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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Federico Delpino, il professore senza laurea

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di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO

Il 27 dicembre 1833 , nel cuore antico di Chiavari, nasce Federico Delpino, ‘scienziato e filosofo’, come recita la lapide che lo ricorda sul muro della casa natale. Già  dimora dei Ravaschieri e dei Rivarola, è un palazzo austero dell’aristocrazia patrizia. Qui viveva la famiglia Delpino: il padre Enrico, avvocato, la madre Carlotta, donna colta e capace, madre di cinque figli.
Il profilo biografico di Delpino è ricostruibile nelle sue stesse parole: festeggiato presso l’Università di Napoli in occasione del settantesimo compleanno, narra nel suo discorso la storia delle proprie emozioni giovanili alla scoperta  della vocazione scientifica. “Che poteva fare un bambino abbandonato a sé per tante ore alla più completa solitudine? Passavo tutto il mio tempo a studiare i costumi delle formiche, delle api e delle vespe. A scoprire il modo di nidificare di un grosso pecchione nero”.

Il giardino dietro la casa di via Ravaschieri sovrastato dal castello di Chiavari è quindi il primo laboratorio del giovanissimo Federico. Qui nasce la passione per lo studio della natura e delle sue leggi, una passione destinata a segnare il corso di tutta la sua vita. Iscritto al corso di laurea in scienze matematiche, presto capisce che la sua strada è un’altra, ed è già irrimediabilmente tracciata sin dai tempi del giardino di casa : “Qui cominciò per me un terribile dissidio, perché, capitatomi tra le mani un trattato di botanica, m’infervorai siffattamente di questa branca scientifica, che mi era reso impossibile ogni altro studio, ogni altra applicazione della mente. Cessai di frequentare l’Università; e da quel momento venne decisa la vocazione della mia vita”.
La famiglia non gradisce la scelta, forse non intuisce che i tempi sono maturi per l’alba di una nuova visione scientifica del mondo, dove molto ci sarà da fare per menti brillanti e capaci . Il giovane Federico, al quale non doveva mancare il carattere, appena diciottenne cerca un’occupazione per “non essere a loro carico”.
Si trova un posto di applicato presso il Ministero delle Finanze: “Cominciò per me un periodo di sacrificio inenarrabile e di torture crudeli, onde vennero sciupati i più floridi anni della mia vita, cioè da 18 a trenta anni”. Di giorno e nelle ore d’ufficio doveva scartabellare burocratici faldoni, mentre “una parte delle ore notturne erano rubate al sonno per impiegarle nei miei prediletti studi botanici”.
Dopo oltre quindici anni di sacrificio, nel 1867 gli si presenta un’occasione che cambierà la sua vita: grazie ad un curriculum di saggi già pubblicati e articoli sulle più importanti riviste di ricerca è assunto a Firenze presso l’Istituto Botanico diretto da Filippo Parlatore.
Oramai l’apprendista del giardino di via Ravaschieri è uno scienziato di fama. La sua carriera non si ferma più: nel 1871 si trasferisce come professore al Regio Istituto di Vallombrosa, dopo quattro anni vince la cattedra di botanica presso l’Università di Genova. La sua presenza presso l’istituto genovese durerà nove anni, un periodo felice che gli permette di tornare a frequentare l’amata Chiavari. Poi un nuovo e prestigioso trasferimento: nel 1884 ottiene la cattedra presso l’Università di Bologna, la più antica d’Italia e famosa nel mondo per i precedenti studi di Lazzaro Spallanzani, uno dei grandi innovatori della biologia moderna. Dopo dieci anni a Bologna, l’Università di Napoli lo chiama a dirigere lo storico Orto Botanico.
Proprio a Napoli presso la Reale Accademia delle Scienze si radunano nel 1903 i più autorevoli botanici e studiosi di biologia per applaudire alla consegna di una pergamena dedicata all’opera di ricerca dello studioso chiavarese. Una sorta di Oscar alla carriera.
Anche l’Università di Genova non dimentica il ruolo del ricercatore già docente presso il proprio istituto di botanica: il 1 dicembre 1903, in occasione del suo settantesimo compleanno, è richiamato presso l’aula magna dove l’intero ateneo lo festeggia e gli consegna la laurea honoris causa tributata dalla Facoltà di Scienze. Nello stesso anno è insignito del titolo accademico della Società Imperiale dei Naturalisti di Mosca. E’ l’ultimo grande riconoscimento che gli viene tributato  in vita: il 14 maggio del 1905 muore all’età di settantadue anni

