ragione di ogni morto russo dieci ostaggi vengono fucilati sommariamente. E poiché gli zelanti capi della sicurezza cittadina non vogliono deludere il loro capo abbondano: ammazzano 335 persone, nessuna delle quali collegata all’attentato, in spregio a ogni regola, anche di quelle più severe previste dalle convenzioni in tempo di guerra. L’eccidio è portato a termine a neppure 24 ore dall’attentato. Nel mondo libero l’esecrazione per i fatti di Melitopol è unanime. 

Suona familiare? Un salto di 80 anni: l’attentato di via Rasella e le Fosse Ardeatine vengono ripuliti dalla polvere accumulatasi in troppi decenni nei quali ci si è limitati a rimembrare. 

Quando si decontestualizza si può comprendere. Al contrario storicizzare richiede un bagaglio di nozioni che in Italia persino le cariche altolocate (per posizione, non certo per autorevolezza) sembrano aver smarrito.

Questo è il primo dei due mali che affliggono la Festa del 25 aprile. Il secondo è, e va ascritto al gruppo intellettuale-politico “vincitore” della Guerra Civile 1943-45, quello di aver pensato che una volta ristabilita la legalità, dato al paese quella democrazia compiuta che attendeva dal compimento dell’unità nazionale, la base di valori comuni sulla quale si era scritta la Costituzione si sarebbe mantenuta inattaccabile, le proposizioni fondamentali accettate come assiomi. Sbagliatissimo. Non avevano tenuto nella giusta considerazione il “fascismo eterno” dell’italiano medio descritto in maniera meravigliosa da un insospettabile di simpatie sinistrorse, Ennio Flaiano“Il Fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri” le cause della sua impotenza o sconfitta. Vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri”

Aveva ragione da vendere. Già all’epoca dei fatti Rasella-Ardeatine, la brava gente, la probabile maggioranza, silenziosa in pubblico e loquace all’apparecchio, la pensava così e forse ancora oggi, nel profondo, così la avverte.

Oggi lo possiamo dire con cognizione di causa perché il professor Aurelio Lepre nel libro “Via Rasella. Leggenda e realtà della Resistenza a Roma” (Laterza 1996) ha pubblicato un estratto significativo delle intercettazioni delle telefonate intercorse tra il 23 e il 26 marzo nell’Urbe. 

Per essere chiari: la polizia fascista da anni annotava ogni parola che correva sui fili del telefono in Italia, ma nel 1944 il telefono era ancora un mezzo usato quasi esclusivamente dalle classi abbienti e nei luoghi pubblici riservati alla borghesia, quindi lo spaccato che ne esce è quello di persone quanto meno “distinte” che parlano a ruota libera (pochi erano consapevoli del fatto che ci fosse un “Grande Fratello” all’ascolto).

23 marzo, ore 20,30 Elsa D. “Sabato darò un trattenimento al quale parteciperanno molti ufficiali tedeschi. Perciò mi occorrerebbero delle ragazze in gamba…Ha visto cosa è successo oggi?”  Uomo: “Ho visto che portavano via diversi morti. Mascalzoni, tanta gente muore”. Elsa D. “Comunisti…”

23 marzo, 20,30 Signorina V. “Mi sono trovata nelle vicinanze del Messaggero, mi sono rifugiata al cinema. E stata una cosa tremenda! Perché fanno questo? È proprio il colmo!” 

25 marzo ore 10. Rita J “Quello che è successo non serve ad altro che a peggiorare la situazione”. Alfredo “Io credo che siano dei mercenari i quali vivono di questo”. “Proprio così, Alfredo, ci vorrebbe un nuovo tribunale come quello dell’inquisizione. 

25 marzo ore 11. Voce di donna. “Ho preso il pane, 100 grammi. Finora ero disperata e non sapevo come sarebbe andata, adesso so che si morirà. Se finora 1 kg. a 50 lire, con questa nuova restrizione, ci vogliono far mantenere la linea ad ogni costo”.

25 marzo, ore 15. Voce di uomo, “Hai letto quel comunicato, Giulio? È redatto in una forma…Come al solito al ministero lo avranno dato a qualcuno per fare la traduzione col vocabolario alla mano. Giulio “Tremenda. 320 persone, accidenti, una bella rappresaglia. Dieci morti per uno loro. Altro che occhio per occhio”. “Forse una strage di innocenti?” Se è vero quello che dicono e cioè se hanno rastrellato la via non credo, forse avranno fucilato quelli che avevano dei precedenti”. Voce di uomo: ” Speriamo che sia così Altrimenti l’aver fucilato quelli che nel momento dell’incidente si trovavano per la via sarebbe veramente…Giulio. “Avranno certamente fucilato l’individuo sospetto segnalato per altre cose”.

25 marzo, ore 15. Ingegnere M. “Hai letto il comunicato circa l’incidente di via Rasella?” Voci di uomo. “Sì, hanno ammazzato 320 individui, ma questi erano tutti colpevoli. Naturalmente ci saranno moltissimi innocenti, ma la legge di guerra è quella che è”. Voce di uomo. Piuttosto avrei fatto ammazzare i veri assassini, se fossero stati individuati e scoperti. In pubblica piazza per dare una lezione a tutti i delinquenti”. 

25 marzo, ore 16. Dall’albergo Milano. “La popolazione ha deplorato la condotta di questi sobillatori. Non fanno che aggravare la situazione di noi pacifici cittadini”.

