di ANTONIO GOZZI
C’è malessere tra gli industriali italiani, che sentono il nuovo governo M5S – Lega lontano dai problemi e dalle esigenze dell’impresa. Il campanello d’allarme era scattato fin dalla stesura e pubblicazione del cosiddetto ‘contratto di governo’, all’interno del quale la parola ‘industria’ non compariva mai, così come non è mai comparsa nelle dichiarazioni programmatiche rese alla Camera e al Senato dal neo-presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Non citare mai l’industria del secondo paese manifatturiero d’Europa, un settore che contribuisce sostanzialmente al PIL del paese in termini di occupazione, fatturato, investimenti ed esportazioni, appare un disinteresse grave.
Ma i rapporti con il mondo delle imprese sono peggiorati ancor più con il varo del cosiddetto ‘decreto dignità’, i cui contenuti sono stati considerati dagli imprenditori di tutte le categorie, non solo dell’industria ma anche di commercio, artigianato e agricoltura, gravemente sbagliati e controproducenti rispetto all’obiettivo dichiarato di ridurre la precarietà del lavoro.
In generale si avverte nel governo uno spirito ed un atteggiamento fortemente antindustriale, soprattutto nella componente M5S, che non perde occasione, dalle grandi opere all’Ilva, fino all’annuncio di voler stoppare il piano degli incentivi 4.0, per esibire una visione ispirata ad una sedicente ‘decrescita felice’ in base alla quale non è chiaro quale sia il futuro di questo paese.
Ciononostante, ed anzi a conferma della grave distorsione cognitiva di cui sembra preda il governo italiano o sue componenti importanti, l’industria nazionale ha mostrato nel 2017 dati e performances molto positivi sia in termini di risultati economici che di contributo all’export, che di investimenti.
Il caso più eclatante è quello degli investimenti in robot. L’anno scorso l’industria italiana ha installato quasi 8000 nuovi robot, con un tasso di crescita straordinario che ha superato quelli di Germania, Giappone ed USA.
L’investimento in robotica è fondamentale per l’industria italiana per una serie di ragioni:
- aumenta ulteriormente la sua efficienza e produttività proteggendo il vantaggio competitivo della manifattura nazionale nei confronti dei concorrenti internazionali. In altre parole, rende più stabile e duratura la nostra industria con tutti i benefici economici e sociali che ne conseguono.
- gli investimenti in robot alimentano essi stessi un importante settore dell’industria manifatturiera nazionale, quello della meccatronica, dove la tradizionale competenza meccanica italiana si intreccia e si valorizza con tutte le recenti innovazioni elettroniche e digitali: machine learning, big data analysis, sensoristica e su su fino all’intelligenza artificiale.
- non distrugge occupazione ma la trasforma in senso coerente con il futuro: il lavoro manuale viene sostituito almeno in parte da competenze intellettuali, soprattutto nella produzione di software.
- aumenta il benessere e la sicurezza dei lavoratori sostituendo agli stessi i robot nelle fasi e nei compiti più faticosi e pericolosi.
La straordinaria crescita dei robot nell’industria italiana nel 2017, destinata probabilmente a ripetersi nel 2018, deriva in gran parte dal piano di incentivazione dell’industria 4.0 varato dai precedenti governi Renzi e Gentiloni e voluto fortemente dall’allora ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda.
E’ evidente che bisogna proseguire sulla strada intrapresa, strada che coinvolge tutti i settori industriali ma in particolare quello dell’automobile, che avrà ulteriore sviluppo con il boom delle auto elettriche, il settore alimentare, il settore del packaging, quello dell’elettronica e quello della lavorazione dei metalli.
Il meccanismo incentivante lanciato con il piano Industria 4.0 (superammortamento e iperammortamento) ha avuto il grandissimo merito di semplificare e snellire enormemente tutta la procedura volta al conseguimento dell’incentivo e ha rappresentato un’eccezionale iniezione di fiducia nella vita delle imprese industriali italiane.
Ecco, la fiducia è proprio il bene più importante: gli imprenditori investono se credono nel futuro del loro paese e della loro impresa, e se avvertono intorno a sé un clima di amicizia e di sostegno.
Speriamo che ‘Giggino’ lo capisca.