di ENRICO LASTRICO *
Ricordate l’auto di Diabolik, la mitica Jaguar E-Type che Enzo Ferrari definì la più bella del mondo? Jaguar Land Rover Classic ha da poco presentato durante un evento a Londra la E-type Zero, una vettura d’epoca che è stata prima restaurata e poi equipaggiata con motore elettrico. La casa automobilistica britannica dichiara che dal 2020 offrirà una versione elettrica per ogni modello prodotto.
Per decenni il petrolio ha orientato le borse mondiali; tuttavia l’anno scorso gli investimenti in fonti rinnovabili sul pianeta sono stati circa il doppio di quelli nelle fonti fossili.
E ancora, un decreto del governo cinese impone che dal 2019 tutte le case automobilistiche che operano in Cina (il più grande mercato del mondo!) dovranno vendere almeno il 10% di auto a motore elettrico, con l’obiettivo di avere al 2025 il 20% del parco circolante di nuova immatricolazione ad emissioni zero; e già oggi nelle grandi città cinesi possono circolare solo scooter elettrici!
Sta succedendo qualcosa, i tempi stanno cambiando.
Gli ultimi 150 anni di storia dell’uomo sono stati caratterizzati da un modello di crescita economica che si definisce “economia lineare”, cioè un’economia industriale, di mercato, basata sull’estrazione di materie prime sempre nuove, sul consumo di massa e sulla generazione di scarti una volta raggiunta la fine della vita dei prodotti.
Questo flusso continuo di estrazione e dismissione di materia ha causato effetti ambientali disastrosi con la contaminazione dei mari e della terra, la proliferazione dei rifiuti, le emissioni di gas serra responsabili del cambiamento climatico, le guerre sanguinose per il controllo delle materie prime e una forte diseguaglianza sociale con cui ora ci dobbiamo confrontare.
Per provare ad invertire questa devastante tendenza ed elaborare un modello di sviluppo alternativo all’economia lineare, nell’ultimo ventennio menti illustri e illuminate appartenenti a varie discipline come l’architettura, la fisica, il design o l’economia, hanno elaborato modalità alternative per fermare lo spreco di materia e l’inquinamento da fonti fossili, promuovendo la produzione efficiente, il riciclo, l’eco-design, le energie e le fonti rinnovabili.
Il risultato di tutti questi anni di ricerche e sperimentazioni per un mondo più sostenibile è che oggi, finalmente, tra le grandi potenze politiche ed economiche mondiali si sta facendo strada un modo di pensare e di intervenire sull’ambiente più sostenibile e anche il linguaggio si adegua a queste trasformazioni: ecco che nelle tematiche legate all’ambiente e agli aspetti socioeconomici compaiono nuovi termini come Circular Economy o Economia Circolare, Green Economy, Bioeconomia e Blue Economy. In questo articolo cercheremo di capire quale significato hanno e quali sono le ricadute ambientali, sociali ed economiche dei fenomeni che rappresentano.
GREEN ECONOMY
Per Green Economy si intende un sistema economico che migliora il benessere umano e l’equità sociale e, contemporaneamente, riduce in maniera significativa i rischi ambientali e i deficit ecologici. Un’economia verde è pensata come un’economia a bassa emissione di carbonio, con un uso efficiente delle risorse e socialmente inclusivo.
Le parole ‘green economy’ (cioè economia verde) furono usate per la prima volta nel 1989, quando tre importanti economisti ambientali Pearce, Markandya e Barbier intitolarono un report per il Governo Britannico ‘Blueprint for a Green Economy’, base dell’economia ambientale. Tuttavia il termine ‘Green Economy’ divenne comune nel 2008 quando fu utilizzato in un documento dell’UNEP – United Nations Environmental Programme cioè Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente che è un’organizzazione internazionale di cui fanno parte anche gli Stati Europei operante dal 1972 contro i cambiamenti climatici a favore della tutela dell’ambiente e dell’uso sostenibile delle risorse naturali.
In tale documento l’UNEP ha promosso la Green Economy Initiative per supportare gli investimenti pubblici e privati nei settori ‘verdi’ e promuovere comportamenti più ecocompatibili nei settori inquinanti, riducendo le emissioni di CO2 e l’inquinamento, raggiungere l’efficienza energetica e nell’uso delle risorse, evitando la perdita di biodiversità.
Più recentemente ritroviamo le parole ‘Green Economy’ anche come titolo del paragrafo 4 del ‘Contratto per il Governo del Cambiamento‘ di Di Maio e Salvini.
BIOECONOMIA
La ‘bioeconomia‘ è l’insieme di attività economiche relative all’invenzione, lo sviluppo, la produzione e l’uso di prodotti e processi biologici per migliorare e rendere più sostenibili i risultati del settore sanitario e la produttività dell’agricoltura e dei processi industriali. L’Unione Europea ha lanciato nel 2012 la Strategia sulla Bioeconomia per promuovere la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la loro conversione in prodotti vitali e bioenergia. Uno degli obiettivi è quello di sostituire l’uso delle fonti fossili con alternative naturali: un esempio è l’uso di plastiche basate su polimeri di origine naturale come quelli con cui si producono i sacchetti compostabili.
BLUE ECONOMY
La blue economy. Per l’UNEP è la green economy del mare; l’Unione Europea parla di ‘blue growth’ cioè della crescita sostenibile dell’economia del mare, facendo riferimento a tutti gli usi che si fanno del mare: turismo, settore nautico e trasporti, pesca e acquacoltura e sfruttamento delle risorse minerarie ed energetiche. L’obiettivo è quello di fornire alle regioni costiere la possibilità di sfruttare queste risorse riducendo gli impatti dell’inquinamento prodotto dalle attività effettuate a terra e in mare, il sovrasfruttamento dello stock ittico e gli effetti del cambiamento climatico.
ECONOMIA CIRCOLARE
Tutte queste ‘economie’ devono sottostare però al concetto più generale di Economia Circolare; devono cioè rispettare particolari condizioni di sostenibilità dei propri processi.
Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation, Economia Circolare “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola; in un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”.
L’economia circolare si richiama ai processi che minimizzano l’impatto dei prodotti anche dopo il loro utilizzo e mira a:
- mantenere più a lungo il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse promuovendo l’allungamento della vita dei prodotti stessi;
- minimizzare la produzione dei rifiuti prevedendo già in fase di progettazione il riutilizzo degli scarti o delle materie prime secondarie.
L’economia circolare è dunque un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, per far vivere più a lungo, massimizzandone il valore d’uso, i prodotti di consumoe per ridurre al massimo gli sprechi.
(1/continua nel prossimo numero)
Fonti:
Ellen McArthur Foundation – https://www.ellenmacarthurfoundation.org
UNIONCAMERE (Camere di Commercio d’Italia) e SYMBOLA (Fondazione per le Qualità Italiane)
GREENITALY – RAPPORTO 2017
EUROSTAT – Ufficio Statistico dell’Unione Europea
‘La Transizione alla Green economy’ – Edo Ronchi
* (l’autore è un esperto di analisi, progettazione, gestione e commercializzazione di servizi ambientali e di igiene urbana)