Sabato 18 Dicembre 2021, alle ore 18, presso la sede di Wylab, in via Davide Gagliardo 7 a Chiavari, è in programma la presentazione del libro ‘L’ascia e l’ardesia’, pubblicato da Internòs Edizioni. L’autore, Enrico Bertozzi, fondatore della Scuola Chiavarese del Fumetto, sarà intervistato da Antonio Gozzi, editore di ‘Piazza Levante’. Introduzione a cura di Alberto Bruzzone, intervento di Giorgio ‘Getto’ Viarengo. L’evento è a ingresso libero ed è organizzato nel pieno rispetto delle normative anti Covid: è quindi necessario accedere con la mascherina indossata e la prenotazione del proprio posto, sino ad esaurimento, è obbligatoria, utilizzando la piattaforma EventBrite (al seguente link: https://bit.ly/3INVa3H), oppure telefonando al numero 347 2502800. Al momento dell’ingresso, sarà verificato il regolare possesso del green pass “rafforzato”. In caso di rinuncia dopo la prenotazione, si raccomanda di avvisare, in modo da rendere il proprio posto nuovamente disponibile per altre persone interessate.
‘L’ascia e l’ardesia’ è una graphic novel con testi di Enrico Bertozzi e Federica Schiaffino, sceneggiatura di Enrico Bertozzi, dialoghi di Federica Schiaffino e disegni di Enrico Bertozzi e Micol Racchi. È un libro che parte da due figure della tradizione del Levante genovese, due mestieri antichi, due elementi della cultura locale, ovvero i costruttori di barche e i lavoratori dell’ardesia, per raccontare una storia legata al lavoro, all’ambiente immediatamente successivo alla Prima guerra mondiale, a quanto Chiavari e il Tigullio siano stati centrali con alcune importantissime vicende. La storia è passata di qui con le prime lotte per l’occupazione, le prime diatribe salariali, le prime agitazioni sindacali, i cantieri navali aperti e poi chiusi. È su questo scenario che si è innestato il lavoro di Enrico Bertozzi, fondatore della Scuola Chiavarese del Fumetto, che per questa sua graphic novel si è avvalso della preziosa collaborazione di Federica Schiaffino e di Micol Racchi. Anticipiamo qui la prefazione al libro scritta da Giorgio ‘Getto’ Viarengo.
di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO
Una storia che diventa un fumetto, immagini per raccontare un evento col linguaggio magico della ‘striscia’, la matita che scolpisce il foglio bianco e attraversa un tempo lontano. Un racconto di conflitti, di profonde ingiustizie, di personaggi che vivono in un’epoca dove i diritti non sono neppure le buone maniere.
La trama ci porta in un cantiere navale dove il legname si trasforma in bastimento, dove giungono i tronchi delle nostre montagne appenniniche e diventano legni capaci di solcare gli oceani. Gli operai, i calafati, i maestri d’ascia scelgono le tavole migliori e danno il via alla costruzione, un mestiere duro, pesante e pericoloso.
La traccia ci porta in questo mondo, dove il lavoro e le sue competenze iniziano a richiedere diritti: un orario sopportabile e una giusta paga. Le prime lotte segnano queste conquiste e la nascita delle prime leghe operaie vede in Chiavari proprio i calafati tra i fondatori della Camera del Lavoro. La cronaca storica reale di quei giorni ci porta al 13 aprile del 1907, quando un nuovo ordine del giorno viene pubblicato dalla commissione operaia: al primo punto è indicata “la Costituzione definitiva della Camera del Lavoro di Chiavari”, definendo l’indirizzo politico economico dell’organizzazione sindacale.
La lettura delle carte d’archivio ci permette di rileggere il documento completato dalle categorie che devono inviare i loro delegati: per Riva Trigoso la Lega Mista, Lega Ribattitori, Lega Calafati, Lega Falegnami; Sestri Levante col Sindacato Lavoratori del Porto; Chiavari: Lega Panettieri, Lega Muratori, Gruppo Riscatto Ferroviario, Lega Tipografi. Il dibattito è serrato e per giungere ad un accordo condiviso viene fissata un’ulteriore riunione domenica 21 aprile 1907, alle ore 14 a Sestri Levante presso i locali del P.S.I. Nella Bimare sono nuovamente convocate tutte le categorie già previste e aderiscono anche la Lega Scalpellini di Monterosso e la Lega Panettieri di Santa Margherita Ligure. La riunione è presieduta da Michele Bruzzone e dopo l’adesione di tutti i partecipanti “l’assemblea dichiarava definitivamente costituita la Camera del Lavoro del Circondario di Chiavari”.
La cronaca storica diventa qui fonte d’ispirazione per un racconto, in cui il lavoro di un uomo e di una donna sono la trama che scopriremo nei disegni delle tavole del fumetto. La storia dei diritti corre sui sentimenti e diventa amore, l’amore tra un operaio del Cantiere di Chiavari e una portatrice di ‘ciappe’ d’ardesia. La narrazione si snoda tra i capannoni davanti alla spiaggia degli Scogli e la collina sul mare di Lavagna, i luoghi di un mestiere che nasce davanti al golfo del Tigullio. I lavoratori del Cantiere in lotta per la garanzia della paga e le donne che scendono dalle cave del San Giacomo, con il loro pesante carico che giunge alla spiaggia di Cavi per essere caricato sul ‘leudo’. La metafora che unisce i racconti è tutta qui! La storia d’amore che nasce dalla fatica quotidiana: un carico di tavole da scaricare, il fardello di pesi sproporzionati, un tronco che scivola e la tragedia del lavoro che diventa doloroso incidente. La portatrice di ‘ciappe’ che scende dalle ripide mulattiere e non può fermarsi, il ‘cucio’ attende sulla spiaggia per essere caricato e salpare verso un porto lontano miglia marine. Per la donna la sofferenza è troppa: sono le doglie di un parto, l’atto d’amore di una vita che nasce, non compatibili con i tempi e i metodi di quel lavoro.
Il bianco e nero dei disegni traccia e racconta questa storia, una pagina verosimile delle cronache di quei giorni lontani, un lavoro e una ricerca artistica capaci di diventare memoria, cultura per comprendere il tempo passato e costruire il prossimo futuro. Ancora una volta l’idea del futuro mette le sue radici nel passato, un tempo che appare sbiadito e dimenticato, ma la matita lo rende vivo e presente, per rammentare che i diritti di oggi sono sempre conquiste che ci chiedono il massimo impegno perché non svaniscano.
Ecco l’idea del futuro che intendiamo: giusto e libero, dove la dignità si misura con la qualità del lavoro di ognuno di noi, come uno specchio che proietta la portatrice d’ardesia e l’operaio del cantiere.