Perché il Parlamento italiano, nella sua Commissione Affari Esteri, ha ospitato il diplomatico iraniano Alizera Bigdali?
Bigdali è membro dell’Institute for Political and International Studies, che nel 2006 organizzò a Teheran la famosa Conferenza Internazionale in cui l’Iran negò l’Olocausto e attaccò pesantemente Israele.
Nell’audizione alla Camera, Alizera Bigdali ha testualmente dichiarato: “Israele ha un ruolo distruttivo nella nostra regione. Israele è un Paese che ha occupato la Palestina e con la guerra vuole mantenere la sua esistenza. Israele è una falsificazione, non è una cosa vera, originale. Nella nostra zona ci sono stati molti errori, il primo è stato la creazione di Israele”.
Sempre la Camera dei deputati ha recentemente ospitato anche Morteza Jami, vice presidente del sopraddetto Istituto che nega l’Olocausto.
Presidente della Commissione Affari Esteri della Camera è Marta Grande (M5S), che alle rimostranze di molti deputati di diversi orientamenti politici ha risposto imbarazzata che le audizioni sono fatte per sentire le opinioni di tutti e che la condanna dell’Olocausto è fuori discussione.
Ancora una volta gli esponenti di M5S mostrano, nella migliore delle ipotesi, tutta la loro impreparazione ed incompetenza.
La Presidente della Commissione Affari Esteri infatti avrebbe dovuto evitare che nel Parlamento della Repubblica entrassero gli esponenti di un regime totalitario, negazionista ed antisemita che persegue apertamente la distruzione di uno stato democratico quale è Israele.
I rappresentanti iraniani non avevano titolo ad entrare nel Parlamento italiano e portarvi il loro odio. La soluzione per la Palestina è per loro la distruzione di Israele. Per questo il governo di Teheran riempie di soldi e di missili Hamas ed Hezbollah. Per questo calpesta la stella di Davide ed ha montato nella capitale un orologio che conta i giorni mancanti alla fine di Israele.
Una bruttissima pagina parlamentare, insomma, di cui i giornali hanno parlato pochissimo. Così come i giornali hanno parlato pochissimo dell’iniziativa lanciata più di un anno fa da 350 tra professori, ricercatori ed assegnisti delle università italiane che lanciarono un appello per il boicottaggio di Israele ed in particolare della super avanzata e super prestigiosa Università Technion di Haifa.
Ben 60 di quei firmatari provenivano dall’Università di Torino, che è stata la prima (e finora l’unica) in Italia a citare ufficialmente una mozione di boicottaggio a Israele, sostenuta anche, e a maggioranza, dal Consiglio degli studenti. Che vergogna per la città di Primo Levi, Rita Levi Montalcini, Norberto Bobbio!
Bisogna vigilare, perché in questa Italia sbandata e in questa Europa di rigurgiti fascisti e nazisti e di estremismo islamico l’antisemitismo, la caccia all’ebreo, la criminalizzazione di Israele sta tornando di moda.
Anche parte della sinistra europea balbetta. Clamoroso il caso di molti ebrei britannici che sono usciti dal Labour Party per l’acceso antisemitismo più volte manifestato da Corbin; o quello di molti ebrei francesi che, spaventati dai sempre più frequenti attentati antisemiti avvenuti in Francia, e non sentendosi sufficientemente tutelati prima da Hollande e adesso da Macron, lasciano sempre più numerosi il loro Paese per rifugiarsi in Israele.
Israele che nel contesto dal quale è circondata appare agli occhi dei giusti e degli uomini di buona volontà come un rifugio ed un esempio di come si possa far vivere la democrazia ed il confronto delle idee, la straordinaria innovazione tecnologica e la ricerca (gli incubatori di impresa più importanti del mondo sono a Tel Aviv) la giovinezza e l’ottimismo verso il futuro in un piccolo pezzo di deserto che è diventato fertile patria per un popolo di pochi milioni di persone che gran parte dei vicini di casa vorrebbe distruggere e cancellare dalla faccia della terra.