Ricordare Carlo e Nello Rosselli in questo numero speciale di ‘Piazza Levante’ dedicato al 25 aprile e alla Liberazione non è soltanto un omaggio, in una fase di risorgente antisemitismo, ai due martiri dell’antifascismo italiano trucidati a Bagnole de l’Orne in Francia il 9 giugno 1937 da un gruppo della Cagoule (formazione eversiva della destra francese) su mandato di Mussolini, ma è anche il modo per sottolineare la modernità di un pensiero, il socialismo liberale, che costituisce il lascito culturale di un’intera vita di riflessione politica e che viene materialmente elaborato da Carlo Rosselli nella solitudine del confino di Lipari. Tale pensiero per la sua modernità e non ortodossia sarà sempre osteggiato dalla sinistra marxista italiana specie quella comunista, che non saprà coglierne il valore in tutte le sue implicazioni.
E’ un modo inoltre per richiamare i legami che Carlo e Nello Rosselli ebbero in vita con la Liguria e con Chiavari e, in tempi più recenti, l’interesse verso un’eredità culturale da cui scaturì, nella nostra città, la nascita di un circolo culturale intestato a Carlo Rosselli.
1 – Le origini
Carlo Rosselli nasce a Roma il 16 novembre 1899. E’ il secondo di tre fratelli: Aldo nasce a Vienna nel 1895 e Nello a Roma nel 1900.
La madre Amelia Pincherle Moravia è un’ebrea veneziana scrittrice e drammaturga. Il padre Giuseppe Emanuele (detto Joe) Rosselli, anch’egli ebreo, è di professione musicologo. Si separeranno dopo solo sette anni di matrimonio. Il ricordo del padre rimarrà piuttosto flebile nella memoria dei tre fratelli. Invece un legame profondo unisce i tre fratelli alla madre Amelia che impartisce loro un’educazione severa all’insegna del patriottismo e dell’intransigenza morale con principi etici austeri e mazziniani (Mazzini muore in casa Rosselli a Pisa nel 1872 sotto lo pseudonimo Mr.Brown) temperata dalla dolcezza ebraica. Amelia trasferirà la famiglia a Firenze nel 1903, dove anche grazie alla presenza degli zii Pellegrino Rosselli e della moglie Janet Nathan riesce a superare le difficoltà di organizzare una nuova vita da sola con tre bambini.
I ragazzi cresceranno in un’ambiente culturale fiorentino di parenti ebrei, sofisticato e socialista. Una cugina Levi di Amelia è moglie di Claudio Treves, uno dei leader del socialismo riformista italiano; Alberto Pincherle, cugino primo dei Rosselli, diventerà noto come scrittore con il nome di Alberto Moravia.
Nel settembre del 1911 il padre Joe muore e lascia ai figli una cospicua eredità che oltre a mantenerli tutta la vita, consentirà, in futuro, di finanziare l’attività politica di Carlo.
La prima guerra mondiale avrà sui fratelli Rosselli un impatto violento. La famiglia è animata da acceso spirito patriottico e favorevole all’entrata in guerra dell’Italia anche per effetto delle frequentazioni fiorentine tutte favorevoli all’intervento. Aldo, che potrebbe prestare servizio presso la Croce Rossa in quanto figlio maggiore di madre vedova, decide di arruolarsi volontario in fanteria. Dopo pochi mesi viene inviato al fronte dove il 27 marzo 1916, a ventuno anni, muore in seguito a ferite riportate alla testa. Gli sarà conferita la medaglia d’argento al valore. Nel 1917, appena conclusi gli studi superiori, Carlo e Nello vengono richiamati alle armi rispettivamente nel corpo degli alpini e in artiglieria. La vita militare segnerà la formazione culturale di Carlo in particolare nel legame con il popolo sofferente e nella possibilità che si concretizzi un avvicinamento e un legame tra popolo e borghesia.
2 – Il dopoguerra: l’incontro con Salvemini e il socialismo
Carlo ha sostenuto la linea democratico-repubblicana combattente e, come molti amici commilitoni, non condivide le posizioni massimaliste di Giacinto Menotti Serrati che rappresentano la maggioranza delle posizioni del Partito Socialista Italiano né, tantomeno, il fanatismo del nascente movimento fascista.