25 marzo ore 17,55, voci di uomo. “Hai letto quel comunicato? Hanno liquidato tutto in 12 ore senza conseguenze”. Giulio C. “Sì, per fortuna”. Voce di uomo “Speriamo che non abbiano ammazzati degli innocenti. Niente di più facile che i veri colpevoli se la siano svignata”. Giulio C.”Avranno fucilato quelli che avevano dentro”. 

25 marzo 21,30. Carlo G. “Credi che siano stati veramente fucilati, povera gente!” Voce di uomo. “Colpa di quei pazzoidi che commettono simili attentati!” Carlo G: “Senza dubbio la ritorsione è giustificata”. Voce di uomo “Sono tempi tanto difficili. Questi cretini, c’è bisogno di chiamarli così, non fanno altro che aggravare la situazione, vogliono a tutti i costi che Roma diventi un campo di battaglia”.

25 marzo, 21,45. Il direttore del Messaggero. “Mi risulta da informazioni dirette che c’è un po’ troppo movimento. Farò un ordine per i redattori e poi lo farete per gli operai affinché ognuno stia al posto suo. Gli avvenimenti e l’altro giorno sono stati oggetto di commenti e discussioni .Che uno è libero di fare ma a casa e non al giornale dove implica la responsabilità vostra e mia”. L’amministratore del giornale. “Però i commenti erano in senso favorevole”. Direttore “Il nostro è un giornale d’opinione dove tutto è firmato. Non vorrei che una cosa fosse interpretata per un’altra. In un momento parzialmente elettrico siamo noi ad avere delle noie”.

25 marzo 21,15. Toto dalla pensione A. “Hai letto il comunicato di oggi? Giuseppe M. “Dobbiamo ringraziare quei quattro disgraziati che ci mettono nei guai. Con tutti quelli che ho parlato, con tutti quelli che ho parlato oggi abbiamo accennato anche a questo. Ho inteso parole di biasimo per questi malconsigliati che hanno gettato le bombe”. Toto “Per quali ragioni creare disordini, panico tra la popolazione, reazione degli uni e rancore dei romani, mentre questi hanno dimostrato chiaramente che intendono lavorare in pace. In ultima analisi, i tedeschi stanno combattendo, è in gioco la loro vita e quella del proprio paese. Si trovano in Italia per forza di cose e non per deliberato”. Giuseppe M “Ma quando accade è opera di emissari che vengono a Roma appositamente. Certamente a quella gente non va giù che i romani lascino i tedeschi agire per il loro meglio. Con questi atti sanno di provocare arresti e fucilazioni e una conseguente tensione nei rapporti fra tedeschi e popolazione di Roma”. Toto “Certamente, purtroppo chissà quanti poveri diavoli sono capitati in mezzo lasciandoci la vita. Ad ogni modo speriamo che simili fatti non abbiano a ripetersi e torni la calma”. 

Uno spunto potente per la riflessione attuale. Ecco come può accadere che un imbonitore possa nel corso di un innocuo (apparentemente) quiz in prime time su Rai chiosare una domanda sull’oro alla patria del 1935 definendo tale atto un “gesto patriottico” e non essere sommerso all’istante da pernacchie. Ecco perché un ministro della repubblica pochi giorni fa si sia sentito autorizzato a dire sempre in tv che “la parola antifascista ha portato purtroppo in tanti anni a tante morti”  ed alludere alla barbara uccisione di un militante di destra, Sergio Ramelli. Sarebbe bastato rispondergli che gli assassini di Ramelli, terroristi della sinistra extraparlamentare, furono identificati, processati e condannati proprio grazie a quella democrazia pensata, costruita e difesa anche a prezzo della propria vita dalle donne e dagli uomini che scelsero l’8 settembre 43 e confermarono fino alla Liberazione di stare dalla parte giusta.

Che era e rimane una sola. Quella di Giacomo Matteotti, Antonio Gramsci, Don Minzoni, Giovanni Amendola, Carlo e Nello Rosselli. Loro Giustizia e Libertà la ricercarono, non la negarono.

Buon 25 aprile.

Ultimi video

Intervista a Simone Franceschi, vicesindaco della Città Metropolitana: “Nessun fermo ai lavori sull’argine dell’Entella"
"Ancora nessuna ufficialità sulle alternative al depuratore in colmata. Se Chiavari dispone di elementi utili, ce li comunichi”
Chiavari, la variante al Puc divide: opposizione all’attacco, depuratore ancora al centro del dibattito. Silvia Garibaldi abbandona l’aula
“Provvedimento 'illegittimo e irricevibile', errori marchiani che rendono fragile la posizione contraria alla costruzione del depuratore in colmata"

Altri articoli

Tunnel della Val Fontanabuona, entro fine mese Autostrade replicherà al Ministero. Conferenza dei servizi in autunno

Giancarlo Durante, presidente di Confindustria Tigullio: “Noi siamo fiduciosi ma restiamo vigili. Il Tunnel della Val Fontanabuona è un progetto finanziato e il suo iter sta andando avanti"

Tra fede, tradizione e partecipazione Recco celebra la sua patrona, al via la Sagra del Fuoco

È la festa identitaria della città. I Sette Quartieri lanciano un’iniziativa solidale per Gaza con i mascoli in miniatura