di ALBERTO BRUZZONE
Mentre fuori imperversava la tempesta, ed enormi ondate scuotevano e rendevano sempre più instabile anche il loro vascello, mentre l’emergenza cresceva giorno dopo giorno, trascinando via vite umane, speranze, progetti e serenità, c’è un esercito di persone, quindicimila o poco più, che non sono mai scese, che sono sempre rimaste a bordo. E che continuano a farlo, giorno dopo giorno: con costanza, con determinazione, con impegno e con immenso amore.
Si chiamano operatori sanitari ed educativi e sono quegli ‘angeli’ che, quotidianamente, garantiscono il benessere sia fisico che morale di tutti gli ospiti delle strutture extra-ospedaliere liguri, insieme a tutti quegli addetti dei servizi di cucina, pulizia, manutenzione e amministrativi senza i quali le complesse macchine delle residenze non potrebbero esistere.
Di queste strutture, specie delle Rsa, si parla da giorni e giorni, ma solo e soltanto in maniera negativa. Peccato che non vi si possa entrare: perché, invece di scrivere di morti, di contagi, di inchieste della magistratura, di polemiche e di scontri, vi si potrebbe scrivere – al contrario – una straordinaria testimonianza di umanità, di fratellanza, di venirsi incontro l’uno con l’altro, di amarsi, pur in tempi di Coronavirus e di distanziamento sociale obbligatorio.
C’era bisogno, e c’è tuttora un gran bisogno, di dipingerla con altre tinte, con colori più chiari, questa facciata delle strutture extra-ospedaliere, di non fermarsi alla negatività, di non cercare in tutti i modi di far notizia solo con il tragico, con il torbido, con il nero più assoluto.
E lo spunto, vivaddio, è arrivato proprio da loro: da quei ragazzi e quelle ragazze, da quegli uomini e quelle donne che, ogni giorno, prestano la propria opera instancabile in quelle strutture, fondamentali presidi sul nostro territorio, e non solo per gli anziani, ma anche per i disabili, per i minori, per i pazienti psichiatrici, per chi deve curare tossicodipendenze, per chi deve scontare periodi di detenzione. Per tutte le persone ‘vulnerabili’, insomma.
Nei giorni scorsi, alla posta di ‘Piazza Levante’, è arrivata una bellissima lettera aperta intitolata ‘Noi restiamo umani’ (che riproponiamo integralmente, in calce a questo articolo): l’hanno redatta, in prima persona, quattordici realtà che rappresentano il mondo delle Rsa (e non solo) in Liguria e che hanno scritto per cercare di far venire fuori la loro voce in questi giorni di cronaca dura, in tempi di Covid-19. Non una polemica, ma una sentita esigenza di evidenziare lo sforzo e lo spirito di tutta una categoria.
Per tutti parla Giuseppe Grigoni, che è il presidente regionale di Uneba (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale, una delle realtà che ha firmato il documento) e, per quanto riguarda Chiavari, è conosciuto soprattutto per essere il direttore del Centro Acquarone.
“Sono stato tra le persone che ha lanciato l’idea, e sono molto felice che questa lettera sia stata scritta e che venga divulgata, perché è giusto e necessario dare spazio a queste notizie. Si sente parlare molto di Rsa, ma sarebbe più opportuno, secondo me, parlare di strutture extra-ospedaliere. Perché è pur vero che in Liguria la maggior parte dei ‘vulnerabili’ sono le persone anziane, ma ci sono, tra gli assistiti, anche centinaia di disabili, di pazienti psichiatrici, di persone impegnate in percorsi di recupero dalla tossicodipendenza, di minori e di detenuti. Parliamo, in ogni caso, di strutture che sono autorizzate dai vari sindaci dei comuni di riferimento e che sono in costante contatto con la Regione Liguria, con Alisa, con le varie Asl del territorio, nel pieno rispetto di tutte le misure e delle specifiche, in particolare di quelle legate all’attuale emergenza sanitaria. Questa mi pare una bella occasione per parlare di noi e di quello che facciamo”.
Secondo Grigoni, “il tavolo comune tra le varie strutture extra-ospedaliere liguri si è rivelato preziosissimo, specialmente in questa fase di emergenza. Anche perché, diciamoci la verità: quarantacinque giorni fa nessuno poteva essere preparato a gestire questa situazione. Quasi tutte le strutture sono incentrate sul Long Term Care, ovvero sull’assistenza e sulle cure a lungo termine: strada facendo, però, abbiamo cercato di affrontare l’emergenza per il meglio, attrezzando le nostre sedi, lavorando sul distanziamento. Un concetto, quest’ultimo, quasi sempre contrario alla nostra filosofia: che è, al contrario, quella dell’inclusione, dell’accoglienza, dello stare insieme, degli spazi comuni, della socialità. Non è stato facile dire ai parenti che non potevano più venire a trovare i loro cari, ma lo abbiamo fatto per la sicurezza di tutti”.
Sono state, e sono tuttora, settimane durissime: “Noi siamo restati in costante dialogo con Regione e con Alisa, ma capiamo perfettamente che i primi sforzi si siano dovuti concentrare sulla gestione dell’emergenza e delle terapie intensive. Noi comunque, in molti casi, abbiamo anche anticipato alcuni provvedimenti che poi sono stati presi a livello generale, ci siamo comprati le mascherine e gli altri dispositivi per la protezione individuale per conto nostro, abbiamo riorganizzato completamente le strutture. Il bello è stato che ci siamo dati una mano tra di noi, c’è stato un aiuto reciproco tra le varie strutture extra-ospedaliere e sono sicuro che verrà portato avanti anche nelle fasi successive dell’epidemia”.
