di DANILO SANGUINETI
Il maestro d’ascia ha il dovere di tenere la lama ben affilata. Poi ci sono quelli in grado di aguzzare l’ingegno quanto e più degli altri attrezzi del mestiere. Sono i creatori, quelli che le strade non le seguono ma le tracciano, coloro capaci di inventare e di fare la storia delle costruzioni navali, aggiornandosi ed evolvendosi.
Gabriele Maestri – erede degno di una stirpe di inventori e costruttori che solo uno che ignora la creatività che si aggira per i cantieri della zona potrebbe sbrigativamente etichettare come carpentieri – è tanto proiettato nel futuro dal non accontentarsi di una sola sia pure fortunatissima idea. Continua a dargli soddisfazioni la messa a punto della tecnica WTS che prevede il rivestimento della superficie esterna dello scafo in legno con fibra di vetro e/o fibra di carbonio. Rivestimento eseguito mediante il processo dell’infusione con sacco del vuoto che garantisce all’imbarcazione una prestazione eccelsa in termini di navigazione e manutenzione, conservando le caratteristiche di sicurezza, eleganza e leggerezza tipiche del legno.
Il ‘Maestro Maestri’ a soli cinque anni dal primo parto ha dato alla luce una nuova creatura che promette di avere altrettanta fortuna. C’è il suo zampino nella progettazione del Biim, battello che adotta una nuova tecnologia per dare una prospettiva concreta di sviluppo green alla nautica. Il Biim (battello ibrido innovativo modulare), un progetto, iniziato nel 2020, co-finanziato da Regione Liguria attraverso il fondo europeo di sviluppo regionale 2014-2020, realizzato da una Ats costituita dalle aziende liguri Duferco Engineering, Names, Vulkan Italia, BluEnergy Revolution, I.Mar.s, naturalmente Costruzioni Navali Tigullio Castagnola, ossia il cantiere di Maestri, con il contributo di UniGe e Rina. Il Biim è in grado di passare dalla propulsione diesel a quella elettrica. Quando è in questa seconda modalità viaggia senza fare rumore e senza emissioni dannose per l’ambiente. I due motori elettrici sono alimentati da batterie al sale e da fuel cell alimentate a loro volta da idrogeno, stoccato in serbatoi a idruri metallici.
Il Biim, dopo un periodo di test, entrerà a far parte della flotta del Consorzio Cinque Terre Navigazione dei Poeti come mezzo usato dal personale per gli spostamenti. Per la realizzazione del prototipo dal valore di 2 milioni di euro, metà dei quali finanziati a fondo perduto dal bando regionale, sono stati necessari 18 mesi di lavoro e sono stati impiegati esclusivamente materiali innovativi ed ecosostenibili come legno, fibre e resine naturali. Proprio la forma dello scafo ed i materiali adoperati testimoniano che quando c’è di mezzo Maestri niente è mai banale o scontato.
“Lo scopo era quello di costruire l’imbarcazione nella maniera più ecologica possibile. Io ho pensato alla nostra storia, intendo quella della Castagnola Yacht creata nel 1974 da mio nonno Giovanni Castagnola, che ha fatto delle costruzioni in legno, un marchio di fabbrica e un motivo di vanto. La nostra esperienza nella nautica da diporto andava trasferita in questo mezzo. L’obiettivo? Cercare di rendere un’imbarcazione da lavoro performante e allo stesso tempo poco costosa in termini di manutenzione. Abbiamo sostituito la laminazione, che generalmente facciamo con il carbonio, con una fibra naturale, individuata scegliendo in base ad alcuni modelli realizzati da altri, il basalto”. Che al profano appare tutt’altro che adatta per costruire barche. Ed invece per l’esperto… “Tramite l’Università di Genova abbiamo studiato il comportamento del nostro sistema costruttivo, il rendimento meccanico della struttura. Erano già state costruite imbarcazioni, anche se molto più piccole del Biim, solo ed esclusivamente in fibra di basalto. E un altro player ligure (Marriott) aveva mischiato la fibra di basalto con la fibra normalmente usata. Ma non su uno scafo sui 30 metri che parte con una sua natura ecologica ben definita. Il nostro guscio forse taglia qualcosa sulle performance pure del battello ma non è questo che credo che conti per un battello ecologico. Ha delle caratteristiche meccaniche completamente differenti. Abbiamo limitato lo spessore perché più spessore vuol dire più resina e quindi sarebbe un prodotto meno ecologico”. Da come Maestri ne parla si intuisce che non si tratta di un prototipo una tantum, che tanto lavoro di ricerca potrà avere ripercussioni pratiche commerciali al più presto.
