di ALBERTO BRUZZONE
L’iter è ormai tracciato e, dopo il via libera negli Stati Uniti, anche nel nostro continente si va verso l’approvazione del vaccino anti Covid per la fascia compresa tra i 5 e i 12 anni. Sarà l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) la prima a esprimersi, poi per quanto riguarda l’Italia arriverà anche il parere da parte dell’Aifa, ovvero l’Agenzia Italiana del Farmaco, ma è chiaro che il semaforo verde acceso in Americarinforza ogni tipo di decisione che verrà presa.
Intanto, in attesa del verdetto, che dovrebbe arrivare entro poche settimane, i pediatri s’interrogano sul da farsi, in quanto non esiste ancora una linea comune, “e d’altra parte sarà molto difficile trovarla, visto che non esiste neppure per il vaccino in età adulta”, come fa notare Alberto Ferrando, noto pediatra genovese, attualmente presidente dell’Associazione pediatri extraospedalieri.
Secondo il medico, che cura un blog molto seguito e scrive su parecchie testate di temi non esclusivamente legati al virus, “bisogna partire dal presupposto che tutti vogliono il bene dei bambini, sia i genitori, che anche i pediatri. Questo benessere passa attraverso delle scelte e attraverso una valutazione chiara e precisa che, nel caso della scienza, si fa sui dati a disposizione”.
E i dati a disposizione dicono che “nell’ultimo mese un contagio su quattro colpisce chi ha meno di diciotto anni. Quindi il virus si sta spostando in quelle fasce di età dove ci sono meno vaccinati, o dove non ci sono affatto vaccinati, perché non riesce più a diffondersi nelle altre fasce, dove invece gli immunizzati sono molti di più. Io credo che sul vaccino in età pediatrica si possano dire tante cose, ma bisogna anzitutto non pensare per ideologia, semmai bisogna trovare delle soluzioni. Noi pediatri ci stiamo interrogando e, nei prossimi giorni, faremo ulteriori approfondimenti anche grazie al ‘Gaslini’. Per fortuna, quando il Covid colpisce le fasce pediatriche, la mortalità è bassissima. Ora, c’è da capire se il vaccino è sicuro ed efficace. Lo studio americano, fatto su mille e cinquecento bambini, e che ha condotto all’autorizzazione, non evidenzia effetti collaterali del farmaco che siano significativi e, al contrario, dimostra che il siero, esattamente come negli adulti, stimola la produzione di anticorpi”.
Ferrando ha la sua idea: “Non dovrebbero esserci dubbi a vaccinare sin da subito i bambini fragili o con delle patologie gravi, così come i bambini in eccesso di peso, che sono tra i più a rischio in caso di contrazione della malattia. Per tutti gli altri, giusto portare avanti degli approfondimenti. Aspettiamo anche più dati dagli Stati Uniti, così come non possiamo non guardare a paesi dove la vaccinazione pediatrica anti Covid è già pienamente in atto, come Cina, Cuba, Venezuela e Cambogia. Dobbiamo cercare di fare delle simulazioni nel futuro: solamente un anno fa, non pensavamo che sarebbero stati colpiti i bambini, invece oggi al ‘Bambin Gesù’ quasi tutti i posti letto del reparto Covid sono occupati”.
“Quando saranno approvati da Ema e Aifa, non vedo perché non offrire la vaccinazione alla fascia di età 5-11 anni, negli Usa lo si fa già e viene raccomandato dalle società di pediatri”: così si esprime il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli. Seppur raramente, anche i bambini sviluppano forme gravi di malattia o forme persistenti di Covid e “dobbiamo tutelare la loro socialità, i loro percorsi educativi-formativi. Inutile lamentarci dei risultati dei test Invalsi se non facciamo di tutto per mantenere le scuole aperte”.
Immunizzare anche i bambini è importante tanto quanto i più grandi. Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), non ha dubbi in proposito considerando al di là degli evidenti vantaggi anche i minimi effetti collaterali: “Rare sono le miocarditi e le pericarditi, che però si manifestano in forma leggera con risposta ottimale alle terapie convenzionali. Sul fronte dell’efficacia, pur con una dose prevista di un terzo rispetto a quella dei più grandi, si dimostra superiore al 90%”.
Interessati dal vaccino in Italia sono circa quattro milioni di 5-11enni con due dosi, a distanza di tre settimane. Il Ministero della Salute è già al lavoro per una campagna informativa. Oltre a ciò, la stessa Sip ha già avviato una iniziativa di sostegno attraverso organi di stampa e il sito. Per informare i genitori di bambini e adolescenti della sicurezza dell’immunizzazione è stato redatto un manifesto, disponibile sul sito della Società di pediatria, con otto domande e risposte. Si passa dalla domanda se sia necessario controllare gli anticorpi prima della vaccinazione (la risposta è no), a quella sull’assunzione di paracetamolo (che possono essere assunti dopo e non prima della vaccinazione). Altri chiarimenti riguardano le allergie/asma, l’infertilità, le trombosi, le malattie croniche, le miocarditi e l’importanza della vaccinazione.