Da ultimo, ma non certo per ordine d’importanza, anzi semmai è il contrario, Grigoni si sofferma “sulla grandezza dei nostri operatori. Hanno fatto il loro lavoro, in più hanno fatto da papà, da mamma, da figli ai nostri ospiti. Li hanno curati, ma anche consolati, hanno tenuto loro compagnia. Pensate quanto sia difficile, ad esempio, spiegare questa gravissima situazione a un paziente psichiatrico, e dirgli che deve tenere le distanze interpersonali. Io, di fronte a tutta questa abnegazione, mi sono commosso. Non c’è stato un solo episodio di assenteismo: né tra gli operatori sanitari, né tra gli educatori, né tra i cuochi, i manutentori, gli altri addetti. La fatica è tanta, ma lo stress viene portato e gestito con enorme dignità. Uno dei momenti più belli? È stato indubbiamente il giorno di Pasqua, con il menu speciale preparato dai nostri cuochi e poi la festa tutti insieme. Senza mai dimenticare chi non ce l’ha fatta: anzi, siamo sempre vicini e solidali a chi ha subito un lutto. E questo spirito, è una promessa, non verrà mai meno, neanche nei prossimi mesi. Perché siamo fatti così”.
La lettera
Franco, Maria Rosa, Alma, Eleonora, Stefano, Claudia. Vorremmo andare avanti a decantare, come in una litania, tutti i nomi delle diciottomila persone di cui quotidianamente ci prendiamo cura, anche nei difficili tempi del Covid-19.
Come quelli dei quindicimila operatori sanitari ed educativi che quotidianamente ne garantiscono il benessere fisico e morale, affiancati dagli addetti di servizi di cucina, pulizia, manutenzione e amministrativi senza i quali le complesse macchine delle residenze non potrebbero esistere.
Volutamente abbiamo scritto i numeri in lettere e non in cifre.
Le cifre le lasciamo agli studiosi e agli statistici: sia chiaro, sono uno strumento formale e quasi inequivocabile per rappresentare la realtà, ma non ci piace fare diventare i nostri compagni di strada delle percentuali o delle colonne di un grafico.
I nostri compagni di strada sono uomini e donne, anziani, disabili, psichiatrici e affetti da dipendenze, fragili e spesso non autosufficienti, che ci sono stati affidati per le cure dai parenti e che conosciamo per nome, ne conosciamo la vita e la storia perché da poco o tanto tempo vivono nelle nostre residenze. Con loro e insieme a loro si percorre un pezzo della vita di ognuno di noi, con loro si parla nelle stanze, nei corridoi e nei giardini mentre si lavora. Sono racconti allegri e tristi delle loro vite, sono racconti allegri e tristi delle nostre vite. Le chiacchiere e i saluti sono ancora più fitti e affettuosi in questo periodo di forzato isolamento dai parenti, interrotto da telefonate e videochiamate, ma soprattutto alleviato dall’affetto di chi, oltre al suo lavoro, porta anche un sorriso (che sotto le mascherine si coglie benissimo), una parola di affetto, un incoraggiamento.
Le strutture sono centinaia in tutta la Liguria, sono sottoposte a rigidi criteri autorizzativi e di controllo da parte di tutti gli enti competenti in materia; rappresentano anche un importante presidio territoriale nei tanti comuni della costa e dell’entroterra che compongono la nostra regione e con la loro presenza consentono alla persona che necessita di residenzialità assistita di restare vicino al proprio luogo di origine e ai propri affetti. Sono un’importante occasione di lavoro sul territorio per le tante persone coinvolte nel loro funzionamento.
Questo funzionamento è stato travolto improvvisamente dal Covid-19. L’intero sistema sanitario si è trovato completamente spiazzato di fronte a tale tsunami, anche le residenze sanitarie hanno dovuto fronteggiare un nemico sconosciuto. Ci siamo scagliati contro questa enorme onda senza tentennamenti, con gli strumenti sanitari del quotidiano, senza supporto scientifico, con le protezioni disponibili: nell’unico modo per provare a proteggere i nostri compagni di strada e noi stessi.
In alcuni casi abbiamo posto un argine, provvisorio e tuttora traballante, in altri casi la furia del virus, sconosciuto a tutti, ha avuto la meglio.
Ci confrontiamo costantemente con i colleghi che, a tutti i livelli, operano nelle strutture e sentiamo le voci sofferenti di chi ha dovuto far fronte alla sofferenza e alla morte delle persone colpite, di chi ha avuto colleghi malati e di chi si è ammalato e sta cercando con fatica e tenacia di ristabilirsi per tornare al proprio posto e continuare a combattere questa lotta lunga e difficile.
Oggi, come ogni giorno, continuiamo con professionalità, umanità e affetto ad assistere, accudire, imboccare e strappare un sorriso a Franco, Maria Rosa, Alma, Eleonora, Stefano, Claudia.
Agespi Liguria
Anaste Liguria
Anffas Liguria
Aris Liguria Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari
Confcommercio Salute
Confindustria Genova
Confcooperative Liguria
Coread Coordinamento Regionale Enti Assistenza Dipendenze
Corerh Coordinamento Regionale Enti Riabilitazione Handicap
Crea Coordinamento Regionale Enti Anziani Religiosi e No Profit
Fenascop Liguria Federazione Nazionale Strutture Comunitarie Psichiatriche
Forum Ligure Terzo Settore
Lega Cooperative Liguria
Uneba Liguria Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale