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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Genova, la Liguria e quel cambiamento che va cavalcato: il rapporto di The European House Ambrosetti presentato a Rapallo

Il PIL lo conferma: la ricchezza c’è, ma ora serve metterla in circolo, farla diventare reddito, benessere e prospettiva
Un render del progetto del Tunnel della Fontanabuona, opera attesa da moltissimi anni
Un render del progetto del Tunnel della Fontanabuona, opera attesa da moltissimi anni
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(r.p.l.) Al di sopra della narrazione politica disegnata dalle opposte fazioni che siedono in Comune a Genova o in Regione Liguria, c’è un numero che racconta più di altri la sostanza di una città: il PIL pro capite. Per chi guarda alla città e alla Liguria attraverso le lenti dell’economia, è il primo indicatore da osservare. I dati del rapporto TEHA Group presentati alla nona edizione del Think Tank Liguria 2030 – The European House – Ambrosetti vedono un capoluogo che, nel 2023, ha toccato quota 34.116 euro, il valore più alto della regione. Anche se l’export segna il passo e il mercato del lavoro presenta ancora fragilità, il capoluogo resta il motore economico della Liguria.

La ricchezza prodotta da Genova si concentra soprattutto nei servizi, che da soli rappresentano il 78,6% del valore aggiunto complessivo. A questo si affianca una storica vocazione portuale, oggi ancora più evidente nei numeri della Blue Economy, settore che nella provincia genera il 12,2% del valore aggiunto e assorbe il 15,8% dell’occupazione. Tradotto: Genova è tra le prime dieci province italiane per incidenza dell’economia del mare.

Ma c’è di più. Nonostante il rallentamento generale del 2024, Genova produce oltre il 50% dell’export ligure (50,5%, per la precisione). Un dato in leggera flessione rispetto al passato (la quota è calata del 7,5% negli ultimi cinque anni) ma resta un primato regionale. Anche il PIL pro capite, rispetto al 2021, è cresciuto dell’8,2%, segno che qualcosa si muove, al netto delle criticità.

Il ritratto, però, non è tutto a tinte rosee. Il Rapporto segnala criticità nel mercato del lavoro, in particolare su due fronti: il tasso di occupazione e la disoccupazione giovanile. Il primo cala di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Il secondo, quello dei giovani senza lavoro, cresce di 7 punti percentuali. In parallelo, l’export manifatturiero segna un -3,7%.

Segnali di una fatica strutturale, forse legata a una transizione ancora incompleta, tra industria e nuovi servizi, tra tecnologie e competenze. Se da un lato Genova eccelle in ricerca e formazione (prima in Liguria in tutti e cinque i KPI di questo settore), dall’altro resta una difficoltà ad assorbire questi talenti nel tessuto produttivo locale.

Nel Tableau de Bord 2025, lo strumento di monitoraggio strategico usato dal Think Tank, la provincia di Genova migliora o resta stabile nel 71,4% degli indicatori analizzati (20 su 28). Va bene nei grandi macro-obiettivi come valore aggiunto per abitante, età media della popolazione, percentuale in età lavorativa e molto bene nella dimensione “società e ambiente”. Male, invece, in “sistema produttivo e lavoro”.

Una fotografia in chiaroscuro, ma coerente con il contesto regionale: nel 2024 il PIL della Liguria è cresciuto dello 0,5%, sotto la media nazionale (+0,7%), ma nel 2025 è atteso un rimbalzo con una crescita stimata dello 0,7%, superiore alla media italiana.

Se c’è un fronte da cui Genova può ripartire, è quello delle grandi infrastrutture. Il Rapporto Think Tank Liguria 2030 le riassume. La Gronda di Ponente, lunga 65 chilometri (per l’80% in galleria), promette di separare il traffico urbano da quello di attraversamento, alleggerendo l’A10. Il tunnel subportuale, invece, collegherà direttamente porto, rete ferroviaria e viabilità primaria. A questi si aggiunge il futuro collegamento tra la Val Fontanabuona e la costa, pensato per ricucire territori marginali e rilanciare le aree interne.

Tutte opere che il documento vede come un valore moltiplicatore: migliorano l’accessibilità fisica, riducono la congestione, favoriscono gli investimenti. E soprattutto, rafforzano la vocazione di Genova a diventare hub logistico nazionale e mediterraneo, ponte tra Nord Europa e Mediterraneo.

Genova non è una città povera, ma è una città esposta. Alla competizione globale, alla dipendenza infrastrutturale, al rischio demografico. Ha bisogno di investimenti mirati, di una visione industriale aggiornata e di politiche pubbliche capaci di trasformare i primati in occupazione. Il PIL lo conferma: la ricchezza c’è, ma ora serve metterla in circolo, farla diventare reddito, benessere e prospettiva. In questo quadro, il 2025 si preannuncia come anno di transizione, in cui le tante progettualità in cantiere (Diga foranea, subacquea, Gigafactory) dovranno diventare cantieri concreti.

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