Carlo rientra dal fronte disorientato. Anch’egli soffre per la vittoria ferita e cambia atteggiamento sulla guerra sotto l’influenza di pensatori pacifisti soprattutto francesi. Di lì a poco conosce Gaetano Salvemini, per il tramite del fratello Nello, che gli ha chiesto consigli per la sua tesi di storia. Per i fratelli Rosselli, Salvemini diventerà costante punto di riferimento e guida morale, culturale e politica.
Nel gennaio 1921 Carlo partecipa al Congresso socialista di Livorno, dove si consuma la scissione tra socialisti e comunisti. Qui viene conquistato da Filippo Turati che, con il suo intervento, gli infonde entusiasmo e speranza.
Nel luglio del 1921 Carlo si laurea all’Istituto di Studi Superiori Sociali ‘Cesare Alfieri’ di Firenze con una tesi dedicata al movimento sindacale ottenendone il massimo dei voti e la lode.
Già nella tesi di laurea emergono alcuni filoni che costituiranno gli assi portanti del suo pensiero: la critica al marxismo, soprattutto per la sua deriva deterministica; la scelta per un’impostazione idealista e volontaria della lotta politica; la convinzione della necessità di un’alleanza tra borghesia e proletariato per la modernizzazione del Paese nel quadro più ampio di una rivoluzione culturale, oltreché morale, del socialismo italiano e europeo.
L’apertura internazionale segna la sua formazione culturale. L’estate del 1921 trascorre nelle letture dei testi di Roberto Michels, Vilfredo Pareto e Achille Loria.
Nei primi mesi del 1922 la situazione politica italiana precipita in una pericolosa incertezza che avvantaggia il partito fascista. Si assiste all’impotenza politica del Partito Socialista Italiano che vede, dopo il Congresso di Milano dell’ottobre del 1922, l’espulsione dei riformisti.
Carlo inizia a studiare per la sua seconda tesi di laurea in giurisprudenza. Egli sente molto forte l’interesse per l’economia politica e per questo decide di trasferirsi a Torino e poi a Milano per conoscere e confrontarsi con illustri economisti quali Luigi Einaudi, Pasquale Iannacone, Gaetano Mosca che sta ultimando il suo ‘Elementi di scienza politica’.
A Torino incontra Piero Gobetti e i giovani del gruppo torinese di ‘Rivoluzione Liberale’. Nel luglio del 1923, dopo essersi laureato in Giurisprudenza all’Università di Siena, Carlo passa qualche tempo a Genova dove, grazie all’intervento di Salvemini, conosce l’economista Attilio Cabiati che offre al giovane Rosselli la possibilità di fare l’assistente volontario all’Istituto di Economia Politica della Bocconi di Milano.
Accetta ma, prima di tarsferirsi a Milano, passa un periodo a Londra dove entra in contatto con la Fabian Society, che è determinante per la scelta che il Labour Party fa per la parlamentary political democracy. Anche grazie a questa esperienza Carlo si convince sempre di più che per superare la crisi del socialismo continentale, e ancor di più del socialismo italiano, è necessario intraprendere la via della revisione liberale del socialismo. Prende forza in lui la convinzione di un socialismo non marxista, di un partito del lavoro completamente sganciato dai teoremi marxisti e in primo luogo dall’idea di determinismo economicista secondo il quale il crollo del capitalismo e la vittoria della rivoluzione proletaria sono fenomeni ineludibili e scontati.
Ritornato a Milano, oltrechè nell’espertienza universitaria, si butta a capofitto nell’attività politica con il sostegno a Turati e Matteotti per le elezioni politiche del 1924.
Scrive per la rivista riformista ‘Critica Sociale’ e sotto influenza dei pensatori inglesi del fabianesimo un articolo fondamentale per la prima fase del suo pensiero politico: ‘Liberalismo socialista’. Vi si trovano, in nuce, i principi teorici su cui nel 1929 imposterà ‘Socialismo Liberale’ e cioè la necessità che il movimento socialista si renda indipendente dalla lettera del pensiero marxista e proclami invece la validità del binomio liberalismo-socialismo.
