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di DAVIDE CUCCHI *
Lo scorso 12 marzo il Procuratore speciale Robert Hur si è presentato alla Camera per esporre il risultato della sua indagine a carico di Joe Biden in merito a documenti riservati che il Presidente avrebbe mantenuto presso la sua residenza privata a Wilmington, Delaware e in un suo precedente ufficio. Un evento che risale al suo periodo quando serviva come vicepresidente di Barack Obama negli anni compresi tra il 2009 e il 2017.
Il rapporto di Hur non ha accontentato né i Democratici né i Repubblicani, ma allo stesso tempo ha fornito valide argomentazioni per entrambi. Bisogna sottolineare che Robert Hur è iscritto al Partito Repubblicano ed è stato nominato da Donald Trump come Procuratore del distretto del Maryland nel 2018. Hur ha esposto il suo lavoro, concludendo che non aveva prove sufficienti per accusare Biden e sostenendo che le accuse penali nei suoi confronti non fossero giustificate. Allo stesso tempo, ha evidenziato come, durante l’interrogatorio, Biden abbia avuto vuoti di memoria e abbia erroneamente confuso certi momenti storici, in particolare sul suo periodo come Vicepresidente e sulla morte di suo figlio Beau. Le trascrizioni raccontano, però, un Presidente sicuro di sé e pronto a fare battute, come quando ha detto che il Federal Bureau of Investigation (FBI) “conosce la mia casa meglio di me”, dopo che gli agenti hanno cercato materiale sensibile in suo possesso. Insomma, un rapporto che scagiona Biden dalle accuse, ma che non lo fa uscire brillantemente, anzi. Il rapporto ne dipinge in realtà una raffigurazione piuttosto debole.
Tutto ciò ha scatenato i rappresentanti di entrambi i partiti. I Democratici hanno accusato Hur di imparzialità, visto la sua appartenenza al GOP e al suo rapporto con Trump. Lo hanno accusato di aver appositamente messo in ridicolo Biden, cavalcando la narrazione quotidiana secondo la quale il Presidente non è mentalmente abbastanza lucido per affrontare un secondo mandato alla Casa Bianca. Il deputato Adam Schiff, dem californiano che ha condotto l’inchiesta sul primo impeachment di Trump, ha affermato che Hur ha denigrato Biden in questo caldo anno elettorale “per ottenere il massimo impatto politico”, mentre il suo collega Hank Johnson ha incalzato il procuratore sul suo rapporto con l’ex presidente sostenendo che “sta facendo tutto il possibile per far rieleggere Trump in modo da poter essere riconfermato giudice federale o, forse, per ottenere un’altra posizione all’interno del Dipartimento di Giustizia”.
Hur si è difeso dicendo che la questione della confusione temporale e della scarsa memoria di Biden sono state decisive per la conclusione della sua indagine; dunque, non poteva estrometterle dal rapporto presentato alla Camera. Il Procuratore ha poi aggiunto che “la politica non ha avuto alcun ruolo nella mia indagine”.
Sul fronte dei Repubblicani si è fatto sentire il deputato Tom Tiffany che ha definito Hur “parte della guardia pretoriana che sorveglia la palude a Washington, proteggendo le élite”. Gli altri deputati Repubblicani che hanno preso la parola si sono arrabbiati con Hur per la mancata accusa del Presidente Biden. Questo sentimento nasce dal fatto che, nel 2019, l’allora Presidente Trump è stato accusato per la medesima ragione, ovvero il possedimento di documenti riservati, in quella circostanza nella sua casa in Florida. Riecheggia nelle loro parole, ancora una volta, la questione dell’età di Biden: non è che Hur non lo colpevolizza solo perché è un anziano con problemi di memoria? D’altronde Hur è lo stesso che aveva puntato il dito contro Donald Trump. Un altro deputato che ha attaccato ferocemente Hur è stato Tom McClintock, repubblicano della California, che ha ironicamente chiesto al Procuratore se “va bene se porto a casa documenti top secret, li conservo nel mio garage e ne leggo delle parti ad amici e colleghi?” (ABC News). McClintock si riferisce a un passaggio del resoconto dell’indagine, dove secondo il Deputato Repubblicano è sottinteso che sia lecito farlo, usando poi come scusa il fatto che sta invecchiando e non ricorda bene gli avvenimenti.
Hur, insieme alla sua squadra, ha cercato di capire come una serie di documenti possa essere finita a Wilmington o nell’ufficio di Biden. Martedì scorso ha affermato che qualche documento potrebbe essere stato intenzionalmente trattenuto, ad esempio quelli che testimoniano l’opposizione del Presidente all’invio di truppe in Afghanistan durante l’amministrazione Obama. Sono emerse però altre numerose informazioni secondo le quali Biden non avrebbe trattenuto intenzionalmente alcun documento. Alla fine, la decisione di Hur, come scritto sopra, è stata quella di non accusare il Presidente. È importante sottolineare che Hur non ha “esonerato” Biden, come ha più volte ripetuto la deputata Pramila Jayapal, deputata dem progressista dello stato di Washington, durante il suo intervento alla Camera. Il Procuratore è intervenuto due volte appositamente per correggere questa sua affermazione.
In teoria il malcontento bipartisan su un’inchiesta condotta dal dipartimento di giustizia dovrebbe essere un attestato di buon lavoro, ma permangono i dubbi su quanto l’orientamento politico di Hur (ha dichiarato di essere registrato nelle fila repubblicane) abbia influenzato la stesura del rapporto.
(* Laureato in storia, collaboratore di Jefferson)