Senza confini. Un dirigente internazionale. Da Lavagna alla conquista dei cinque continenti, un’avventura mondiale che sarebbe impensabile per molti, improbabile per parecchi, perfettamente riuscita a Evro Margarita, pioniere, propagandista, missionario laico delle arti marziali che ha raggiunto i massimi sistemi dello sport.
Il maestro di Karate (cintura nera 7° Dan) fondatore del Csk Lavagna, maieuta di diverse società della zona, promotore e pilastro della Fesik, la Federazione Educativa Sportiva Italiana Karate (attuale vicepresidente), ha appena compiuto un ulteriore salto di qualità. Dall’Italia all’Europa e come traguardo finale il Mondo. Da una settimana è stato accolto nella stanza dei bottoni della nascente associazione mondiale del Karate e delle Arti Marziali, con particolare attenzione agli sport di difesa, la WKMO – World Karate Martial Arts Organisation. Federazioni e Comitati che si muovono fuori dall’orbita del CIO e del Coni. In Italia esiste la FIJLKAM, c’è il rischio di un conflitto istituzionale? “Noi stiamo seguendo un nostro percorso, con metodologie e idee differenti – spiega il neo membro del bureau della WKMO – Riteniamo che ci sia spazio per una associazione come la nostra che mette il Karate e le Arti Marziali propriamente dette al centro, che non le confonde con altre sia pure nobili e rispettabilissime discipline come la Lotta e lo Judo”.
A Montecatini Terme si è tenuto il primo congresso e in sequenza la prima Coppa del Mondo della WKMO. “Nella settimana tra il 18 e il 25 novembre è ufficialmente iniziata l’avventura della WKMO, federazione internazionale di Karate e Arti Marziali che ha le potenzialità numeriche e politiche per attestarsi tra le prime tre organizzazioni al mondo. Onorato di poter affiancare il Maestro Paolo Bolaffio (WKMO President), il Maestro Sean Henke (General Secretary) e i colleghi Mario Campise (dalla Svizzera) e Andrea Lotti in questa nuova sfida senza confini nazionali. Il presidente Bolaffio giustamente si è e ci ha domandato da quanti anni il karate e tutte le arti marziali in genere inseguono un riconoscimento olimpico? Il Judo e il Taekwondo ce l’hanno fatta approfittando del fatto che furono organizzate Olimpiadi nel paese dove sono nati (Giappone e Corea)”.
Il WKMO lavorerà per un cambiamento storico di prospettiva. Il presidente Bolaffio: “Siamo tutti d’accordo sul fatto che tutte le arti marziali sono una pratica positiva per bambini, adulti e anziani. Le regole delle arti marziali, da sempre in linea con la Dichiarazione dei Diritti Umani sanciti dall’ONU, sono una eccezionale guida per un concreto cambiamento, per nuova società più giusta, aperta e completa. È quindi evidente che le arti marziali sono un tesoro dell’umanità. Siamo una fratellanza globale di praticanti delle ‘discipline del rispetto’ come ci piace chiamarla, quindi, siamo interessati solo ad iniziare questo viaggio storico che siamo sicuri sarà positivo. Il nostro mostro è: essere forti per essere utili”.
Margarita è in perfetta sintonia con le linee guida dettate dal presidente. “E non sono il solo. A Montecatini abbiamo accolto dirigenti, maestri ed atleti provenienti da 15 paesi. Siamo forti soprattutto nel Nord America. Va da sé che qualunque movimento con solide radice negli Usa e dintorni abbia ottime prospettive perché quando entrano in gioco gli americani mezzi ed energie si decuplicano. La Coppa del Mondo a Montecatini ha già detto molto, i campionati iridati che sono in preparazione per il 2020 saranno il coronamento di questo processo di costruzione della federazione mondiale”.
Intenzione del maestro lavagnese è di operare perché accanto al Karate ci siano per quella data siano operative anche le sezioni del WKMO riservate al Aikido, Krav Maga e alle arti marziali orientate verso la difesa personale. “È un altro passo in avanti. Si può realizzare anche se bisognerà dedicarvi molto tempo e un impegno totale. Beh mi consolo pensando che sono andato in pensione e potrò seguire il progetto con piena coscienza”. Detto da uno che è famoso per costanza, disponibilità e totale dedizione alla missione, più che una promessa suona come una sentenza.
(d.s.)