di ALBERTO BRUZZONE
Gabriele Lavia è tanto protagonista sul palcoscenico, quanto misurato e modesto nella vita reale. Un attore con la A più che maiuscola, una delle colonne del teatro italiano, insieme a un altro grande come Eros Pagni.
È vero che i complimenti fan sempre piacere, le recensioni positive altrettanto, ma la volontà di schermirsi è sempre la stessa: “Io uno dei più grandi? Mah, sicuramente sono uno dei più vecchi”, afferma sorridendo e con quel tono di voce baritonale che lo rende, anche questo, più unico che raro.
Lavia (la foto in alto che lo ritrae è di Filippo Milani) risponde al telefono da Spoleto, dove sta partecipando a un evento dedicato a varie scuole di recitazione italiane. Stare con i giovani gli piace, scoprire nuovi talenti pure. Chi comincia ora, chi muove i primi passi, lo vede spesso come un punto di arrivo irraggiungibile. Ma Lavia è molto più pratico: “Con il lavoro e l’impegno ce la puoi fare. Certo, il talento non deve mancare. Ma da solo non basta. Non basta più al giorno d’oggi. Ragazzi talentuosi ce ne sono tanti. Ragazzi talentuosi e con la testa giusta, decisamente meno”.
Uno dei più grandi attori di sempre sarà questa sera a Chiavari, alle ore 21,30 in piazza dei Pescatori (piazza Gagliardo), nell’ambito della serata inaugurale del Dionisio Festival, organizzato dal Comune di Chiavari (assessorato alla Cultura) con la direzione artistica dell’attore Davide Paganini. Da solo sul palco, Lavia reciterà poesie di Giacomo Leopardi, nell’ambito della pièce ‘Lavia dice Leopardi’ che è uno dei tanti spettacoli in repertorio dell’artista.
Che cosa ci farà ascoltare?
“Questo è un recital, all’interno del quale dico alcune tra le più famose poesie di Leopardi. Sono brani che tutti abbiamo nelle orecchie. Parliamo di capolavori non solo della poesia, ma della letteratura mondiale, di tutti i tempi. È uno spettacolo molto semplice e diretto. Alcune poesie le recito, altre le recito e aggiungo una spiegazione”.
Nel 2019 ‘L’Infinito’ ha compiuto duecento anni…
“È molto bello, infatti, portare in scena questo recital in questa stagione. Pensando che, proprio due secoli fa, c’è stato un signore che ha scritto una delle cose più belle che siano mai state scritte. Ecco, ‘L’Infinito’ è una delle poesie di cui darò una spiegazione. Per altre, ritengo che non ve ne sia proprio bisogno, perché il significato lo hanno dentro in maniera implicita”.
Leopardi cosa le evoca? Forse ricordi di gioventù?
“I suoi lavori sono le prime cose che ho mandato a memoria, già quando ero bambino. Per prepararmi a questo recital, quindi, ho dovuto studiare, in fondo, molto poco. Diciamo che è stato un ripasso. Mi ha fatto molto piacere. E vedo che la risposta del pubblico è sempre ottima. Di questi spettacoli c’è bisogno. C’è bisogno di poesia, altrimenti la società è arida, troppo cruda”.
Qualche provino da attore con Leopardi?
“A dire il vero, ho avuto la fortuna di fare pochissimi provini nella mia vita. Però sì, Leopardi è stato uno dei pezzi che ho portato all’esame di ammissione alla Scuola di Recitazione. Per la precisione, ‘Il canto notturno di un pastore errante dell’Asia’. Che è forse quella che, nel recital, adesso faccio meno bene… sarà proprio perché mi ricorda quei tempi? Mah…”
Lei che fa ‘meno bene’ una cosa. Non è credibile.
“La recitazione è molto soggettiva. Cambia di sera in sera. Dipende dai contesti, dal pubblico che hai davanti, da tanti stati d’animo. È ovvio che cerco sempre di dare il massimo. La poesia è un modo diretto di comunicare. Forse il più diretto. Entri subito in contatto con lo spettatore. Quando reciti, sei a nudo. E poi, in questo caso, stiamo parlando di capolavori assoluti. Vette della letteratura di ogni tempo, come Dante e Petrarca”.
Due aggettivi per definire ‘L’Infinito’.
“Profondo e sconvolgente”.
