
di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Era nato il 26 novembre del 1924 a Massa Carrara, da giovane si era trasferito con la famiglia nel Tigullio. Sono gli anni del fascismo squadrista, la dittatura sta mostrando il suo volto più duro e spietato. In questo clima si formeranno tanti giovani come Ernesto Iacopetti e l’idea di ridare una nuova dignità al nostro paese sarà il loro obiettivo.
L’occasione si presenterà al bivio dell’8 settembre del 1943, dopo un primo periodo di sfollamento sulle alture di Leivi. E si presenterà agli uomini della Coduri. Le carte d’archivio ci confermano il suo ingresso in formazione nel dicembre del 1944, il primo incontro con gli uomini di Castagno ‘Saetta’ avviene sulle montagne ripide dell’Alta Val Graveglia.
Sono giorni difficili, il freddo e la fame sono difficili da combattere, ma non come i nazifascisti che rastrellano i piccoli borghi tra Nascio, Statale e i primi contrafforti della Val di Vara. Ora il comando era a Valletti: qui Ernesto diventa il partigiano ‘Leivi’. In quei giorni la divisione partigiana Longhi, comandata da ‘Saetta’, era appostata tra Ghiggeri e la Cappelletta del Passo del Biscia. Il 29 dicembre un importante ‘lancio’ Alleato rifornisce la Coduri, poche ore dopo i nazifascisti, 500 effettivi della Monterosa e 80 tedeschi, attaccano Valletti e il comando della Coduri.
Il colpo più duro lo subiranno il mattino seguente, quando la Coduri si sposta verso il Mulino della Gattea: qui subiranno uno degli attacchi più duri e sanguinosi dell’intera Resistenza.
Ecco come potevano raccontare la loro storia uomini come Ernesto Iacopetti. Rammento con precisione il suo pedalare in bicicletta, un cenno del capo, quasi un saluto e poi l’immediato confronto, i racconti, le delusioni e le tante speranze.
Questa generazione testimoniava sempre il suo giovane passato, in cui si era capaci di trovare una piccola speranza anche nei momenti più difficili e complicati del dibattito politico. Dopo la Resistenza si poteva finalmente assaporare il valore della libertà, ora il suo partito non era più clandestino e il rosso della blusa dei ‘garibaldini’ come Ernesto poteva diventare progetto politico, militanza.
Iacopetti s’iscrive al Poi di Lavagna, sino a diventarne segretario della sezione, dove tanti della Coduri militeranno e sogneranno l’Italia per cui avevano combattuto. Lavagna, per uno strano segno del destino demografico-politico, diventerà una sorta di laboratorio campione; gli analisti sostenevano che il voto di quella comunità rispecchiava il cammino politico dell’intero Paese.
L’esperimento riuscì nel 1975: i comunisti di Lavagna si allearono con la lista ‘Costruire Insieme’ di Gian Luigi Barbero e conquistarono il comune. Ernesto Iacopetti fu nominato assessore all’Urbanistica, Angelo Daneri vice sindaco. Tutti seguivamo con attenzione quell’esperienza, una vecchia immagine in bianconero ci ricorda l’applauso di Lavagna nell’aula di Palazzo Franzoni al discorso programmatico di Aldo Valerio ‘Riccio’: nel pubblico Lovrano Bisso, Serbandini ‘Bini’, Franco Ragazzi; tutti a testimoniare l’importanza di quella prova innovativa.
In questo lungo percorso s’inserisce Ernesto e la sua passione politica, per questi uomini il ‘partito’ era luogo di vita, di dibattiti interminabili e fuoco delle passioni. Iacopetti sarà animato da grandi speranze e continuerà il suo cammino, dalla Bolognina al Partito Democratico.
Il nostro saluto e il ricordo per chi come lui ha fatto della vita una testimonianza di assoluta coerenza, dove l’impegno politico era uno strumento per costruire una società giusta per tutti.
Grazie Ernesto!
(* studioso di storia locale e membro dell’Anpi)