“Soddisfatti dei test sul nuovo materiale costruttivo abbiamo deciso di utilizzarlo sul mobilio. Tutte queste zone interne possono essere trattate con questa fibra, quindi con una resina più ecologica e di conseguenza il prodotto migliora in termini di peso e diventa ancora più economico”. E poi c’è la possibile standardizzazione del processo costruttivo. “Noi ci siamo concentrati molto sulla modularità del progetto”.
Come si usa nell’industria nautica più all’avanguardia. “La costruzione in legno, anche in epoca moderna, si è sempre basata su sequenze di interventi tradizionali: l’impostazione della chiglia, l’installazione delle ordinate, c’era sempre un iter da rispettare. Noi ci siamo un po’ differenziati creando dei blocchi separati ed unendoli tipo un puzzle, quindi progettando al computer e facendo molta simulazione, molta più progettazione di quella che si faceva prima riusciamo a rendere il prodotto modulare”.
Potrebbe risultare un colpo al cuore per gli inguaribili nostalgici che si immaginavo il maestro che disegna su fogli millimetrati e poi prende sega ed accetta per modellare il legno. Maestri rimette le cose nella giusta prospettiva: “Bisogna ‘pensare differente’, altrimenti sei fuori dal mercato. In futuro ci saranno sempre meno persone capaci di lavorare come i nostri vecchi e le macchine saranno sempre più performanti: l’obbligo di risparmiare e di utilizzare meno materiale sarà di nuovo fondamentale per avere un prodotto appetibile per la clientela e sensibile nei confronti dell’ambiente. Anche perché le due esigenze, secondo me, ormai vanno di pari passo. Lo si vede già nel settore automobilistico”.
Sarà così anche per le barche? “A maggior ragione perché stiamo parlando di costruzioni in legno. Le case in legno sono in pieno boom. È vero che di case in legno ne facevano molte meno in confronto alle barche in legno ma il trend ascendente è chiaro anche per noi della nautica. La fase di stagnazione degli anni passati era dovuta alla mancanza di personale, si attendeva solo persone che potessero ‘ambientarsi’ e produrre l’innovazione tecnologica. Siamo assolutamente in linea per ricrescere. Bisogna cogliere le opportunità come in tutte le fasi di transizione”.
Gabriele Maestri ha dalla sua il fatto che ha affrontato la transizione con grande anticipo sulla concorrenza. “Non voglio prendere dei meriti che non ho. Diciamo che nella mia situazione questa scelta era abbastanza naturale perché eravamo un’azienda storica, fondata da mio nonno nel 1974, portata avanti in una maniera impeccabile, però con la cultura di quella generazione. Per forza di cose serviva un ricambio generazionale secco, quello che poteva apparire un handicap, quello di saltare una generazione e passare dal nonno al nipote, si è rivelato una parte fondamentale del processo di industrializzazione dell’artigiano, lo stesso fenomeno che nelle parti più avanzate del mondo era in atto”.
E ora il cantiere viaggia alla massima velocità di crociera con pochi eguali non solo nel Levante. “Abbiamo cercato di appoggiarci a figure giovani, di conseguenza più propense a provare, ad applicare tecniche moderne di costruzione”. Altro che miracolo italiano, qui c’è una sequenza prevedibile di scelte giuste e risultati… migliori. “La nautica italiana è uscita da anni delicatissimi, diciamo gli ultimi tre, in maniera decisa. Il mercato nautico, che va collocato a torto o a ragione nel settore lusso, segue un trend di crescita. La pandemia ha fatto rivedere a molti lo stile di vita e portato a scegliere nuove priorità: sempre più persone decidono di ritornare a stretto contatto con la natura, in più il potenziamento dello smart working, del lavoro da ‘casa’ ha aiutato parecchio. Si può produrre anche stando in mezzo alle onde! Questa è una tipica forza di noi italiani: affrontare le novità con la fantasia trovare la maniera di arrangiarsi”.
La mentalità giusta per i tempi che cambiano in fretta. Le querimonie e le lamentele sulla assenza di una visione cadono di fronte a un millennial che si è rimboccato le maniche. C’è solo da fidarsi e dare spazio alle energie, aprirsi alla scienza al mondo. Magari Gabriele Maestra sarà domani tra quelli che realizzeranno la Tesla del mare. Una risposta a ripiegati su se stessi, gli attenti osservatori del proprio ombelico, i politici dei ‘fatti non parole’ che si dimenticano il qualificativo (fare male è peggio che fare niente…), quelli in una parola che si accontentano del piccolo cabotaggio, del tirare a campare Sulla sponda dell’Entella si vola, anzi si naviga alto, lontano dai ripari confortevoli ma angusti della propria insenatura.