di ALESSANDRA FONTANA
I cavalli selvaggi sono croce e delizia dell’entroterra. La divisione è molto più complessa di “favorevoli e contrari”. Sono anni che questi esemplari sono diventati un vero e proprio problema per gli abitanti delle valli, in particolare Sturla e Graveglia. Coltivazioni rovinate e un discreto problema per quanto riguarda la viabilità.
Ma è anche vero che in questi anni sono diventati oggetto di studio e persino un’attrattiva turistica. Nelle ultime settimane però il problema si è spostato in Val d’Aveto, nei comuni di Santo Stefano e Rezzoaglio. E in particolare è quest’ultimo comune a fare i conti con i frequenti disagi, tanto che nelle scorse settimane ha votato una mozione per muovere i primi passi per contenere i disagi: “Non solo si contano danni sempre maggiori al settore primario, scarsamente riconosciuti e tardivamente rifusi, ma anche le infrastrutture civili e la circolazione, sono oggetto di crescenti problematiche e rischi, come ben noto a molti amministratori locali – si legge sul documento approvato dalla maggioranza – I cavalli dell’Aveto possono rappresentare una risorsa per il territorio ma non si possono non rilevare gli aspetti negativi che si portano dietro: il pericolo per l’incolumità, la devastazione di orti, recinti, la sicurezza stradale e, pertanto, rappresentano un costo sia per i privati che per le Amministrazioni Pubbliche”.
La precisazione che fa il sindaco Massimo Fontana è la stessa che negli ultimi anni ha fatto il primo cittadino di Borzonasca, Giuseppino Maschio: “Non essendo dei cavalli selvatici ma inselvatichiti non hanno paura dell’uomo e quindi si avvicinano problematicamente ai centri abitati. La salvaguardia della specie non può prescindere dalla verifica della possibile convivenza tra l’uomo, quindi dei centri abitati, le coltivazioni, le aziende agricole e tale specie. Siamo di fronte ad un fenomeno il cui controllo è venuto meno”.
Rezzoaglio auspica, per tutti i problemi sottolineati, azioni comuni con le amministrazioni locali per attuare misure di contenimento della presenza dei cavalli in misura straordinaria, non escludendo alcun metodo, comprese le azioni di sterilizzazione: “Prevedere aiuti concreti ai Comuni sia per costruzione di palizzate o recinti elettrificati per contenere questa specie e cercare di tenerla lontano dai centri abitati e dalle coltivazioni, sia per lo svolgimento di operazioni di cattura e l’individuazione di luoghi fisici in cui compiere l’identificazione degli animali e gli eventuali interventi sanitari sugli stessi”.
E ancora: “Attuare un rigoroso controllo del territorio per evitare emergenze sanitarie che interessano queste specie animali e facilitare la messa in atto di pratiche di tutela della proprietà da parte del conduttore del fondo e salvaguardare la salute di altri cavalli e animali presenti negli allevamenti locali”. Ovviamente tra i punti non può mancare la liquidazione dei danni subiti dai privati. La palla come sempre passa anche alla Regione che in questi anni si è occupata del problema diverse volte ma senza mai riuscire a risolverlo davvero.