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di ALBERTO BRUZZONE
Le coppe sono lì, allineate una dopo l’altra, luccicanti come il primo giorno. Le medaglie pendono dalle mensole, splendenti. I nastrini colorano quella camera altrimenti rimasta vuota.
Tristemente vuota.
Il cane Harry scorrazza in festa da ogni parte, riempiendo di leccate le sue padroncine. Le sorelline Sofia ed Emma si tengono la mano, giocano, studiano e crescono. Insieme diventano donne, sotto gli occhi amorevoli e le mille attenzioni di mamma Simona. Dietro lo sguardo pieno d’affetto degli adorati nonni.
Ci sarebbero tutti, gli elementi chimici ed emotivi per parlare di felicità.
Di gioia.
Eppure, manca l’ingrediente più importante. La vita di una ragazza di 18 anni.
Si chiamava Giorgia Brixel, abitava a Chiavari. Amava la danza ed era bellissima. Di quella bellezza che toglie il fiato, e fa dire grazie a Dio per averla pensata, voluta, creata.
Era lei a completare il quadretto perfetto di questa famiglia. Punto di riferimento per le sorelle più piccole, punto d’appoggio per la mamma. Grande promessa nello sport, destinata a una fulgida carriera.
Sino a quando i piani del Demiurgo, concretandosi, hanno fatto capire che no, non questa volta. Che sarebbe andata diversamente. E in una notte di settembre dello scorso anno il Creatore ha voluto riprendersi la sua creatura più bella.
All’improvviso. Così come l’aveva mandata. Facendo di nuovo una sorpresa, ma purtroppo al contrario.
A nulla servirono, quella volta, i tentativi di rianimarla di Simona, la corsa dello zio lungo le scale, il concitato impeto dei soccorritori del 118. Una terribile malattia cardiaca aveva sancito che basta, che la musica era finita, che bisognava scendere dalle punte. E che il vestito per la prossima manifestazione a livello europeo, già pronto nell’armadio di Giorgia, sarebbe diventato quello del suo ultimo viaggio.
Quello per chissà dove. Quello da dove non torni più indietro.
Oggi è passato un anno, da quei drammatici momenti. Ma, ieri come adesso, è sempre una questione di cuore. Che in fondo altro non c’è da dire: cuore e amore, la sua rima più azzeccata e perfetta.
Il cuore di Giorgia che si ferma all’improvviso, come spegnere l’interruttore della luce. Il cuore di mamma Simona e delle sorelle Sofia ed Emma che si spezza. Raccoglierlo e provare a rimetterlo insieme è un esercizio quotidiano per donne forti. Ma si è mai abbastanza forti, per sopportare una tragedia del genere? Per farsene una ragione?
In casa Brixel anche piangere è diventato un rito collettivo, una catarsi, un modo per purificarsi, per cercare di uscirne. Ma è dura.
Non è vero che tutte le morti sono uguali. Quella che tocca un tuo figlio è la più crudele che ci sia. Perché è la più innaturale.
Simona Vitali soffre di un dolore composto. Ma ha bisogno di prenderlo di petto, per affrontarlo, per esorcizzarlo. Ognuno rielabora il lutto per il meglio che può. Secondo strade assolutamente personali.
La mamma di Giorgia lo fa ricordando. E aggrappandosi all’enorme affetto che, da un anno a questa parte, le sta tornando indietro. Dagli amici di Giorgia, dalle sue colleghe della danza, sia a Chiavari che a Genova, ma anche in tante parti d’Italia. “La danza era tutto il suo mondo, tutta la sua vita”, racconta la mamma, mentre mostra uno dei tanti video.
Il suo iPhone è un piccolo scrigno, da aprire volta per volta. Ora con una fotografia di Giorgia che partecipa a Miss Italia (da quest’anno una fascia per le aspiranti reginette è dedicata proprio a lei), ora con il messaggio di Miss Liguria 2016, scritto in maniera tanto profonda e toccante che fa piangere chiunque.
Perché questa storia non può non emozionare. Chi l’ha vissuta, chi l’ha vista, chi l’ha conosciuta, sino a chi l’ha scritta e continua a scriverla. “Desidero che mia figlia continui a vivere nei ricordi. Nell’esempio, nel grande impegno che ci metteva sempre. Tanti suoi amici continuano a danzare grazie a lei”.
Nel frattempo Naima Academy, il gruppo di cui Giorgia era una delle stelle, ha organizzato lo scorso marzo, in occasione del compleanno della sfortunata ragazza, la prima edizione del Gran Premio della Danza Giorgia Brixel. Sono stati raccolti quattromila euro che saranno donati al reparto di Cardiologia dell’ospedale Gaslini, grazie all’associazione Entella nel Cuore. La consegna è prevista in ottobre, in occasione di una delle gare interne della Virtus Entella.
Mentre si prepara la seconda edizione, altre manifestazioni si tengono o si sono tenute in Italia. Mamma Simona partecipa a tutte, con entusiasmo. Sentire il calore e l’affetto delle persone la fa stare meglio. “Lavoro mezza giornata nel negozio dei miei genitori, e meno male che c’è pure quello. Anche se, alla fine, il pensiero va sempre lì”.
Intanto Giorgia continua a vivere nelle sorelle, negli amici, nei messaggi e su Internet: la mamma tiene aggiornati i suoi profili, è diventata un punto di riferimento per altre persone che hanno vissuto, come lei, la stessa assurda tragedia. “Dicono che sono forte”, afferma fissandoti negli occhi, “ma una parte di me si è spenta per sempre e non credo che si riaccenderà mai più”.
Però se è vero che i genitori devono essere anche supereroi, per i loro figli, la sfida vera è provarci ogni giorno.
A usare il defibrillatore anche per l’anima. Cercando di farla ripartire.
“Sarebbe stata una stella, ne sono sicura”, e qui il magone viene a intervistata e intervistatore. Non basta essere umani, per dare una spiegazione a una morte del genere.
Non bastano un anno, un secolo, una vita.
C’è un proverbio, dei maestri Sufi, che dice: “Dio ti rispetta quando lavori, ma ti ama quando danzi”. Forse sta lì la chiave di tutto. Sempre lì.
Nell’amore dato, nel singolo gesto, nelle mani strette, nelle gioie trasmesse. Non conta il quanto, ma il come; non la durata, ma l’intensità.
Però tu, piccola grande Giorgia, continua lo stesso a danzare. Danza per tutti noi. Danza per la tua famiglia.
Danza sui Campi Elisi.
Continua a estasiare le schiere di angeli e cherubini.
Amen.
GIORGIA BRIXEL A MISS EUROPE CONTINENTAL
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“IL RITMO DELLA VITA”, UNA DELLE ULTIME ESIBIZIONI DI GIORGIA
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