Non abbiamo qui lo spazio per passare in rassegna i molti episodi della vita dei fratelli Rosselli e in particolare di quella di Carlo: dall’attività intensa del Circolo della Cultura di Firenze distrutto e chiuso dalle squadracce fasciste, all’amore per una ragazza inglese Marion Cave che diventerà sua moglie, al definitivo trasferimento a Milano, alla durissima lotta antifascista dopo l’assassinio di Matteotti con il giornale clandestino ‘Non mollare’ nato nel 1925 e con la fondazione nel 1926 insieme a Pietro Nenni della rivista ‘Quarto Stato’. Vogliamo concentrarci ancora sue due temi: l’opera principale di Carlo Rosselli ‘Socialismo Liberale’ e i suoi legami in vita e post mortem con La Liguria.
3 – Socialismo Liberale
Scritto durante il confino di Lipari, ‘Socialismo Liberale’ viene terminato e pubblicato in francese a Parigi nel 1930 dopo la fuga di Carlo dal confino avvenuta nel luglio del 1929. E’ infatti la moglie a portare il manoscritto in Francia dove Carlo può ultimarlo con l’aiuto del fratello Nello.
Rosselli definisce ‘Socialismo Liberale’ più che un libro organico la confessione esplicita di una crisi intellettuale, crisi che è sempre la crisi del marxismo.
Ciò che Rosselli critica del marxismo, che all’epoca costituisce ancora l’ideologia di riferimento del socialismo italiano e europeo, è la sua natura spiccatamente deterministica, dalla quale discende una visione dell’homo oeconomicus non più caratterrizzato da aspirazioni e scelte soggettive, da reazioni spontaneee e libere, ma dipendente dal modificarsi dei rapporti produttivi che prevedono la necessità storica della crisi del capitalismo con il conseguente avvento del socialismo.
Di fronte a questa visione storico politica Rosselli propone una nuova visione del socialismo che, a differenza dell’asfissiante ortodossia marxista, lascia ampio spazio di azione alla libertà e alla volontà dell’uomo, che vede in esso un ideale da raggiungere o, come afferma Rosselli, un ‘ideale-limite’. Il socialismo in questa visione diviene ‘l’attuazione progressiva di ideali di libertà e di giustizia fra gli uomini’.
Tuttavia questo ideale è raggiungibile dall’uomo solo attraverso il metodo liberale che, ispirandosi alla concezione antagonistica della società rappresenta le regole fondamentali per garantire la corretta espressione delle libertà fondamentali umane. Dunque il liberalismo è il metodo e il socialismo l’ideale. Sulla modernità di tale visione è superfluo dilungarsi. Ci piace soltanto ricordare la grande opera del filosofo americano John Rawls (Baltimora 1921-2002) con la sua teoria dei meriti e dei bisogni che ancora oggi costituisce un riferimento straordinario in tempi di confusione politica ed ideale e che trae origine dalle intuizioni elaborate da Carlo Rosselli almeno 40 anni prima.
Con la pubblicazione del libro ‘Socialismo Liberale’ immediate sono le critiche, tra cui quelle provenienti dal mondo socialista in particolare da Treves e Saragat. Ma la critica più sprezzante e violenta è quella di Palmiro Togliatti, che dalle pagine dello ‘Stato Operaio’ afferma: “Il libro di Rosselli – magro libello antisocialista – si ricollega in modo indiretto alla letteratura politico-fascista. Essa ha in comune con una grande parte della letteratura politico-fascista non solamente la superficialità, ma la derivazione o la pretese derivazione dalla filosofia non idealistica…”.
E ancora: “Rosselli è un ideologo reazionario che nessuna cosa lega alla classe operaia…”.
Siamo alla teoria del social-fascismo che rappresenterà una delle peggiori aberrazioni staliniane del comunismo italiano e internazionale.
4 – Carlo e Nello Rosselli e i loro legami con la Liguria e Chiavari
Si è detto del passaggio a Genova nel 1923 e dell’incontro determinante con l’economista Attilio Cabiati presso l’Ateneo del capoluogo ligure.
