di FABRIZIO DE LONGIS
La zuena Francesca Pedrini spiega a ‘Piazza Levante’ come il mondo social sia sempre di più un’arma fondamentale per il turismo del Levante.
Dalla sua esperienza di Gram Facrory, Pedrini riprende il filo delle strategie digitali per la promozione del Tigullio illustrate durante lo Zueni Festival, a cui ha partecipato come titolare di un’azienda giovane del territorio.
Pedrini, da cosa nasce la voglia di entrare nel calderone dei social network per promozionare la Liguria e le sue aziende?
“Terminati gli studi a Chiavari sapevo che volevo occuparmi di comunicazione e social network. Per questo motivo mi sono trasferita per nove anni a Milano, dove ho lavorato in diverse agenzie specializzate. Però ero anche conscia che a Milano non volevo vivere, ma solo formarmi. Ho sempre voluto vivere a casa mia e per questo motivo, ad un certo punto, ho scelto di creare la rete di Gram Factory con cui ho intrapreso l’esperienza di lavorare nel Tigullio”.
Da Chiavari a Milano e ritorno. Com’è nata l’esperienza di Gram Factory?
“Proprio così, con la voglia di imparare a Milano e di vivere a Chiavari. Gram è nata nel 2019 con il solo intento di creare un network di influencer e content creator liguri per dare voce al territorio della nostra regione. Una cosa che vedevo realizzata a Milano e che mancava in Liguria. Solo dopo siamo diventati un’agenzia. Anno dopo anno ci siamo ingranditi, diventando prima, nel 2020, un’agenzia di influencer marketing. Nel 2021 abbiamo aggiunto il social media management e la produzione di contenuti audiovisivi. Fino ad arrivare all’anno scorso in cui abbiamo assunto un’anima più strutturata, occupandoci anche di grafica pubblicitaria e sviluppo di siti web”.
Chi sono le influencer che fanno parte del network di Gram Factory?
“Siamo prima di tutto un gruppo di amiche, perché siamo una realtà tutta al femminile. Ci sono prevalentemente influencer locali, da chi ha 10mila follower, a chi ne raggiunge oltre 250mila. Ognuna vanta le sue competenze, chi è esperta di food e chi invece di fashion. In questo modo costruiamo una vera e propria rete. In totale, tramite le nostre influencer, raggiungono mezzo milione di utenti”.
Fare rete nella rete.
“Sembra uno scioglilingua ma è quello che risulta fondamentale. Oggi essere sui social network e basta, non consente nessuna crescita. Servono una strategia e saper interpretare i flussi del momento. Altrimenti equivale a non essere presenti”.
Da qui nasce la vostra proposta?
“Gram Factory vuole essere oggi un ponte tra il reale e il virtuale, tra l’autentico e il digitale. Le regole della comunicazione cambiano costantemente, con una rapidità straordinaria. Quello che vogliamo fare, è essere all’avanguardia nel creare strategie efficaci per chi vuole utilizzare i social network e la rete, con lo scopo di promozionare la propria attività. Puntiamo a costruire presenze online che possano attirare l’attenzione del pubblico, con una narrazione pensata all’oggi. Una narrazione costruita per quello che sono oggi i social media e il digitale”.
Perché volete essere un ponte fra reale e virtuale?
“In rete sembra tutto possibile e allo stesso tempo, può essere tutto irrealistico. Quello che vogliamo fare, soprattutto legandoci a un territorio, alle storie di famiglie e imprese, di prodotti tipici e tradizioni, è trasmettere che esiste un reale, dietro alle foto e video pubblicati. Un reale che va scoperto venendo di persona nei territori che noi mettiamo in vetrina”.
Da questo ponte fra reale e virtuale, quale è la sfida oggi per chi vuole promozionare un territorio come il Tigullio?
“Raccontarsi non basta, bisogna farlo nel modo giusto. Con Gram Factory, ad esempio, abbiamo scelto di raccontare il nostro territorio attraverso influencer che lo vivono e conoscono. I nostri clienti sono i più disparati, da imprese a istituzioni. Da piccole e storiche realtà commerciali locali, a grandi gruppi internazionali che sono presenti nel Tigullio. Quello che però mettiamo sempre al centro della nostra strategia, quando parliamo con un cliente, è la conoscenza del territorio”.
In che modo mettete al centro il Tigullio?
“Attraverso chi lo vive. Trasmettere la piena conoscenza di un luogo, ad esempio con il suo cibo, o con delle bellezze naturali poco conosciute, oggi fa la differenza. Per questo motivo abbiamo scelto di lavorare prevalentemente con chi è del luogo. Un modo per coinvolgere i giovani talentuosi del territorio, ma anche per trasmettere la vera anima dei luoghi in cui operiamo”.
Dall’esperienza di Gram, a suo giudizio cosa si può fare ancora per il turismo e la promozione della Liguria?
“Sono convinta che la Liguria meriti di brillare sui social. Fino a qualche anno fa non è stata valorizzata al pari di altre mete. Devo dire che negli ultimi anni l’esperienza intrapresa con ‘La mia Liguria’ ha cambiato radicalmente questa situazione, portando una ventata di positività. Il nostro compito, come influencer e agenzia, è quello di continuare a raccontare l’anima della Liguria nel mondo digitale”.
Se dovesse identificare una strategia per la promozione social del Tigullio, da cosa partirebbe?
“Prima di tutto inizierei a ribadire a tutti che bisogna continuare a comunicare. Non bisogna mai sedersi su un successo. Evolvere continuamente a seguire i trend è fondamentale. Serve progredire, rimanere sul pezzo, altrimenti in pochissimo tempo ci si trova fuori dai trend e quindi fuori dall’attenzione del grande pubblico”.
Sembra quasi una chiamata ad un impegno collettivo.
“E in qualche modo lo è. Chi si impegna con la propria attività a promozionarsi, avvantaggia anche un territorio, un luogo, una città. Se un albergo si promoziona, porta turisti che in città mangeranno nei ristoranti, parteciperanno agli eventi culturali privati e pubblici, andranno a godersi il mare in uno degli stabilimenti della costa e via dicendo. Per sfruttare a pieno queste potenzialità, serve fare rete e fronte comune”.
Oggi Gram Facory è cresciuta e si presenta come uno degli apripista di questo lavoro in Liguria, ma la concorrenza sembra sempre più ampia. Come vivete questa situazione?
“Personalmente ne sono contenta. Sapere che chi, come me dieci anni fa, vuole intraprendere questo lavoro, non è più obbligato a lasciare la propria regione, mi fa piacere. Sono nate e stanno nascendo tante attività similari alla nostra, ma non ci spaventa, anzi, ci stimola. Anche fra realtà come la nostra serve una sana competizione e la capacità di fare rete. In tema di promozione social del turismo ligure, molto è stato fatto, ma tanto va ancora realizzato, quindi c’è lavoro per tutti. Nel nostro piccolo, anche noi possiamo vantarci di aver creato una fetta dello sviluppo economico del settore”.