Il mondo accademico lo piange, ma le sue opere rimangono a testimoniare il suo immenso lavoro di ricerca e di ammodernamento del pensiero scientifico moderno. L’epoca storica di cui stiamo parlando è infatti quella che in campo scientifico vede l’affermazione del pensiero darwiniano sull’origine e l’evoluzione delle specie. L’opera fondamentale di Darwin esce nel 1859.
Federico Delpino, ben conscio della natura rivoluzionaria di questa teoria, conduce uno studio botanico ad essa ispirato (“Relazione sull’apparecchio della fecondazione – aggiuntevi alcune considerazioni sulle cause finali e sulla teoria di Carlo Darwin intorno all’origine della specie”) .
A proposito di quest’opera Federico Canale, giornalista del ‘Secolo XIX’, socio della Società Economica e grande appassionato della figura di Federico Delpino commenta: “In queste pagine si rileva non soltanto la sapienza del ricercatore, ma il godimento della scoperta: il tutto mediante un racconto appassionante che coinvolge il più insipiente ed ardito dei lettori”.
Ed è proprio grazie alla passione di Federico Canale che possiamo rileggere alcune delle lettere che compongono l’epistolario Delpino-Darwin. Canale riuscì infatti, anche grazie all’aiuto di un discendente inglese della famiglia Rivarola, ad ottenere le copie del carteggio custodite presso l’Università di Cambridge. Si tratta delle lettere di Delpino a Darwin.
La prima lettera è spedita da Chiavari il 5 settembre del 1867: Delpino chiede allo scienziato britannico di potergli inviare due suoi saggi. La lettera successiva è scritta da Firenze in data 22 agosto 1869, ed il tono del testo ci permette di comprendere che i precedenti saggi erano stati ricevuti e apprezzati. In questo documento si fa riferimento all’invio di nuove considerazioni in campo botanico.
Sempre nel 1869, Delpino ringrazia il naturalista britannico per l’invio di due saggi di quest’ultimo, entra nello specifico del confronto e dibatte sui temi proposti da Darwin. Il 14 ottobre del 1896 troviamo l’unica lettera di Darwin conservata a Cambrige, lo scienziato scrive da Down nel Kent, si compiace per le ricerche del chiavarese e suggerisce la consultazione di alcuni scritti di altri ricercatori.
Tra il primo novembre 1896 e la fine del 1870 sono recapitate a Darwin quattro lettere scritte da Delpino. Sono carteggi ormai improntati ad un profondo confronto che matura in una solida collaborazione. Darwin pubblica uno scritto di Delpino sulla rivista ‘Scientific opinion’; il chiavarese si dice disponibile a inviare alcuni semi che interessano il suo interlocutore d’Oltremanica.
Nell’ultima lettera fiorentina Delpino informa Darwin di un suo nuovo saggio dove si trova riscontro di questo confronto: “Applicazione della teoria Darwiniana ai fiori ed agli insetti visitatori dei fiori”.
Tra l’inizio e il dicembre del 1871 Delpino scrive tre lettere dalla nuova sede di Vallombrosa. La successiva lettera è scritta da Napoli, lo studioso informa il collega che è in procinto di partire per un viaggio intorno al mondo.
Tra l’aprile del 1873 e il settembre del 1875 seguono da Vallombrosa cinque missive contenenti comunicazioni su progetti di ricerca. Nella prima lettera scrive del fallimento del previsto viaggio intorno al mondo, delle lunghe tappe in Brasile e dell’invio di nuovi studi pubblicati.
Le ultime tre corrispondenze sono da Genova, comprese tra il maggio del 1876 e il dicembre del 1880, ancora un serrato confronto scientifico e lo scambio di opinioni ed esperienze di ricerca. Darwin muore nel 1882.
Le lettere di risposta del naturalista britannico sono state ottenute più tardi e testimoniano della stima e della considerazione in cui veniva tenuto l’apporto scientifico di Federico Delpino, il professore senza laurea che tutto il mondo accademico italiano del tempo onorava e riveriva e che aveva Charles Darwin come ‘amico scientifico di penna’.

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