di DANILO SANGUINETI
L’arte di far diventare normale quello che ai poveri di spirito e agli spurii di cuore appare impossibile è uno delle magie che il Golf Club Rapallo realizza quotidianamente nella sua opera di mediazione culturale e sociale tra mondi in apparenza inconciliabili, uno popolato da sportivi dediti a una disciplina che richiede colpo d’occhio precisione sensibilità estrema come il golf e uno da coloro che non hanno ricevuto la loro parte di fortuna e sono senza privilegi che a noi appaiono banali, tipo quello di ammirare luci e colori.
A fine del mese scorso il sodalizio rapallese diretto da Fabrizio Pagliettini si è fatto promotore di una splendida iniziativa. Ospitare Cesare Mastroianni, 3 anni, che ha perso la vista a causa di un glioma al nervo ottico. A soli 9 mesi gli venne diagnosticata la neurofibromatosi. A 15 mesi un tumore spense i suoi occhi. Poi chemioterapia e cure continue. La famiglia vive a Conegliano, ha due fratelli più grandi, Alessandro e Teresa. L’associazione Real Eyes Sport lo ha aiutato a confrontarsi con il mondo dello sport, a seguire l’invito del Golf Club Rapallo.
Valentina Mastroianni, mamma di Cesare ha un seguitissimo profilo Facebook intitolato ‘La storia di Cesare’ dove ha lasciato un resoconto entusiasta dell’esperienza vissuta dall’intera famiglia. “Il golf è considerata una disciplina d’élite ma in realtà nel mondo appassiona centinaia di persone con le più diverse disabilità: giocatori non vedenti e ipovedenti, sportivi in sedia a rotelle e con disabilità intellettive e relazionali, atleti con le stampelle e altri con le protesi. Uno sport inclusivo con risultati tangibili sul piano fisico, ma anche su quello psico-emotivo, perché si diventa consapevoli delle proprie potenzialità, si controlla meglio l’ansia e si imparano a conoscere le proprie emozioni, con il valore aggiunto della socializzazione all’aria aperta. Grazie di cuore a chi ha permesso a ‘Cece’ e a tutti noi di provare quest’esperienza pazzesca”.
La giornata è stata organizzata in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi di Chiavari, con Nicolò Pagliettini e Noemi Zerbone come ‘ufficiali di collegamento’. Fabrizio Pagliettini, sensibile uomo di sport, presidente anche del Panathlon Chiavari, dall’altra parte della barricata concorda con la famiglia Mastroianni.
“Quando Giovanna Galloni mi ha proposto una giornata dedicata a Cesare è stato automatico dire sì. Conosco il potenziale che il golf, sport assolutamente accessibile come penso che nessuna altra disciplina al mondo sia. Pensate che Tiger Woods, il più forte golfista del mondo, può giocare tranquillamente con una persona disabile. Ciascuno fa la sua partita, l’importante è mantenere i tempi previsti”.
Sulla giornata in particolare. “È un’esperienza personale che ti porti a casa: la personalità di Cesare, le caratteristiche umane sue e dei suoi fratelli ti aprono il cuore. Lui ha una grandissima energia, ha una voglia enorme di imparare, di conoscere il mondo attorno a sé, un entusiasmo coinvolgente. Il soggiorno al Golf Club Rapallo è stato un piacevole dettaglio che lo ha reso felice, che ha trasferito il suo sorriso e la sua energia a tutti noi. Gratificando una scelta spontanea con gli interessi”.
La mossa vincente è stata quella di affiancargli dei tutor all’altezza. “C’è stato l’incontro con Chiara Brizzolari, che è una giovane maestra del nostro Golf Club. L’academy che ha fondato assieme ad altri junior si chiama Sweet Studio. Lei è stata campionessa italiana dilettanti in diverse categorie, oggi è professionista. Si è dedicata con grande attenzione e invidiabile simpatia a tutta la famiglia di Cesare, ha dato a tutti loro la possibilità di provare il golf e calarsi nella realtà del nostro circolo che da 90 anni vanta queste caratteristiche di accessibilità ma che da due decenni ha decisamente favorito questi aspetti della nostra attività: abbiamo ospitato il primo campionato europeo disabili, abbiamo avvicinato tante persone al nostro mondo”.
Il pensiero di Pagliettini corre ad altre esperienze simili a quella di Cesare. “Noi ‘privilegiati’ non ci rendiamo conto di che cosa significhi per un non vedente potersi rilassare in una oasi di pace, lontano dal frastuono. Chi non ha la vista deve compensare con l’udito e il baccano può avere l’effetto di un pugno. E poi uno spazio dove poter correre senza ostacoli o limitazioni. Mi disse una volta una persona non vedente: ‘Da voi ho potuto lanciarmi in uno prato, in uno spazio libero senza preoccupazioni, ho volato per 300 metri ed oltre. Una sensazione di libertà che non ha prezzo’. Fatico ancora oggi a ricordarlo senza commuovermi”.