Dalla Scuola di Recitazione in poi, Leopardi le ha portato bene, se guardiamo la sua carriera…
“Sì, effettivamente io ho lavorato tantissimo. Ma non mi sento tra i più grandi. Bensì tra i più vecchi. Una volta, alle riunioni degli attori, quando studiavamo i copioni, ero il più giovane. Poi, in un batter di ciglia, puff! Mi sono ritrovato il più anziano. E non è una bella sensazione. È proprio vero che la vita è un soffio”.
Liguria vuol dire Teatro di Genova. In pratica una sua seconda casa.
“Il Teatro di Genova è una pietra miliare nella storia dello spettacolo dal vivo in Italia. Spero mi venga a vedere l’amico Marco Sciaccaluga. La prossima stagione saremo di nuovo in scena con ‘John Gabriel Borkman’ di Ibsen, prodotto dal Teatro Nazionale di Genova proprio con la regia di Sciaccaluga. Raccontiamo il dramma di un banchiere che per ambizione rovina la sua famiglia e i suoi clienti”.
E poi c’è il rapporto con Eros Pagni…
“Abbiamo lavorato insieme in ‘Don Giovanni’ e ne ‘Il nemico del popolo’. Bellissime esperienze”.
Il testo di Ibsen sul banchiere, come tanti suoi lavori, anticipa i drammi più attuali del Novecento. Oggi il tema più attuale è quello delle migrazioni. La sua posizione è sempre stata chiara…
“Il discorso della migranza è storico secondo me, non attuale. Nel senso che le migranze ci sono sempre state, fanno parte della storia dell’umanità. Ed è giusto che sia così. Il volerle fermare è un atto illegittimo. Io credo che la migranza salverà questo Paese, salverà un’Europa sempre più vecchia e invecchiata. Sempre più morbosa, sempre più stanca e brutta, sempre più con il culo flaccido e le gambe corte. Saremo più belli e intelligenti, grazie alla migranza”.
È un problema di comunicazione?
“È un problema che non viene spiegato, perché ancor prima non viene capito. E il signor Salvini è quello che lo capisce meno di tutti. Come quelli che vogliono erigere muri. Basta guardare di che colore hanno i capelli… Non ci si rende conto che questi sono fenomeni inevitabili. E che sono antropologici, non politici. La politica non decide nulla, non può fermare nulla”.
Che cosa si sente di dire ai giovani”
“Di continuare a sognare. A perdersi negli ampi spazi. Proprio come Leopardi ne ‘L’Infinito’”.
DIONISIO FESTIVAL, LA PRIMA RASSEGNA TEATRALE DI CHIAVARI
Sei pièce teatrali, sette big dello spettacolo, un direttore artistico d’eccezione e una splendida location affacciata sul mare con vista sul promontorio di Portofino: questi gli ingredienti di Dionisio Festival, la prima rassegna teatrale made in Chiavari.
La rassegna è organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Chiavari insieme a Davide Paganini, direttore artistico della manifestazione e noto attore italiano, impegnato in diversi progetti tra cui l’ultimo film di Cassini ‘Oltre la Bufera’. L’estate teatrale chiavarese ha il patrocinio di Regione Liguria e della Camera di Commercio di Genova. Un ventaglio di proposte diversificate con l’obiettivo di soddisfare i gusti degli spettatori, accontentando i turisti e coccolando i residenti.
Il programma, articolato in sei appuntamenti tutti gratuiti, con inizio alle ore 21,30, propone drammi e commedie con attori di fama nazionale nella meravigliosa cornice affacciata sul mare di piazza Gagliardo: si parte giovedì 4 Luglio con Gabriele Lavia in ‘Lavia dice Leopardi’, mentre il 18 Luglio Paolo Rossi presenterà al pubblico ‘Jannacceide’, per proseguire il 31 luglio con il duo di attori, Davide Paganini e Massimo Caretta, che interpreteranno ‘Maratona di New York’.
Si va avanti il giorno 5 agosto con Michele Placido e la sua ‘Serata d’onore’, per continuare il 18 Agosto con ‘Dall’inferno all’infinito’, la cui protagonista sarà Monica Guerritore; ed infine, a conclusione della rassegna, il 28 agosto, l’affascinante Alessandro Preziosi in ‘Moby Dick’. Spazio anche al sociale, con charity partner come Amani, Medici Senza Frontiere e Amref.