Ma certamente il passaggio più importante è l’organizzazione della fuga di Turati in Francia. Siamo nel 1925 il fascismo è ormai affermato e Carlo ritiene che i vecchi leader debbano continuare la loro battaglia politica dall’estero, mentre i giovani debbano restare in trincea in Italia; riesce a convincere il padre del socialismo italiano a rifugiarsi in Francia. Questi accetta e così la rete clandestina predisposta per la fuga si mette in moto.
Si tratta di una vera avventura: Rosselli e Parri accompagnano in macchina Turati a Savona, dove il giovane Sandro Pertini e Italo Oxilia hanno predisposto l’imbarcazione per la traversata verso la Corsica. Qui arrivano a Calvi “sfiniti, inzuppati ma felici”. Mentre Pertini prosegue con Turati alla volta di Nizza, Parri e Rosselli rientrano in Italia e a Marina di Carrara vengono fermati e poi arrestati fino al maggio del 1927, per complicità nella fuga di Turati. Successivamente Carlo, processato a Savona, sarà inviato al confino di Ustica.
La seconda importantissima pagina ligure è il processo di Savona. Tale processo che avrebbe dovuto rappresentare il processo ai cospiratori, agli antifascisti, acquista subito la fisionomia di accusa alla dittatura. Infatti Rosselli e Parri attaccano frontalmente il regime giustificando l’organizzazione dell’espatrio di Turati come un gesto necessario di fronte all’ondata di violenze e persecuzioni dei fascisti nei confronti dei rappresentanti dell’opposizione. Il processo (rappresentato mirabilmente cinquant’anni più tardi in una pièce teatrale del giudice commediografo Vico Faggi allo Stabile di Genova) è un episodio che fa onore anche ai giudici non disposti a piegarsi completamente alla prepotenza fascista. Il verdetto infatti è clamoroso: gli imputati vengono accusati per l’espatrio, ma sono riconosciute le circostanze attenuanti, derivanti dal fatto che la situazione di eccezionalità in cui versava il paese rappresentava un reale pericolo di vita per il leader socialista.
Come affermò Carlo Levi presente al processo: “La sentenza fu coraggiosa. Riconoscere lo stato di necessità nell’espatrio di Turati significava affermare l’illegalità del regime”.
Carlo viene condannato a dieci mesi di carcere, di cui otto già scontati. Gli restano i cinque anni di confino inflitti dalla Commissione di Polizia, che trascorrerà nell’isola di Lipari insieme a Ferruccio Parri a partire dal dicembre 1927.
L’altro episodio interessante di questo legame con Chiavari riguarda Nello Rosselli e il suo rapporto con l’indimenticato G.Battista Canepa ‘Marzo’, antifascista della nostra città, che probabilmente conobbe Nello al confino di Ponza e combattè con i fratelli Rosselli in Spagna. Grazie alle ricerche di Getto Viarengo disponiamo di un interessante scambio di corrispondenza tra i due, intercettato dalla polizia politica, e quindi finito presso l’Archivio di Stato.
Riportiamo integralmente i testi dei rapporti di Polizia.
Copia della Nota della R.Prefettura di Firenze del 24.3.1933 n.0121 diretta al MINISTERO INTERNO e per Conoscenza alla Prefettura di Genova
Oggetto: ROSSELLI Sabatino Enrico detto Nello fu Giuseppe – oppositore
Per notizia pregiomi trasmettere copia di una lettera qui revisionata diretta al noto Rosselli Nello a firma ‘Canepa’ via Trento n.5 – Chiavari.
S.E. il Prefetto di Genova è pregato pertanto fornire informazioni, specie in linea politica, sul conto del Canepa G.Battista fu Abramo.
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Caro Nello
Ti ringrazio per la gentile lettera – parto stasera per Ponza. E conto di fermarmi qualche ora a Firenze, lunedi o martedi prossimo. Se tu non potessi, non fare complimenti. Scrivi un biglietto in modo che arrivi a Roma domenica mattina. Scenderò all’Hotel Genio.
Ho molto piacere di rivederti, Nellone, anche per farti conoscere il mio capolavoro: l’Enrica
La Prefettura di Genova risponde a quella di Firenze
OGGETTO: Risposta al foglio della Prefettura di Firenze 24.3.1933 n.1021
ROSSELLI Sabatino Enrico, detto Nello fu Giuseppe – oppositore
In relazione alla lettera della R.Prefettura di Firenze n.0121 del 24.3.1933 informo che il mittente della lettera revisionata a Firenze diretta al repubblicano schedato Prof.Rosselli Nello, è risultato essere l’ex confinato politico CANEPA G.Battista di Abramo.
