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Giovedì, 1 giugno 2023 - Numero 272

Quindici anni di Antonio Gozzi alla presidenza della Virtus Entella: un’epopea sportiva che ha portato a enormi risultati, per la squadra e per tutta Chiavari

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di DANILO SANGUINETI

Va molto forte nella storiografia contemporanea il ‘What if’. Cosa sarebbe accaduto se in quel dato momento si fosse verificato questo invece che quel fatto? Ecco, proviamo a fare il gioco con la Virtus Entella del 2007.

Il primo settembre di quell’anno la società Virtus Entella, sorta da una poli-fusione, un tentativo di rimediare a sei anni di assurde vicende dentro e a lato del terreno di gioco, sceglie il professore universitario Antonio Gozzi – affermato amministratore di una delle più grandi acciaierie italiane, la Duferco con sedi a Brescia, Lugano, Belgio – come suo nuovo presidente. Un anno prima era entrato in società come vice di Silvano Solari prima e Silvio Vallarino poi. Un matrimonio che si aveva da fare perché il pregresso del professore spingeva in un’unica direzione: il suo amore per l’Entella datava dagli anni Sessanta, quando andava a vedere lo squadrone di Tugnin Solari tenendo ben stretta la mano del padre Mario, tifoso accanito; sostenere i colori biancocelesti era una tradizione di famiglia.

Eppure il matrimonio poteva benissimo saltare perché in quegli anni il club ne aveva viste di ogni genere, guerre fratricide, rivoluzioni, giravolte, sparizioni, apparizioni di personaggi al limite del romanzesco. L’unione scritta nel destino poteva frantumarsi contro le umane miserie. E forse un Gozzi meno lucido e determinato avrebbe anche potuto decidere di mollare la presa.

Sarà quindi opportuno rinfrescare la memoria a chi oggi festeggia i suoi primi 15 anni al timone dell’Entella dimentico o incurante di come sarebbe potuta andare. Probabilmente la Virtus Entella sarebbe rimasta affidata alla buona volontà dei benestanti locali. E si sarebbero potute ripetere le commedie, in alcuni casi le tragedie dei sei anni precedenti.

Un riassunto. A fine ventesimo secolo l’Entella Bacezza 1914 fa avanti e indietro tra Eccellenza e serie D, in costante decadenza dopo l’uscita di scena di Sergio Barbieri nel 1988. Il 15 luglio 2001 non si iscrive a Eccellenza e per dodici mesi non ci sarà calcio al Comunale. Il 22 marzo 2002 Silvio Vallarino, patron del Vallesturla, si accorda con Entella sgs di Bovone e Bonino che un lustro prima si era staccata dalla casa madre, posseduta dall’argentino Ciancilla. Il Vallesturla Entella riapre il Comunale. Il 22 giugno 2003 si fondono Lames e Vallentella nel Chiavari VL: due tornei di Eccellenza senza squilli. L’8 settembre 2005 il Chiavari VL diventa Virtus Entella, finalmente viene posato il sintetico al Comunale. Nell’estate 2006 Silvano Solari prende il posto di Vallarino, che poi torna con Gozzi vice presidente. Assalti continui alla serie D, sfiorata ma non conquistata.

È in questa situazione che inizia il regno di Antonio Gozzi. Altrimenti? È ora di dirlo senza reticenze: 15 anni dopo la Virtus Entella sarebbe ancora lì a battagliare con il Sestri Levante in serie D nella migliore delle ipotesi. Con uno stadio da 2000 posti (a essere ottimisti), erba consumata, tra la indifferenza di chi non vive tra Moneglia e Recco. Tra i dilettanti, puri di cuore e pieni di passione ma lontani anni luce da un calcio che nel frattempo ha ampliato gli spazi – e sembrano distanze siderali – tra i ‘pro’ e gli altri.

Antonio Gozzi con mister Gennaro Volpe

Invece la ‘dinamo con gli occhiali da professore’ si mette in moto nell’autunno del 2007. E non gioca a carte scoperte. La sua dichiarazione di ingresso (“Riporterò l’Entella tra i professionisti entro 5 anni”) solleva più di un sopracciglio, a mezza bocca c’è chi gli dà del ‘presuntuoso’. Infatti si sbagliava: ci riesce in tre, in cinque porterà l’Entella a vertici mai raggiunti nella sua storia. Vince l’Eccellenza, forma il suo team di dirigenti, arrivano Matteazzi e Superbi, amplia e rimoderna il Comunale prima raddoppiandone e poi quadruplicandone la capienza, arriva secondo in D e viene ripescato in serie C2, vince due scudetti giovanili, quello Juniores Dilettanti nel 2010, quello Berretti nel 2011. Nel 2012 arriva secondo in C2 e viene ripescato in C1, nel 2014 celebra il centenario sociale con la promozione in serie B.

Una ascesa che ha pochi eguali nel calcio nostrano. Ed anche a questa altezza siderale si dimostra degno della sfida. Nella seconda metà del suo cammino disputa sei stagioni tra i cadetti, retrocede due volte, nel 2018 e nel 2021, nel primo caso recupera la B con un campionato di serie C dominato a ritmo folle e modi ‘iperuranici’. Combatte battaglie legali e sportive, se le aggiudica quasi tutte, intanto si concede anche una vittoria a Marassi sul Genoa e una sconfitta onorevolissima all’Olimpico nella Coppa Italia assoluta 2017-18. Non ha posto rimedio immediato alla seconda retrocessione, ma è comunque arrivato ai quarti dei play off nazionali, chiudendo due stagioni dove le limitazioni pandemiche hanno sinistrato società ben più grosse e potenti della sua Entella.

Adesso si sta preparando a un secondo torneo consecutivo in C, forte del terzo scudetto giovanile (Under 16 serie C) e si ha il fondato sospetto che miri ancora una volta al bersaglio più piccolo e posto in alto. Due volte nella polvere, non vuole lasciare incompiuto il suo napoleonico curriculum, dietro l’angolo c’è ancora l’altare, ossia la serie B. Nel frattempo il club non dimostra i suoi 108 anni. Dotato di meccanismi e organigrammi che funzionano come orologi, ha un settore giovanile di oltre 500 ragazzi, un settore femminile, uno di beach soccer, uno stadio bomboniera portato a modello dai rivali, un collettivo di dirigenti e volontari che si occupa di ogni minimo particolare. Nelle scorse stagioni ha messo sotto naso dell’esigentissimo spettatore locale giocatori del calibro di Igli Vannucchi, Boskovic, Tremolada, Zampano, Iacoponi, Aramu, La Mantia per non parlare di Ciccio Caputo e Niccolò Zaniolo. Ha ridato ossigeno ai club di tifosi, ha portato il nome di Chiavari in giro per l’Italia e ancora oggi ogni 15 giorni la città ‘capitale’ del Tigullio gode di pubblicità dichiarata grazie alle dirette televisive. Si deve alla sua pertinace opera, incurante della critica spesso miope e ancor più spesso velenosamente prevenuta, se Chiavari oggi è nota per essere la città dell’Entella. Senza di lui sarebbe famosa solo per essere lo sfondo di uno dei più discussi ‘cold case’ nostrani. La storia dell’Entella va raccontata anteponendo agli anni le sigle AG e DG. ‘Avanti Gozzi’ e ‘Durante Gozzi’. Una Entella SG (‘Senza Gozzi’) oggi come oggi non è neppure concepibile.

Antonio Gozzi con la moglie Sabina Croce
Antonio Gozzi con Ciccio Caputo

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