Il capolavoro “l’ENRICA” di cui si parla nella lettera dovrebbe essere la piccola figlia di Canepa, a nome Enrica, di mesi 17 che il padre ha il 29.6 u.s. condotta con sé a Chiavari da Ponza dove si recò di recente previa autorizzazione.
Dalla lettera al Rosselli dovrebbe ritenersi che nel viaggio di ritorno da Ponza il Canepa si ripromette di passare per Firenze, per fare visita al Rosselli stesso e mostrargli la figlioletta.
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Non sappiamo se l’incontro a Firenze tra Canepa e Nello Rosselli vi fu. Sarebbe stato l’ultimo. Poco tempo dopo Nello si sarebbe trasferito in Francia per andare incontro al suo tragico destino.
5 – Nascita a Chiavari nel 1980 del Circolo di iniziativa Culturale Carlo Rosselli
Il 6 febbraio 1980 un gruppo di cittadini chiavaresi e del Tigullio costituiscono, davanti al Notaio Guido Santoro, un’Associazione denominata ‘Centro di Libera Iniziativa Culturale Carlo Rosselli’.
Si tratta di intellettuali come lo scrittore Nino Palumbo che è il primo presidente, l’architetto Luciano Panero, le insegnanti Francesca Zurlo e Clara Vacchina, tre magistrati del Tribunale di Chiavari (allora a Chiavari c’era ancora il Tribunale) nelle persone di Ciro Selo, Stefano Bielli e Elio Pasquariello, medici come Elio Pompilio (che sarà il presidente degli anni ’90) e Giorgio Croce, un gruppo di giovani socialisti tra i quali Ettore Chiti, Alberto Garibotto, Antonio Gozzi, Margherita Gozzi, Sabina Croce, Emilio Castelli, Giorgio Ravera, Giovanna Feretto e Massimo Ortelio.
Il Circolo si propone tra l’altro:
“… di stimolare l’interesse, particolarmente dei giovani ai temi culturali, sociali e politici riguardanti la collettività, favorire il confronto di idee, provocare il dibattito e la riflessione su tali temi, cercare o creare luoghi e occasioni di incontro e di libera discussione…”
“…di cercare con i giovani professionisti ed in genere con coloro che operano nel tessuto economico-sociale le possibilità e i modi di concezioni alternative, democratiche e progressiste delle loro attività tenendo conto delle tensioni, delle esigenze, delle aspirazioni e delle linee di tendenza che emergono dalla società”.
Il Circolo Rosselli svolgerà un’intensa attività di convegni e dibattiti per tutti gli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, utilizzando quale sede privilegiata i locali dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo a quel tempo presieduta dal socialista Giuseppe Corticelli; dibattiti su temi generali e locali quali il futuro di Chiavari e del Tigullio, l’urbanistica delle città, l’efficienza delle aziende pubbliche, i diritti dei bambini, il progetto di Università a Chiavari, e altri ancora. A tali momenti di riflessione parteciparono, oltreché personalità locali e regionali, anche importanti figure nazionali quali: Fernanda Contri, allora membro del CSM, Carlo Da Molo Presidente dell’Italgas, il Ministro dell’Università e della Ricerca Antonio Ruberti, il direttore dell’Avanti Ugo Intini.
Le iniziative del Circolo culminarono il 5 marzo 1992 con un convegno dal titolo ‘Socialismo Liberale’ a cui partecipò, tra gli altri, lo scrittore Aldo Rosselli, figlio di Nello, che raccontò l’esperienza famigliare e l’intenso rapporto tra i due fratelli Carlo e Nello.
Ci sarebbe tanto bisogno oggi, in un momento di confusione nel quale di contenuti non parla nessuno e nel quale la competenza e l’approfondimento dei temi sembrano generare noia e fastidio nei più, di molti Circoli Rosselli e di tanti giovani impegnati nella ricerca di un mondo migliore!
Ma questa è un’altra storia…
ANTONIO GOZZI